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FESCAAAL 31 – Il racconto della seconda giornata: quattro film prodotti in Italia per ragionare sul nostro Paese attraverso le altre culture
La seconda giornata del FESCAAAL 31 si aperta con la proiezione di quattro film (tre corti e un medio) prodotti in Italia, i quali ragionano sul nostro Paese o, in alternativa, che mostrano lo sguardo dei nostri autori nei confronti di altre nazioni. È stato anche il turno di due eventi strettamente collegati: la tavola rotonda della sezione Africa Talks ha fatto da preludio alla proiezione di Système K di Renaud Barret.

CONCORSO EXTR’A

La sezione competitiva collaterale è inaugurata da Princesa (2021) di Stefania Muresu, silenzioso mediometraggio che narra la storia di “Princesa”, giovane ragazza nigeriana arrivata in Sardegna tramite la tratta degli esseri umani. L’uso di materiali audiovisivi eterogenei (provenienti dall’Istituto Luce, dalla Cineteca di Bologna o da archivi privati nigeriani) e la mescolanza di diversi formati cinematografici (super 8, 8 e 16 millimetri) si adattano perfettamente al mondo interiore della protagonista, scisso tra la paura derivata dalla maledizione di cui è vittima e la ricerca della redenzione. L’arrivo in Sardegna, terra in cui persiste un sincretismo tra le credenze di un animismo primitivo, i culti cristiani e quelli recenti della chiesa evangelica nigeriana, renderà ancor più tribolata la sua vita.

Altro film che tratta il tema della multiculturalità in Italia è il successivo corto di Nour Gharbi, La pecora (2021). Attraverso gli occhi di Amira, bimba marocchina in Italia, vessata ed emarginata dagli altri bambini a causa di una vistosa macchia sul volto, emergono tutte le differenze culturali e religiose presenti in Italia. La felicità raggiunta dall’improbabile amicizia con una pecora è altresì destinata a finire. I toni della favola e l’ironia messe in mostra dal regista contribuiscono ad aumentare la risonanza metaforica del film.


Con Oltre la foresta (2022), Jacopo Marzi si è spinto fino in Benin per far conoscere la storia di Hortence, la quale, avendo avuto tre nascite gemellari, secondo la tradizione vudù molto diffusa nel suo Paese, viene considerata una divinità.  Quattro gemelli sono morti, ma sono considerati immortali e vivono sotto forma di statue; due sono rimasti in vita, considerati perfetti e sacri come la madre che li ha concepiti. Non nuovo a viaggi al di fuori dell’Italia, il regista milanese, trova in Hortence una figura capace di canalizzare l’interesse dello spettatore per trasportarlo alla scoperta di nuove culture.

Altro esempio della difficile integrazione culturale in Italia è Il turno (2021) di Chiara Marotta e Loris Giuseppe Nese. I pluripremiati registi italiani (ormai habitué dei più importanti festival mondiali) raccontano del rapporto di due ragazze, una italiana e una di origine nigeriana, con l’anziana signora che, a turni alterni, assistono. Mentre una è attenta, partecipe delle sofferenze della malata, l’altra è invece insofferente e distratta. A partire dall’osservazione spontanea di situazioni frequenti del nostro quotidiano come l’assistenza ad un’anziana molto malata, i due registi sono riusciti ad analizzare, solo con pochi gesti e sguardi, il rapporto tra le due ragazze, le quali, nel breve momento in cui si incontrano al cambio del turno, mostrano la propria ostilità reciproca.

AFRICA TALKS

A chiudere la giornata è la proiezione di Système K (2019) di Renaud Barrett. Il film, scelto per seguire la precedente discussione sul futuro delle industrie culturali in Africa, si lega perfettamente al tema in quanto riflette sulla vita degli artisti che popolano Kinshasa. Dal lavoro di Freddy Tsimba, le cui opere hanno già ottenuto riconoscimenti internazionali, a Géraldine Tobe che dipinge usando il fumo, passando per Béni Baras che vive da senzatetto, il duo Flory - Junior, Yas, Majestik, Strombo o il gruppo Kokoko! (che ha anche composto la musica del film), emerge tutta l’eccezionalità e vitalità della nuova generazione di artisti della capitale del Congo. Essi creano direttamente sulle strade della loro città, riutilizzando oggetti di consumo di massa che non possono permettersi o utilizzando i propri corpi come canali diretti della loro espressione. L’arte si fa portavoce dell’urgenza principale dei cittadini, la sopravvivenza.


I FILM DELLA DOMENICA

Ad attendere i spettatori milanesi (e tutti quelli connessi su MYmovies.it) nella giornata di domenica sono le proiezioni di due film che segnano la riapertura del Cinema Arlecchino (gestito dalla Cineteca Milano): La guerra che verrà di Marco Pasquini che mostra la vita al fronte di una guerra che sembra non dover finire mai e il frenetico documentario Revolution of Our Times di Kiwi Chow, il quale si concentra sulle persone in prima linea durante le manifestazioni nelle strade di Hong Kong tra il 2019 e il 2021.

A cura di Enrico Nicolosi
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