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Mystic River – Le correnti del destino

Sono le torbide acque del fiume Mystic il protagonista invisibile di una delle pellicole più memorabili di Clint Eastwood: Mystic River (2003). Come uno spettro, invisibile allo sguardo ma di cui si percepisce continuamente la presenza, lo specchio del fiume che attraversa la città di Boston riflette i segreti e gli orrori di un’America incapace di essere all’altezza del suo stesso sogno.




In tanti considerano Eastwood un regista neoclassico e anche in questo dramma poliziesco l’autore statunitense dimostra di saper magistralmente affondare le radici nella tradizione, rifacendosi ai grandi classici del cinema, ma al contempo donandoci il suo personale sguardo sul mondo: uno sguardo spesso glaciale e disilluso, ma anche profondamente umano. Le correnti del Mystic sembrano traghettare le vite dei tre giovani adolescenti (Jimmy, Sean e Dave, i nostri protagonisti) verso un atroce, quanto ineluttabile, destino: è Dave a subire gli orrori peggiori (scelta simbolica e anticipatoria della tragedia il fatto che soltanto Jimmy e Sean riescano a scrivere il loro nome sul cemento fresco, mentre quello di Dave risulti incompleto, quasi a simboleggiare l’imminente squarcio della sua anima) ma al contempo, a essere segnate da quel crimine saranno le vite di tutti e tre i ragazzi.


«A volte penso che... penso che ci siamo saliti tutti e tre insieme in quella macchina. E tutto questo è solo un sogno».



Le impure acque del fiume nascondono i peccati e i crimini di uomini ormai abituati a celare la propria ferina natura sotto le patinate vesti della società. La coscienza umana ondeggia, in balia delle correnti, arrivando a rendere sempre più fosco e indistinguibile il confine fra giusto e sbagliato, fra bene e male. Dave è un uomo irrimediabilmente incrinato nelle profondità del suo spirito: i mostri (i lupi mannari e i vampiri) hanno contaminato il suo Io, condannandolo a dover perennemente lottare per soffocare quegli ululati che sente crescere dentro di sé a ogni notte di luna piena. Con la perdita dell’innocenza si sprofonda in gelide acque capaci di oscurare anche il più tenue lucore.


«Un bambino sfuggito ai lupi. Un animale notturno, invisibile, silenzioso che vive in un mondo inaccessibile agli altri. Un mondo di lucciole rivelato soltanto da un chiarore appena percepito... già svanito al momento in cui ti concentri per guardarlo».



Sul finale del film le acque del Mystic assumono le sembianze di una parata: il giorno di festa e le ricorrenze sociali sembrano ancora una volta riuscire a nascondere gli orrori che si celano sotto la superficie dell’apparenza; la moglie di Dave è spaesata e abbandonata al suo destino, in balia delle “correnti”. Lo spettatore, ancora attonito per il dramma a cui ha assistito, non è però l’unico a non lasciarsi ingannare da questi abbacinanti riflessi di normalità: è infatti uno sguardo consapevole, quello che Sean e Jimmy si scambiano dalle due “sponde de fiume”.


Simone Manciulli

Maximal Interjector
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