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Morricone, Leone e Tarantino: il triello di tre fuoriclasse

Il 6 luglio 2020 la notizia della scomparsa di Ennio Morricone sconvolgeva gli animi di miriadi di appassionati sia di musica che di cinema, essendo la carriera del geniale compositore romano legata a doppio filo alla Settima arte. Ci ha lasciati una vera e propria eccellenza italiana, e il Bel paese non può che commuoversi ripensando alle splendide composizioni che il maestro ci ha regalato. È forse questo un modo per colmare il vuoto che la morte di Morricone ha lasciato: la consapevolezza di poter ancora attingere a quei ricordi e a quelle emozioni di cui la sua musica si è fatta portatrice. Nell’omaggiare la carriera del compositore romano vogliamo andare ad approfondire il suo rapporto con due registi in particolare.

Il primo, ovviamente, non poteva che essere Sergio Leone. I due si erano conosciuti in terza elementare per poi perdersi di vista per molti anni (il regista infatti cambiò scuola dopo quell’anno). Le svolte del destino alcune volte possono essere imprevedibili: chi avrebbe mai detto che quei due ragazzini si sarebbero ritrovati a lavorare fianco a fianco con la speranza di lasciare un segno nella storia del cinema? Con il senno di poi possiamo eufemisticamente affermare che le cose siano andate abbastanza bene per entrambi. L’affiatamento fra i due fu immediato e il fuoco sopito della passata amicizia fu investito da un vigoroso soffio vitale, dando vita a quella che sarebbe diventata una grande amicizia. Un curioso aneddoto che aprì la loro collaborazione riguarda Per un pugno di dollari: all’epoca il western italiano non era visto di buon occhio e si cercava in tutti i modi di rendere il film il più internazionale possibile, fu così che Leone, Morricone e Volonté si firmarono con degli pseudonimi diventando rispettivamente: Bob Robertson (in onore del padre Vincenzo: in arte Roberto Roberti); Dan Savio; John Wells.


Nel documentario C’era una volta Sergio Leone, di Howard Hill, Morricone spiega di come il suo passato nella musica d’avanguardia e sperimentale abbia inevitabilmente influenzato il suo modo di approcciarsi alla composizione di musica per il cinema. Nella fattispecie, la musica d’avanguardia e sperimentale lavora con suoni extramusicali, nel tentativo di recuperare suoni come campane, animali, fruste, incudini o fischi e riproporli in musica. Da questa ricerca del compositore ritroviamo tutto ciò che sarebbe stato poi il marchio distintivo della coppia Leone-Morricone.

Il segreto dell’accoppiata vincente Leone-Morricone stava proprio nel fatto che entrambi ritenevano la carica evocativa della musica in grado di trasmettere sensazioni e sentimenti con maggior efficacia rispetto alle parole (Leone stesso era molto legato al cinema muto per via del padre). È interessante notare come spesso a dirigere fosse proprio la musica del maestro Morricone; in un cortocircuito di ruoli, il regista si ritrovava a farsi guidare dalle musiche precedentemente composte da Morricone: è il caso della famosa scena in cui Jill (Claudia Cardinale) arriva alla stazione in C’era una volta il West, la musica che ispira il cinema.


Sergio ed Ennio hanno avuto la possibilità di raccontare l’America e le sue promesse (spesso disilluse), filtrandole con lo sguardo di due romani che fin da piccoli si sono nutriti del sogno americano al cinematografo. Morricone dovette aspettare il 2007 per ricevere la più ambita statuetta di Hollywood. In occasione della vittoria dell’Oscar alla carriera, il tempo sembrò tornare indietro di 40 anni, poiché a consegnare l’ambita statuetta fu Clint Eastwood, l’attore dal volto granitico e dallo sguardo di ghiaccio che diede un volto al sodalizio artistico tra Leone e Morricone. Il compositore romano definì il premio appena ricevuto come un punto di partenza (e non di arrivo), un’occasione per continuare a migliorare la propria estetica e ulteriore stimolo a mettere il proprio genio al servizio del cinema.


Il secondo regista che vogliamo menzionare è Quentin Tarantino. Grandissimo cinefilo e amante degli spaghetti western, il regista di Knoxville ha sempre speso parole al miele sia per Leone che per Morricone. Dopo anni di corteggiamenti la collaborazione che tutti noi stavamo aspettando si è infine concretizzata con The Hateful Eight (2015), film che è valso al compositore romano il primo Premio Oscar. Negli ultimi anni si sono rincorse alcune dichiarazioni, prontamente smentite dallo stesso Morricone, riguardanti presunti attriti fra i due artisti. Nell’autobiografia Ennio, un maestro. Conversazione il compositore romano torna a parlare della sua collaborazione con Quentin, lanciando una critica non troppo velata verso il modo in cui il regista seleziona le colonne sonore dei propri film: «È ovvio che se prendi un pezzo da un film, un pezzo da un altro, un pezzo da un altro ancora, una coerenza musicale non l’avrai mai». Giudizio insindacabile di un grande maestro della musica in cui salta subito all’occhio la dicotomia fra due metodi lavorativi diametralmente opposti. Se pensiamo però a ciò che ha reso grande e unico il cinema di Tarantino, uno stile estremamente rivoluzionario di intendere la corrente postmoderna, diventa immediato capire anche le ragioni che muovono il pensiero del regista, estremamente più orientato verso un’ottica di contaminazione fra generi e stili.



In attesa di rivivere le grandi musiche di Morricone in sala con l'attesissimo documentario Ennio di Giuseppe Tornatore, vogliamo lasciarvi con un video tributo a un grande maestro, le cui musiche continuano ad arricchire lo spartito della nostra vita.



Simone Manciulli
Maximal Interjector
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