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Come lavora Christopher Nolan

Festeggia oggi 50 anni uno dei registi più chiacchierati del momento: Christopher Nolan. Avendo ormai alle spalle più di vent’anni di carriera, il regista britannico è riuscito a spiccare come uno dei cineasti più talentuosi del nuovo millennio, mettendo spesso d’accordo i gusti di pubblico e critica. Nolan, nelle sue pellicole, è riuscito ad amalgamare alla perfezione un’innata padronanza della tecnica cinematografica con una ricerca ben calibrata dell’elemento spettacolare, andando in questo modo a soddisfare le aspettative anche di un pubblico più mainstream con dei blockbuster di alta qualità. Cerchiamo di conoscere meglio l’uomo che si cela dietro la macchina da presa andando a scoprire manie e caratteristiche delle metodologie di lavoro di Christopher Nolan.




Le opere di Nolan, perennemente in bilico fra autorialità e cinema d’intrattenimento, svelano il forte dualismo all’interno della mente dell’artista: da una parte il regista britannico si dichiara il frutto di tutta quella sperimentazione sul linguaggio audiovisivo che ha visto coinvolti spot commerciali e videoclip musicali, media in cui spesso la frammentarietà della messa in scena è resa attraverso l’uso di cross-cutting che mostrano piani narrativi paralleli (il riferimento a Inception è immediato: il cross-cutting viene sapientemente utilizzato per creare tensione crescente nello spettatore); dall’altra si dimostra più tradizionalista e ancorato a una visione del cinema più classica (durante la lavorazione di Batman Begins l’intento del regista era quello di rendere il film più spettacolare possibile senza però eccedere con la CGI; l’utilizzo del digitale deve sì essere uno strumento in grado di assicurare una continuità qualitativa nella produzione di film, ma non deve diventare uno standard da imporre). L’autorialità di Nolan sta tutta nel compromesso fra le sue due anime: quella mainstream cresciuta con i film di James Bond e Star Wars; e quella più sofisticata e cinefila, amante del cinema d’essai (in questo senso va letta la propensione del regista a girare i suoi film in pellicola). Sempre seguendo questa contrapposizione interna fra le due anime dell’autore è interessante riflettere sul modo in cui Nolan ha analizzato la figura del supereroe: il ruolo che quest’ultimo ricopre all’interno del panorama pop viene messo in parallelo con quello degli eroi della mitologia classica: Batman è un moderno Hercules, entrambi imperfetti proprio perché umani.




Altra caratteristica del cineasta è l'attenzione che rivolge ai dettagli che, inevitabilmente, sfocia in una sorta di mania di controllo: il regista britannico vuole girare personalmente ogni singola scena del film, rifiutandosi di ricorrere a una seconda unità in fase di ripresa. In seguito ad alcune dichiarazioni di Anne Hathaway si era diffusa la voce che il regista vietasse la presenza di sedie e punti ristoro sul set per timore che avessero un impatto negativo sulle performance lavorative; l’indiscrezione venne poi smentita dalla portavoce del regista che precisò come l’assenza di sedie fosse limitata alla postazione videomonitor. Sigarette e smartphone (di cui lo stesso regista si dice sprovvisto) sono invece vietati all’interno del set.




Interessante notare come la produzione di Nolan sia legata a stretto filo con il concetto di paradosso. Il regista, nel pensare la struttura dei suoi film, si ispira al labirinto: luogo che può essere fonte di incongruenze che si ripetono con ciclica ricorsività. Proprio come le incisioni di Escher o i romanzi di Borges (fonti di ispirazione del cineasta), i film di Nolan sono cunicoli in cui coesistono arte e scienza, e noi spettatori non possiamo fare altro che avanzare cercando di trovare una via d’uscita nell’intricata mente del regista.

Simone Manciulli

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