Il cinema di Pedro Almodóvar: le vostre analisi!
26/10/2021
Durante il workshop dedicato al cinema di Pedro Almodóvar, abbiamo proposto ai partecipanti di scrivere una loro analisi su un elemento emblematico del cinema di questo maestro assoluto del melodramma contemporaneo: ecco il lavoro che ha meritato la pubblicazione!

COME MUCCHE SENZA CAMPANACCIO: «IL FIORE DEL MIO SEGRETO» E IL FILO ROSSO CHE LO PORTA A «VOLVER»
di Martina Cossia Castiglioni

Pedro Almodóvar è da sempre l’autore della sceneggiatura dei suoi film e per lui la scrittura è molto importante. Ci piace immaginare la scrivania del suo computer come quella di Salvador Mallo in una delle sequenze di Dolor y gloria: piena di file con racconti, soggetti da sviluppare, forse anche di progetti mai realizzati. 
Accade talvolta con Almodóvar che la traccia di un copione mai girato si presenti in forma nuova in un film, o che temi centrali di una pellicola tornino in quelle successive, creando una sorta di dialogo, un filo sottile che le lega le une alle altre.
Succede anche con Il fiore del mio segreto (1995), raffinato melodramma interpretato splendidamente da Marisa Paredes nel ruolo di Leo, una scrittrice che sta vivendo una crisi professionale e soprattutto personale.
Il film si apre con una scena che si rivelerà poi una finzione: due medici cercano di spiegare a una donna che il figlio è cerebralmente morto, e vorrebbero convincerla a donarne gli organi. In realtà si tratta di una simulazione per i partecipanti a un convegno sulla donazione e la donna è Manuela, un’infermiera professionista che si presta a recitare in queste dimostrazioni. 
Il personaggio di Manuela (l’attrice Kiti Manver), del tutto secondario, diventerà, interpretato da Cecilia Roth, la protagonista di Tutto su mia madre. Qui, in una scena molto simile a quella de Il fiore del mio segreto, l’infermiera parteciperà a una drammatizzazione per il Centro Trapianti sotto lo sguardo del figlio Esteban, che sta scrivendo un racconto su di lei. 
Ma il film che ha più forti legami con Il fiore del mio segreto è Volver (2006).
Leo non vuole più scrivere romanzi rosa (che ha pubblicato con lo pseudonimo di Amanda Gris), perché troppo lontani dalla vita reale, ma la sua editrice le ricorda i termini del suo contratto e la rimprovera per aver osato proporre la storia «di una madre che scopre che la figlia ha ammazzato il padre dopo che lui ha tentato di stuprarla. E affinché nessuno la scopra, la donna lo iberna nella cella frigorifera del ristorante di un vicino». Raccontata così, la trama del romanzo La cámara frigorífica potrebbe sembrare la sinossi di un film dell’Almodóvar prima maniera, quello più grottesco e surreale (e chissà che il soggetto non fosse davvero un suo possibile progetto). Eppure in Volver la stessa traccia narrativa si trasforma in uno dei momenti più drammatici della pellicola. Raimunda (Penelope Cruz), come la protagonista del manoscritto di Leo, farebbe qualunque cosa per proteggere la figlia, e dopo aver ripulito dal sangue la cucina, nasconde il cadavere del marito nella cella frigorifera del ristorante del vicino Emilio, che le aveva affidato le chiavi.
Ne Il fiore del mio segreto c’è un tema importante, fino a quel momento soltanto sfiorato nel cinema di Almodóvar, che qui diventa centrale e che ritroveremo in Volver: quello del ritorno al paese. Dopo la fine del suo matrimonio, Leo tenterà il suicidio, ma la voce della madre nella segreteria telefonica le salverà la vita. E con la madre, nel cui ruolo recita Chus Lampreave, la scrittrice torna al paese d’origine per recuperare le forze. In Cosa ho fatto per meritare questo? il tema della ruralità era appena accennato, incarnato dalla figura della nonna, forse non a caso anche lei interpretata da Chus Lampreave, che sarà poi la zia Paula in Volver. Il personaggio de Il fiore del mio segreto, come ha dichiarato lo stesso regista, è ispirato alla madre di Almodóvar, così come molte battute della sceneggiatura. Di fronte alla sofferenza della figlia, la madre di Leo le dice che è come un mucca senza campanaccio (Como vaca sin cencerro era uno dei titoli possibili per il film): perduta, disorientata, senza una meta.
«Quando noi donne perdiamo il marito, o perché è morto o perché se n’è andato con un’altra, che in pratica è lo stesso» dice la madre «allora dobbiamo tornare nel posto dove siamo nate. Visitare l’eremo del santo, prendere il fresco con le vicine…»
Per ritrovare sé stessa, Leo deve dunque tornare alle origini, nel luogo in cui è nata e dove ha iniziato a lottare per la sua vita sin da piccina. Per lei la famiglia è un rifugio, e il vicinato in paese è un prolungamento della famiglia. Bellissima la scena in cui Leo siede con le vicine che ricamano al tombolo e intonano la canzone «Soy de Almagro». E ad Almagro viene girato anche Volver. Nel mondo rurale le donne sembrano essere al centro della vita della comunità, e la sequenza de Il fiore del mio segreto si collega idealmente alla carrellata inziale di Volver, con le vedove del villaggio che tengono pulite le tombe dei loro defunti, ma anche alla veglia funebre per la zia Paula (e come non pensare alla scena di Dolor y gloria  con le donne che al fiume cantano «A tu vera»?).
Mentre per Leo il paese è un rifugio, una salvezza, per Raimunda tornarvi significa anche dover fare i conti con un passato doloroso, che ha segnato la sua vita e l’ha allontanata dalla madre.
C’è poi il tema della solidarietà, che in Almodóvar è soprattutto quella femminile. Leo trova conforto nella madre e nella sorella Rosa ed è protetta da Blanca, la sua domestica, mentre la sua migliore amica Becky l’ha tradita diventando l’amante del marito. C’è poi Angel, che la sostiene e la aiuterà a dare una svolta alla sua carriera di scrittrice.  In Volver, oltre alla famiglia, a mostrare solidarietà a Raimunda sono le vicine; non quelle di Almagro, che hanno invece cercato di impadronirsi degli averi di zia Paula, ma le vicine del quartiere di periferia dove la donna abita. Aiuteranno Raimunda con il ristorante, e una di loro persino a seppellire il cadavere di Paco. Una solidarietà che nasce tra donne che hanno le stesse difficoltà, che devono lavorare duramente, lottare per tirare avanti.
Con La Flor de mi secreto e Volver, Pedro Almodóvar ha intrapreso un percorso alla ricerca di sé stesso e delle proprie radici (che proseguirà con Dolor y gloria) regalandoci due dei suoi film più belli.

 

 





 

 





 

 

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