«Who you gonna call?»: addio Ivan Reitman, padre della commedia anni '80 e '90
14/02/2022
Se si pensa alla commedia americana a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80, sono due i nomi principali che vengono subito in mente: John Landis e Ivan Reitman. Due personalità legate, non solo dallo stile registico, ma anche professionalmente: Reitman è infatti produttore di Animal House, il film che darà la svolta alla sua carriera. È il 1978 e la sua filmografia fino a quel momento si limita allo splatter Cannibal Girls: conoscere Harold Ramis e Bill Murray, rispettivamente sceneggiatore e protagonista di Polpette (1979) sarà il primo tassello verso quello che è a tutti gli effetti il suo film più celebre, divenuto presto un cult. Il tassello mancante ha un nome, si chiama Dan Aykroyd, ed è proprio con lui e Ramis che all’inizio degli anni ’80 nasce l’idea della realizzazione di Ghostbusters.
«Ray, se qualcuno ti chiede se sei un dio, tu gli devi dire sì!»
All’epoca, Dan Aykroyd e Reitman stavano lavorando ad un adattamento di Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams, ma è l’incontro con Harold Ramis a risultare decisivo: dopo Stripes – Un plotone di svitati, Reitman richiede il suo supporto come sceneggiatore, con il desiderio di affidargli un ruolo tra i protagonisti, l’acchiappafantasmi Egon Spengler. A completare il cast lo stesso Aykroyd (Raymond Stantz), Bill Murray (Peter Venkman) ed Ernie Hudson (Winston Zeddemore), oltre a Sigourney Weaver (la cui voce da indemoniata è doppiata dallo stesso regista). Il ruolo di Ernie Hudson nelle intenzioni doveva essere ricoperto da Eddie Murphy, che avrebbe accettato se non fosse già stato impegnato sul set di Beverly Hills Cop. Inoltre, in origine Aykroyd avrebbe desiderato far indossare gli zaini protonici ai Blues Brothers, ma la prematura e tragica scomparsa di John Belushi ha costretto l’attore a rivedere i suoi piani e a far vestire i panni di Peter Venkman a Bill Murray. Lo stesso Murray ha collaborato più volte nella sua carriera con Reitman, tanto da citarlo anche in Space Jam: quando l’attore fa la sua apparizione nel match tra Tune Squad e Monstars, Daffy Duck gli domanda come abbia fatto ad arrivare lì e lui risponde che è grazie al fatto che il produttore è un suo amico. Reitman, appunto.
«Vedi, quando cammini devi camminare come se ti muovessi a tempo di musica. Sì, ma non una marcia militare».

A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 Ivan Reitman decide di trasformare un’icona del cinema action come Arnold Schwarzenegger (all’epoca già protagonista di Conan il barbaro, Terminator, Commando e Predator) in protagonista delle sue commedie. La prima è I gemelli, in cui affianca Danny DeVito: un film decisamente riuscito, misto di comicità e leggerezza che porta Reitman a decidere di riunire la coppia nel 1994, quando in Junior l’attore body builder interpreta un ginecologo alle prese con la propria gravidanza in seguito a un esperimento sfuggito di mano. In mezzo, Un poliziotto alle elementari, sorta di ibrido tra commedia e poliziesco. Schwarzenegger appare in un piccolo cameo anche nel miglior film di Reitman in questo periodo, Dave – Presidente per un giorno, una commedia deliziosa in cui il regista ritrova Sigourney Weaver e dirige Kevin Kline: Reitman trova l’equilibrio tra le risate e la critica socio-politica come non gli capitava da tempo e come, purtroppo, non gli capiterà più. La sua carriera, infatti, sembra poi adagiarsi nella comfort zone di commedie innocue e tutt’altro che memorabili, da Due padri di troppo a Amici, amanti e..., passando per Evolution. Nel frattempo, però, un altro Reitman stava muovendo i primi passi nella settima arte.
«Sapete, mio padre dice così, che vendete fumo e merda»
Parole pronunciate da un ragazzino ad una festa di compleanno all’inizio di Ghostbusters II, sequel meno riuscito ma realizzato a grande richiesta dopo l’enorme successo del primo capitolo. Quel che è interessante è che il ragazzino in questione sia Jason Reitman, figlio del regista, che dopo una carriera più che convincente (in cui, dopo il sorprendente Thank you for smoking, ha realizzato opere interessanti come Juno, Tra le nuvole e The Front Runner – Il vizio del potere) si appresta a tornare nelle sale con un omaggio affettuoso al cinema di suo padre con Ghostbusters: Legacy.
Lorenzo Bianchi
«Ray, se qualcuno ti chiede se sei un dio, tu gli devi dire sì!»
All’epoca, Dan Aykroyd e Reitman stavano lavorando ad un adattamento di Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams, ma è l’incontro con Harold Ramis a risultare decisivo: dopo Stripes – Un plotone di svitati, Reitman richiede il suo supporto come sceneggiatore, con il desiderio di affidargli un ruolo tra i protagonisti, l’acchiappafantasmi Egon Spengler. A completare il cast lo stesso Aykroyd (Raymond Stantz), Bill Murray (Peter Venkman) ed Ernie Hudson (Winston Zeddemore), oltre a Sigourney Weaver (la cui voce da indemoniata è doppiata dallo stesso regista). Il ruolo di Ernie Hudson nelle intenzioni doveva essere ricoperto da Eddie Murphy, che avrebbe accettato se non fosse già stato impegnato sul set di Beverly Hills Cop. Inoltre, in origine Aykroyd avrebbe desiderato far indossare gli zaini protonici ai Blues Brothers, ma la prematura e tragica scomparsa di John Belushi ha costretto l’attore a rivedere i suoi piani e a far vestire i panni di Peter Venkman a Bill Murray. Lo stesso Murray ha collaborato più volte nella sua carriera con Reitman, tanto da citarlo anche in Space Jam: quando l’attore fa la sua apparizione nel match tra Tune Squad e Monstars, Daffy Duck gli domanda come abbia fatto ad arrivare lì e lui risponde che è grazie al fatto che il produttore è un suo amico. Reitman, appunto.
«Vedi, quando cammini devi camminare come se ti muovessi a tempo di musica. Sì, ma non una marcia militare».

A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 Ivan Reitman decide di trasformare un’icona del cinema action come Arnold Schwarzenegger (all’epoca già protagonista di Conan il barbaro, Terminator, Commando e Predator) in protagonista delle sue commedie. La prima è I gemelli, in cui affianca Danny DeVito: un film decisamente riuscito, misto di comicità e leggerezza che porta Reitman a decidere di riunire la coppia nel 1994, quando in Junior l’attore body builder interpreta un ginecologo alle prese con la propria gravidanza in seguito a un esperimento sfuggito di mano. In mezzo, Un poliziotto alle elementari, sorta di ibrido tra commedia e poliziesco. Schwarzenegger appare in un piccolo cameo anche nel miglior film di Reitman in questo periodo, Dave – Presidente per un giorno, una commedia deliziosa in cui il regista ritrova Sigourney Weaver e dirige Kevin Kline: Reitman trova l’equilibrio tra le risate e la critica socio-politica come non gli capitava da tempo e come, purtroppo, non gli capiterà più. La sua carriera, infatti, sembra poi adagiarsi nella comfort zone di commedie innocue e tutt’altro che memorabili, da Due padri di troppo a Amici, amanti e..., passando per Evolution. Nel frattempo, però, un altro Reitman stava muovendo i primi passi nella settima arte.
«Sapete, mio padre dice così, che vendete fumo e merda»
Parole pronunciate da un ragazzino ad una festa di compleanno all’inizio di Ghostbusters II, sequel meno riuscito ma realizzato a grande richiesta dopo l’enorme successo del primo capitolo. Quel che è interessante è che il ragazzino in questione sia Jason Reitman, figlio del regista, che dopo una carriera più che convincente (in cui, dopo il sorprendente Thank you for smoking, ha realizzato opere interessanti come Juno, Tra le nuvole e The Front Runner – Il vizio del potere) si appresta a tornare nelle sale con un omaggio affettuoso al cinema di suo padre con Ghostbusters: Legacy.
Lorenzo Bianchi