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Better Call Saul 6: tutto secondo i piani
Gli interrogativi al termine della 5° stagione di Better Call Saul erano molteplici: che fine farà Kim? Come si concluderanno le sequenze in bianco e nero, chiaramente ambientate post Breaking Bad? Questi i quesiti più importanti, probabilmente, cui la prima parte della stagione non sembra ancora voler dare risposta, lasciando solo pochi indizi e preparando il terreno per una seconda parte in cui tutti i dubbi possono essere svelati.



Rispetto alle stagioni precedenti resta comunque più evidente, sotto diversi aspetti, un forte legame con Breaking Bad, cui ci si sta avvicinando a livello temporale. In tal senso sembra di assistere – anche esplicitamente in alcune sequenze – ad una sorta di dietro le quinte di quel che tutti gli appassionati sanno che accadrà, non tanto a Walter White e Jesse Pinkman, quanto alla famiglia Salamanca e Gus Fring, che assumono sempre più importanza, episodio dopo episodio. Mentre l’ignoto riguarda Kim – cui è dedicato un breve ma incisivo flashback – e il suo rapporto con Saul. E Howard. Di fatto è come se lungo i primi 7 episodi della stagione si fossero seguite due trame parallele (Hamlin vs McGill e Fring vs Salamanca) destinate inevitabilmente a incrociarsi, sebbene sia ancora complesso comprendere fino a che punto. La sceneggiatura, in tal senso, è come sempre impeccabile: niente viene lasciato al caso, ogni episodio riesce a prendersi il suo tempo (anche se non sempre in modo convincente) per raccontare con minuzia la struttura dei piani messi in atto da tutti i protagonisti. Ciascuno di loro ha un piano e gioca secondo le proprie regole a un gioco sporco che mette tutti a rischio, nessuno escluso. Certo, chi appare in Breaking Bad è sicuro di sopravvivere, ma gli altri? Non mancano colpi di scena e rimandi interessanti, sia alle stagioni precedenti che a ciò che avverrà successivamente, ma il tutto viene presentato poco alla volta. Gustato. Dopotutto anche Vince Gilligan ha da sempre dimostrato di avere un piano ben preciso in mente.



A partire da un tocco che rimane inconfondibile, uno stile registico cui gli appassionati sono da sempre abituati e che negli anni ha saputo creare un vero e proprio elemento chiave delle due serie: si parla delle introduzioni degli episodi, veri e propri gioielli ermetici, criptici nel loro mostrarsi lasciando solo piccoli impercettibili indizi, comprensibili solo a episodio terminato. Ne è un esempio chiave l’introduzione del 5 episodio, Nero e blu, ipnotico e incantevole, dove sulle note di In Stiller Nacht viene creata una targa celebrativa di cui solo successivamente si comprenderà il significato. La cura della regia non stupisce (da segnalare l’esordio dietro la macchina da presa di Giancarlo Esposito in Secondi fini, come quello di Rhea Seehorn in Pirata della strada): sequenze più cinematografiche che prettamente televisive e una fotografia curata nei minimi dettagli sono le proprità di chi da sempre ha ricercato eccellenza visiva accanto a un intreccio solido, strutturato e coinvolgente.



Nell’ultimo episodio, Plan and Execution, le trame parallele iniziano lentamente ad avvicinarsi, fino ad incontrarsi in un finale sconvolgente e strepitoso, che è allo stesso tempo culmine di un climax e introduzione per quanto deve ancora avvenire. L’appuntamento è per l’11 luglio, quando andrà in onda il primo dei 6 episodi conclusivi.

Lorenzo Bianchi
Maximal Interjector
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