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Le donne nel cinema di Haifaa al-Mansour
Riceviamo e con piacere condividiamo questo pezzo di Adele D'Ippolito dedicato al cinema di Haifaa al-Mansour

Il cinema è un linguaggio, un parlare per immagini e suoni: musica e colori. Ogni paese ha una sua lingua e ogni lingua è il risultato della storia dei luoghi, con un proprio ritmo . Gli abitanti dei posti sono uno differente dall'altro e ciascuno è diverso da chi vive altrove.  Ogni territorio ha una sua geografia ed un suo clima e tutti questi sono elementi che influenzano i caratteri di chi li abita, ed influenzano anche i linguaggi. La caratteristica delle lingue è che ognuna ha la sua  propria struttura grammaticale se non addirittura la propria grafia. Tutto questo, a sua volta, è come 'un'impronta' nel carattere dei popoli che le utilizzano. Ogni etnia immagina il proprio dio dello stesso suo colore di pelle e l'esempio più evidente è che il nostro Gesù, mediorientale, è sempre stato rappresentato di carnagione chiara. Siamo diversi ma è come se fossimo un puzzle colorato che forma un insieme. Ci sono film non europei né americani che colpiscono proprio perché sono un 'non già visto'. Sono racconti che hanno un ritmo, dei colori, delle storie diverse. Riportare il tutto a modelli nostri è un po' sminuente, e potrebbe essere una forma di insicurezza verso il non conosciuto: un voler riconoscere  forme non identificabili in ciò che è conosciuto, riconoscendolo quindi, per sentirsi rassicurati. L'identità del singolo, sia essere umano che popolo, che opera cinematografica, è importantissimo. Questo non significa cercare l'isolamento per 'la conservazione', anzi il confronto è utile per tutti… confronto, arricchimento non sostituzione o sovrapposizione.. Wenders, ad esempio, lasciando la sua Germania e Kurturica, lasciando i paesi balcanici, hanno perso quella scintilla che avevano inizialmente.  

Haifaa al-mansour è una regista Saudita che si può prendere come esempio di quanto detto: 'La bicicletta verde' è il suo primo film, girato in Arabia Saudita nel 2012 e 'Mary Shelley un amore immortale' è il suo secondo film, del 2017, girato in Inghilterra. 

Nei due film si parla di donne: una bambina araba, Wadjda, che, malgrado tutti i divieti e pregiudizi vuole una bicicletta.

Nel suo secondo film la regista racconta invece la vita in Inghilterra della scrittrice inglese Mary Shelley. Il primo è un film empatico e coraggioso che riesce a far vedere come le donne arabe vivono, all'interno del loro mondo e senza sconti….. È un ritratto intimo del mondo femminile arabo, raccontato con delicatezza ma con decisione. Mary Shelley invece è un film senz'anima. Rispetto alle donne presenti nella bicicletta verde Mary Shelley e la sua sorellastra Claire sembrano ombre cinesi. disegni. Sembra un racconto scolastico e nemmeno poi così preciso. Ci sono, ad esempio, solo accenni al fatto che la madre di Mary fosse una delle prime femministe inglesi, mettendo in evidenza soprattutto la figura del padre filosofo. Pare essere più forte Wadjda che si ingegna per prendere la bicicletta il cui utilizzo è vietato alle donne, fino ad ottenerla che Mary, donna ottocentesca, che a 16 anni scappa con un uomo sposato, al quale comunque resterà legata tutta la vita, autrice di un importante libro, e  Claire, che dopo aver partorito la figlia di Byron, Allegra, sarà obbligata da lui a lasciarla a Venezia in un convento di suore, dove morirà abbandonata. Qui non ci sono particolari che avvicinano i personaggi agli spettatori .. Ci sono semplicemente Byron, Shelley, Claire Clarmont, Mary Shelley. Non hanno il peso dell'essere uomini o donne, sono macchiette senza spessore. 

L'amore libero non è stato solo il manifesto dei figli dei fiori, ma anche di un certo gruppo di persone inglesi ottocentesche che seguivano le teorie del padre di Mary, William Godwin. Claire è lì, ma non si ha idea di chi sia, sorella di Mary, ma in realtà non si sa niente di lei.  Era la figlia illegittima della seconda moglie di William Godwin e Mary aveva anche un'altra sorella non figlia di Godwin, suo padre, ma figlia di sua madre, al di fuori del matrimonio. Insomma è un contorno che avrebbe fatto capire meglio chi fossero davvero. Forse avrebbe potuto rendere più umani i personaggi inglesi inquadrandoli nel loro contesto. Il primo figlio di Mary è sepolto a Venezia e questo vuol dire che la coppia nel momento della morte era già in viaggio in Italia. (e questo non viene raccontato così) se si parla della vita, o di parte della vita, di una scrittrice come Mary Shelley non si può essere così approssimativi. Mentre il primo film è pieno di colori il secondo è principalmente scuro.

Non si prova empatia per nessuno dei personaggi di questo secondo film. 

La bicicletta verde, invece, inizia con un'inquadratura delle calze e delle scarpe di bambine allineate che frequentano una scuola femminile, la ripresa di questi dettagli ci mette immediatamente in contatto con loro. Può essere incapacità della regista di parlare di una cultura così diversa dalla sua, ma certo parlare di problemi vissuti o perlomeno ben conosciuti rende più facile il discorso cinematografico. Mary Shelley non è evidentemente nelle sue corde, a fine film non rimane niente.
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