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La magia della luce: Paul Thomas Anderson e la sua crew parlano della fotografia de "Il filo nascosto"
Sperbo melodramma su ossessione, desiderio, amore e fantasmi del passato, ambientato nella raffinata Londra degli anni '50, Il filo nascosto (2017) è uno dei risultati più alti ottenuti da Paul Thomas Anderson, riferimento assoluto tra gli autori americani contemporanei, celebre per capolavori come Il petroliere (2007) e The Master (2012).

Regista, autore del soggetto, sceneggiatore, co-produttore e direttore delle luci del film, Anderson, in una masterclass di 2h30' tenuta insieme alla sua crew tecnica, ha parlato del suo lavoro come direttore della fotografia di quello che è già oggi un classico della cinematography da studiare e venerare. Un lavoro meticoloso in pellicola 35mm, filologicamente impeccabile, frutto anche di una consistente improvvisazione sul set.

Quando, ad esempio, vediamo per la prima volta Alma (Vicky Krieps), si nota un rossore sul suo viso che non era previsto dal punto di vista delle luci: è frutto dell'effettivo imbarazzo dell'attrice, impegnata a flirtare con Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis). Un effetto straordinario e naturale al tempo stesso, che restituisce perfettamente l'atmosfera del film. Anche la memorabile sequenza dopo la festa di Capodanno, quando i due protagonisti danzano dolcemente abbracciati, illuminati da un soffuso cono di luce, è frutto di una intuizione estemporanea. Anderson ha spiegato di aver girato la scena come "extra", quando ormai sul set non c'era più nessuno: la pista da ballo deserta, il decadente ambiente circostante e la poesia del momento l'hanno spinto a chiedere ai due attori di condividere un romantico momento di intimità isolandosi da tutto e da tutti. Ed è così che è nato uno shot da brividi.

 
Stando sempre alla testimonianza di Anderson e del suo team, la sequenza più difficile da girare, dal punto di vista della fotografia, è stata quella finale. Con i minuti contati a causa del tramonto imminente, gli operatori sono usciti al crepuscolo con il dubbio di non avere luce sufficiente, senza riferimenti e con la possibilità che il materiale che stessero per girare fosse inutilizzabile. Hanno girato e basta, affidandosi all'istinto e a quel trasporto dettato da un cinema d'altri tempi di cui, forse, Il filo nascosto è proprio il canto del cigno.

Anderson ha inoltre sottolineato che Stanley Kubrick e il direttore della fotografia John Alcott sono stati la sua fonte principale di ispirazione nella composizione dell'immagine e nello studio della luce del suo film. In particolare, ha citato Arancia meccanica per quanto riguarda le scene in auto e Barry Lyndon nelle sequenze in interni, illuminate da sola luce naturale.

Qui è possibile vedere la masterclass completa:

 
Fonte The Film Stage

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