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Harry Potter e il calice di fuoco: 10 curiosità sul film di Mike Newell
La maratona di Harry Potter su Canale 5 prosegue questa sera con il quarto capitolo della saga di J.K. Rowling: Harry Potter e il calice di fuoco. Di seguito 10 curiosità sul film, che da sempre divide i fan tra chi lo considera tra i più belli e chi, invece, avrebbe preferito non averlo mai visto.

1. Mike Newell alla regia



Dopo diversi tentativi, finalmente un regista britannico: Mike Newell. Il suo nome era il primo della lista già per Harry Potter e la pietra filosofale, ma impegni pregressi hanno impedito gli accordi con la casa di produzione. La differenza con l’opera e lo stile di Alfonso Cuarón è evidente, meno tetro e più coreografico, e gli attori ricordano con piacere l’esperienza vissuta sul set. In particolare è Rupert Grint che lo ha definito «alla mano, nonostante fosse pazzo come un cavallo». Un esempio? Nella scena in cui Fred e George Weasley falliscono il loro piano con la Pozione Invecchiante, i due litigano: Newell si è azzuffato con uno di loro («non ricordo bene chi, non sapevo distinguerli») per mostrare come sarebbe dovuta essere la scena. Era Oliver Phelps, e la “finta zuffa” finì con una costola incrinata.

2. La prima sequenza a casa Riddle



Se è vero che il film è complessivamente meno tetro del precedente, non si può dire lo stesso della sequenza di apertura e delle battute conclusive. L’incipit avviene a casa Riddle, dove il giovane Tom ha passato i primi anni della sua vita. Il custode si accorge che nel maniero le luci sono accese e va a controllare, in un crescendo di tensione e oscurità che lo porta, pian piano, a salire le scale, dove trova Codaliscia a colloquio con una creatura nascosta dietro la porta. Di Voldemort si sente solo la voce, mentre l’openin scene è l’occasione per l’ingresso in scena di un personaggio fondamentale, Nagini, e di Bart Crouch Jr., interpretato da David Tennant.

3.  La coppa del mondo di Quidditch e la passaporta

 
Harry e la famiglia Weasley sono stati invitati ad assistere alla finale di coppa del mondo di Quidditch. Per arrivarci, useranno uno stivale di Amos Diggory, introducendo le passaporte, ossia gli oggetti di uso comune capaci di teletrasportare chi li tocca da un luogo un altro: tanto stupefacenti quanto fatali, in questo film .A spiccare sono le presentazioni coreografiche delle due squadre, Irlanda e Bulgaria, caratterizzate da colori, fuochi d’artificio e stili differenti: il Leprecano è un valore aggiunto, in questo senso. Manca del tutto, rispetto al libro, la scommessa di Fred e George: 37 Galeoni, 15 zellini e 3 falci che vincerà l’Irlanda ma che Krum prenderà il boccino. Krum indossa la divisa numero 7, cifra simbolica che compare diverse volte nella saga, letteraria e non: 7 libri, 7 Horcrux, 7 il numero di maglia di Harry Potter a quidditch. Quanti sono i giocatori in campo per ogni squadra?

4. I mangiamorte mostrati come KKK e il marchio nero

 
La dimensione del male si fa sempre più presente man mano che si procede con i film della saga. In questo caso, dopo la prima sequenza di cui abbiamo già parlato, è interessante notare ciò che accade dopo la finale del torneo. Rumori ed esplosioni interrompono il clima di festa e nell’oscurità compaiono degli uomini incappucciati, che marciano con in mano delle torce: il richiamo al KKK è più che evidente. Inoltre compare per la prima volta il Marchio Nero, verde, nel cielo: la sua origine si introduce nella tradizione cinquecentesca del marchio del diavolo, un segno che, secondo le credenze popolari, il demonio imprimeva sui suoi fedeli usando uno zoccolo. Voldemort lo fa con la sua bacchetta, tatuandolo sull’avanbraccio dei suoi servi.

5. L’arrivo a Hogwarts di Durmstrang e BeauxBatons

 

Le coreografie e la musicalità nel film di Newell proseguono con l’arrivo a Hogwarts delle altre scuole di magia, Durmstrang e BeauxBatons: dalle acque con i vascelli i primi, leggiadre con le carrozze le seconde. Silente annuncia agli studenti che sarà l’anno del Torneo Tremaghi a Hogwarts e che per questo il Quidditch è sospeso: danzando, fanno il loro ingresso nella sala grande i maghi delle due scuole, e naturalmente lo stile è differente, con contrapposizione tra la durezza delle percussioni degli allievi di Igor Karkaroff e una leggerezza quasi floreale delle streghe di Madame Maxime.

6. Le maledizioni senza perdono

 
Tra le sequenze più interessanti, spicca sicuramente la lezione di Difesa contro le Arti Oscure del professor Alastor “Malocchio” Moody sulle Maledizioni senza perdono: Imperius, fatta spiegare da Ron per i problemi che suo padre ha avuto con diversi dipendenti del Ministero della Magia, Crucio, spiegata da Neville Paciock perché i suoi genitori ne sono stati vittima e Avada Kedavra, che Moody esegue di fronte allo sguardo impietrito di Harry. Il sadismo di Barty Crouch in una sequenza simbolica e significativa. Piccola curiosità: l’occhio finto era un guscio circondato da un sostegno di ottone con all’interno un magnete che daceva roteare la pupilla tramite una serie di radiocontrolli, ma «a volte l’occhio colpiva il lato della cornice d’ottone, il contatto magnetico si interrompeva e l’occhio saltava fuori».

7. Il torneo Tremaghi

 
L’evento motore di tutta la trama, un evento cui Harry partecipa suo malgrado, senza volerlo, e attirando su di sé le ire e l’invidia di tutta la scuola, suoi amici compresi. Le differenze tra libro e film sono molte, ma più interessanti sono state le scelte fatte in sede di realizzazione. Per realizzare l’ungaro spinato, ad esempio, è stata presa e modificata la struttura del basilisco di Harry Potter e la camera dei segreti. Per la seconda prova, Ron, Hermione, Cho e Gabrielle sono degli animatroni che ogni tanto compiono movimenti per simulare il sonno subacqueo, in una ripresa effettuata con camere d’immersione d’aria pura e un binario per la macchina da presa, in modo che gli attori potessero comunicare con il regista e la troupe. Il labirinto della prova finale ci porta invece ai riferimenti horror del film di Cuarón: non è forse un rimando a Shining di Stanley Kubrick?

8. David Tennant e Robert Pattinson



L’attore britannico scelto per interpretare Barty Crouch Junior è uno dei personaggi introdotti in questo nuovo capitolo. Tennant, celebre per esser stato protagonista in Doctor Who e per aver interpretato Killgrave in Jessica Jones, è uno dei valori aggiunti dell’opera, mostrando doti recitative ottime nelle poche sequenze in cui non ha ingerito la pozione polisucco che gli ha permesso di rimanere a Hogwarts indisturbato. Per Cedric Diggory la scelta cadde su Robert Pattinson, al suo esordio sul grande schermo prima di raggiungere la fama mondiale con Twilight

9. L’ingresso di Ralph Fiennes
 

Chi potrebbe interpretare Lord Voldemort? Al momento della scelta, Ralph Fiennes non era molto convinto, ma l’insistenza delle sue nipoti hanno fatto cambiae idea all’attore, convinto definitivamente dopo aver visto il concept di Vodemort. «Volevo che fosse profondamente umano nella sua mavagità, non soltanto un’astrazione del male. Una malvagità che provenisse dall’infelicità, dalla frustrazione e dalla paura. È un bambino rifiutato e questo può essere fonte di profondo odio, rabbia e gelosia. Nel romanzo si parla di come l’idea stessa di amore lo disgustasse. Non puoi fare a meno di pensare che sia qualcosa di cui si sia sentito dolorosamente privato e che lo senta come un nemico da disprezzare e distruggere». Fiennes è comunque entrato perfettamente nella parte, aiutando anche gli attori più giovani: ha raccontato infatti che durante la scena in cui Harry è intrappolato nella statua, anche lui continuava ad urlargli addosso per tirare fuori il meglio dalla prova di Radcliffe.

10.  Lord Voldemort



Sono molti i fan poco convinti dalla resa visiva di Voldemort, immaginato differente dalle pagine del libro. Innannzitutto, gli occhi vengono descritti rossi, ma la decisione di lasciare quelli di Fiennes è stata presa perché altrimenti avrebbero «attirato l’attenzione del pubblico più del vuoto emotivo che c’è dietro». La scelta del bianco e dell’assenza del naso è stata fatta nell’ottica di rappresentare Voldemort come l’incontro tra uno scheletro, un cadavere e un rettile, e per farlo è stato necessario aerografare su un manichino, copiare poi la resa su carta per farne tatuaggi trasferibili per ricoprire l’intera testa di Fiennes.
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