Castiglione del Cinema, Jasmine Trinca racconta il suo esordio alla regia Marcel!: "Volevo fare pace con un idea di materno molto libero"
30/09/2023
Alle 17.30 di oggi Jasmine Trinca, ospite al Cinema Caporali di Castiglione del Lago per Castiglione del Cinema 2023, ha raccontato il suo mestiere d’attrice e il debutto alla regia con con il film Marcel!, che è stato proiettato al pubblico. Il film, presentato al Festival di Cannes 2022 e largamente autobiografico, racconta di una bambina (Maayane Conti) che brama l'amore di sua madre (Alba Rohrwacher), la quale tuttavia ha occhi solo per il suo cane, Marcel. A causa di un evento imprevisto, madre e figlia sono costrette a partire per un lungo viaggio, capace di farle riavvicinare.

Di seguito il resoconto del dibattito tenuto da Trinca, post-proiezione, con il pubblico di Castiglione del Cinema.
La maternità e il femminile
"Non lo definirei un modello anaffettivo, ma è sicuramente controverso rispetto al modello di modernità che siamo abituati ad assorbire al cinema. Lo spunto è completamente autobiografico, ma il film non ha una cifra di realismo. È la memoria di una bambina e volevo fare pace con l’idea di un materno molto libero: mia madre mi ha lasciato una libertà totale che non era anaffettiva, ci sono arrivata dopo anni di analisi in cui gliele avevo attribuite tutte. Io non sono figlia di artisti, ma mi piaceva l’idea di andare su qualcosa che fosse immanente. Volevo fare una commedia, ma poi mi hanno detto che non lo era, anche se in alcuni punti forse si ride. Anche in Fortunata esploravo questa decostruzione del femminile ideale, non più come da più giovane quando facevo soltanto la fidanzata di qualcuno nei film. Adesso posso scegliere di guardare in un altro modo il femminile e voglio provare a dire che tutto è possibile e tutto è lecito".
L'incontro con Nanni Moretti per La stanza del figlio
"Volevo fare l’archeologa, quando avevo 18 anni Moretti venne nel mio liceo ma io non avevo fatto neanche il corso di teatro. A lui per fortuna piaceva scegliere le cose strane. Mi ha aiutato, io che sono di Testaccio, quartiere romano che un tempo era operaio, girare a Garbatella, quartiere romano raccontato da Nanni nel celebre episodio di Caro diario: mi aiutava a creare un piccolo mondo in cui è racchiuso tutto".
La giovane protagonista Maayane Conti
"È la figlia di miei amici fricchettoni toscani, da attrice sono molto restia coi provini. Con i bambini attori ho un problema enorme, penso che quando diventano professionisti perdono la potenza dell’incoscienza. Mia figlia nel film fa la cattiva, il suo migliore amico fa l'amichetto con l'occhiali. Nel caso di Maayane, è vero che è tutta occhi, ha recitato solo con lo sguardo. Lei è francese, l’ho scelta perché andava in giro con scalza ed era una cosa che mi ricordava molto la mia infanzia".
"Un film sincero"
"Gli attori sono delle creature fragilissime e potentissime, può essere un film non riuscito in alcune parti, ma è sicuramente un film sincero. Io nel finale, che è ovviamente aperto, ho visto una liberazione, mentre la mia analista ci ha visto un suicidio tra le acque, ipotizzando qualcosa di assai sereno. Il cinema è impressionato dall’inconscio, io volevo fare una commedia e vorrei essere una regista di commedia, ma le signore sono uscite provate, per cui non lo so!"
Davide Stanzione

Di seguito il resoconto del dibattito tenuto da Trinca, post-proiezione, con il pubblico di Castiglione del Cinema.
La maternità e il femminile
"Non lo definirei un modello anaffettivo, ma è sicuramente controverso rispetto al modello di modernità che siamo abituati ad assorbire al cinema. Lo spunto è completamente autobiografico, ma il film non ha una cifra di realismo. È la memoria di una bambina e volevo fare pace con l’idea di un materno molto libero: mia madre mi ha lasciato una libertà totale che non era anaffettiva, ci sono arrivata dopo anni di analisi in cui gliele avevo attribuite tutte. Io non sono figlia di artisti, ma mi piaceva l’idea di andare su qualcosa che fosse immanente. Volevo fare una commedia, ma poi mi hanno detto che non lo era, anche se in alcuni punti forse si ride. Anche in Fortunata esploravo questa decostruzione del femminile ideale, non più come da più giovane quando facevo soltanto la fidanzata di qualcuno nei film. Adesso posso scegliere di guardare in un altro modo il femminile e voglio provare a dire che tutto è possibile e tutto è lecito".
L'incontro con Nanni Moretti per La stanza del figlio
"Volevo fare l’archeologa, quando avevo 18 anni Moretti venne nel mio liceo ma io non avevo fatto neanche il corso di teatro. A lui per fortuna piaceva scegliere le cose strane. Mi ha aiutato, io che sono di Testaccio, quartiere romano che un tempo era operaio, girare a Garbatella, quartiere romano raccontato da Nanni nel celebre episodio di Caro diario: mi aiutava a creare un piccolo mondo in cui è racchiuso tutto".
La giovane protagonista Maayane Conti
"È la figlia di miei amici fricchettoni toscani, da attrice sono molto restia coi provini. Con i bambini attori ho un problema enorme, penso che quando diventano professionisti perdono la potenza dell’incoscienza. Mia figlia nel film fa la cattiva, il suo migliore amico fa l'amichetto con l'occhiali. Nel caso di Maayane, è vero che è tutta occhi, ha recitato solo con lo sguardo. Lei è francese, l’ho scelta perché andava in giro con scalza ed era una cosa che mi ricordava molto la mia infanzia".
"Un film sincero"
"Gli attori sono delle creature fragilissime e potentissime, può essere un film non riuscito in alcune parti, ma è sicuramente un film sincero. Io nel finale, che è ovviamente aperto, ho visto una liberazione, mentre la mia analista ci ha visto un suicidio tra le acque, ipotizzando qualcosa di assai sereno. Il cinema è impressionato dall’inconscio, io volevo fare una commedia e vorrei essere una regista di commedia, ma le signore sono uscite provate, per cui non lo so!"
Davide Stanzione