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10 titoli da vedere per la festa della mamma

Da Xavier Dolan a Greta Gerwig: sono diversi i registi che nella loro filmografia hanno dedicato un’opera al rapporto madre/figli e la festa della mamma è l’occasione migliore per ricordarli, in rigoroso ordine cronologico! 

1) Tutto accadde un venerdì (Gary Nelson, 1976)

L'idea di fondo è comunque divertente, le due interpreti principali – Barbara Harris e una giovanissima Jodie Foster, che nello stesso anno è presente in Taxi Driver di Martin Scorsese – sono a loro agio nella parte. L'accelerata sul finale è apprezzabile, a conclusione di una classica (e a tratti stucchevole) commedia in cui il problema (ossia lo scambio di personalità) è occasione per riallacciare i rapporti, comprendersi e legare ancor di più la famiglia: quest'ultimo è da sempre uno dei punti cardine della produzione disneyana.

2) Voglia di tenerezza (James L. Brooks, 1983)


La scena, però, è dominata dalle figure femminili: Shirley MacLaine e Debra Winger offrono alla narrazione due interpretazioni antitetiche e complementari, in grado di sprigionare enfasi anche dalla situazione più banale e semplice. Esaltato da un cast memorabile, Voglia di tenerezza scalda il cuore con la forza della spontaneità dei sentimenti, anche se è ben visibile un'intenzione furbetta nello spingere forzatamente il pedale della commozione facile (soprattutto nella parte finale).

3) Sirene (Richard Benjamin, 1990)


Il regista Richard Benjamin punta in alto, tentando una fusione tra il registro comico e quello drammatico (che non funziona) e accennando al parallelismo tra un paese allo sbando (l'assassinio del presidente John Kennedy) e una situazione familiare travagliata. Ma le ambizioni restano sulla carta: il risultato è un film piatto e banalotto, ravvivato solo dall'interpretazione di Cher (che sui titoli di coda si esibisce nella cover di The Shoop Shoop Song (It's in His Kiss)


4) Piccole donne (Gillian Armstrong, 1994)


La regista Gillian Armstrong trasporta sullo schermo una delle storie femminili per eccellenza con l'aiuto della sceneggiatrice Robin Swicord, che ha asciugato il testo di partenza senza trascurare l'attenzione ai valori morali ed etici che hanno reso celebre la storia delle quattro piccole donne. Trasposizione senza grande infamia e senza grande lode, è inficiata da numerosi stereotipi, nonché da un femminismo di fondo che arriva quasi a denigrare i personaggi maschili. La pellicola, tuttavia, risulta piuttosto godibile e scorrevole.

5) Kill Bill – Volume 2 (Quentin Tarantino, 2004)



Il primo capitolo di Kill Bill si era concluso con una scoperta scioccante da parte degli spettatori: la figlia della Sposa (Uma Thurman) è ancora viva. Il secondo film assume quindi i connotati di una rincorsa verso Bill, ma inconsapevolmente anche verso una figlia mai conosciuta da abbracciare dopo averla creduta persa.

6) Juno (Jason Reitman, 2007)


Reitman dirige un film sceneggiato dall'esordiente prodigio Diablo Cody, il cui merito è quello di raccontare il complesso percorso di una minorenne incinta con tono, allo stesso tempo, provocatorio e delicato. Una curiosa commedia (più profonda di quanto possa sembrare a prima vista) che colpisce il pubblico al punto da diventare immediatamente campione d'incassi. Grande merito va a Ellen Page, nominata all'Oscar, capace di un'interpretazione convincente nei panni della poco femminile adolescente scanzonata: personaggio centrale da cui nasce una riflessione sull'amore, sul sesso, sulla maternità e più in generale sulla società americana del nuovo millennio.

7) Mamma mia! (Phyllida Lloyd, 2008)


Un'opera che brilla di luce riflessa, sorretta dalla colonna sonora evergreen, basata sui più grandi successi degli ABBA, e dalla notevole performance di una radiosa Meryl Streep, che con ogni sua mossa riempie la scena, esibendosi instancabilmente in prove di canto e ballo. Poco altro, comunque, dietro alle note trascinanti e ai lustrini di una confezione impeccabile (coloratissima e scintillante la fotografia di Haris Zambarloukos).

8) Ribelle - The Brave (Mark Andrews, Brenda Chapman, 2012)


Merida è tutt'altro che perfettina nei modi e nell'aspetto, più portata all'azione che alla vita di corte e totalmente disinteressata a trovare il “principe azzurro”. Anche per questo, il film è originale e sorprendente, tanto dal versante narrativo quanto da quello visivo: è una favola d'altri tempi che sfrutta però le più innovative intuizioni della computer grafica per rappresentare i paesaggi mozzafiato e l’indomita criniera rossa della protagonista, un lavoro di precisione dai risultati sorprendenti. Ben caratterizzati i personaggi di contorno: in particolare, colpisce il rapporto tra la protagonista e sua madre Elinor, i cui vivaci battibecchi sono uno dei principali valori aggiunti dell'intero progetto.

9) Mommy (Xavier Dolan, 2014)


«Non esiste che una madre possa smettere di amare il proprio figlio». Scritto, diretto e montato dall'enfant prodige Xavier Dolan, regista canadese classe 1989 al suo quinto lungometraggio, Mommy rappresenta la definitiva maturazione di un autore che, dimostrando un'invidiabile coerenza tematica, è riuscito con questa opera a comporre un ritratto sulla fragilità, le contraddizioni e l'insostenibile carico di viscerali emozioni che intercorrono nel rapporto umano più complesso a cui si possa fare riferimento, ovvero quello tra madre e figlio. Sentimenti speculari, a volte stridenti, ma sempre autentici.

10) Lady Bird (Greta Gerwig, 2017)

La mamma vorrebbe tenerla vicino a casa, tenerla lontana dalla East Coast, e in questa conflittualità c’è molta della dolente vitalità del film, della tridimensionalità e della profondità con cui affronta, attraverso un’ottima scrittura, i rapporti familiari e le relazioni sociali, i desideri frustrati di chi cresce e le preoccupazioni incancrenite di chi invecchia. Più che un catalogo di situazioni adolescenziali, è un film sulla goffaggine, buffa e stridula, con cui in quell'età si provvede a costruire a tavolino la propria identità, con una violenza verso se stessi spesso eccessiva, ma anche un esordio che ha già l’incedere giusto e il passo fermo di una maturità voluta e cercata, faticosamente e dolorosamente conquistata.

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