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Master MICA - Analisi di "Nebraska"
Gli studenti del Master in Management dell'Immagine, del Cinema e dell'Audiovisivo dell'Università Cattolica di Milano, hanno svolto delle interessanti analisi per il corso di Storia e scenari dell'immagine e dell'audiovisivo: le pubblichiamo con piacere sul nostro portale! Complimenti!

Antonio Sciacqua - Nebraska (2013) di Alexander Payne


Nebraska: lotta generazionale nella grande recessione
 
INTRODUZIONE
Nebraska, film diretto da Alexander Payne nel 2013, in apparenza potrebbe anche non essere un film girato specificatamente nel XXI secolo. A prima vista la pellicola non sembra presentare particolari evidenti che la possano accomunare direttamente al cinema della contemporaneità. Ciò che ci viene mostrato sembra riferirsi quasi unicamente alla periferia degli Stati Uniti, più nello specifico alle zone battute dai personaggi nella loro traversata, ovvero quelle comprese tra il Montana e il Nebraska, quest’ultima anche terra natia del regista. Questo viaggio effettuato dai protagonisti, tra i due stati citati, aderisce perfettamente alle dinamiche dei film on the road, genere spesso toccato nel cinema di Payne, il tutto rafforzato ulteriormente dalle musiche folk composte proprio per l’occasione da Mark Horton e tocca varie tematiche: la senilità e la solitudine; la presenza e la rimozione dei rimpianti riguardanti le scelte di vita passate, quali l’abbandono della terra natia o la scelta della donna sposata; la realtà dell’entroterra americano, squallido, cinico e avido e il riscatto nei suoi confronti; l’alcolismo e quanto il contesto in cui si vive possa contribuire ad ampliare questo problema; i rapporti familiari, le difficoltà comunicative, la riconciliazione e il perdono; le difficoltà economiche e le sue conseguenza.
Perché, dunque, scegliere di analizzare proprio questa pellicola?
La motivazione, probabilmente, sta proprio in ciò che è stato detto fin ora, ovvero nella volontà di non volersi soffermare a una lettura semplicistica del film ma di voler approfondire, mediante gli indizi lasciati dal regista nei 110 minuti di pellicola, l’intuizione avuta a proposito di un significato più profondo e contemporaneo. Oltretutto, in seguito a diverse ricerche si è riscontrato che, a quanto sembra, nessuno finora abbia ipotizzato e approfondito una teoria di questo tipo. Questa potrebbe essere una buona, anche se pericolosa, occasione per poter trovare qualcosa di interessante in un prodotto insospettabile (o quasi). Si tratta dunque di un’operazione ambiziosa anche se delicata.
A mio parere il regista ci ha voluto comunicare, attraverso una serie di stereotipi e metafore, un’altra chiave di lettura, molto più profonda. Payne sembra parlarci, attraverso l’utilizzo di una forma del passato come quella del bianco e nero, della crisi individuale e sociale che le generazioni più giovani stanno vivendo nel mondo contemporaneo seguentemente a eventi traumatici e provanti come l’attentato alle Twin Towers e la crisi finanziaria mondiale scaturita in seguito alla crisi dei subprime e del mercato immobiliare, innescata proprio dallo scoppio di una bolla immobiliare nel 2006 negli Stati Uniti.
Per fare ciò utilizza simbolicamente la sua generazione, la X Generation, per parlare di tutte le nuove generazioni e di come, oltre ai disastri economici e sociali attraverso i quali devono barcamenarsi anche solo per ottenere dei piccoli risultati, debbano far fronte ad un altro problema. Quest’altra questione che attanaglia le nuove generazioni nel mondo contemporaneo è la visione che si ha di loro dall’esterno, da parte delle generazioni precedenti, più fortunate, cioè quelle dei “padri”, qui
incarnate dalla Silent Generation, che gli hanno affibbiato l’etichetta indelebile di “scansafatiche”, di “buoni a nulla” (come riportato sulla rivista TIME).
L’intento, quindi, sembra anche quello di voler riscattare queste nuove generazioni confutando la gravosa visione, distorta e radicata, che anche a causa di questi eventi sociali non gli è possibile scrollarsi di dosso.
La grande recessione e le sue difficoltà sono aggravate, o meglio, aggravano e portano a compimento quel processo di perdita di identità e di certezze, iniziato 12 anni prima dell’uscita della pellicola e che consciamente o inconsciamente continuano a smarrire la società statunitense, causati dall’attentato alle Twin Towers dell’11 settembre.

1.               BIANCO E NERO
In una intervista del 2013 per The Guardian, Alex Payne esplicita fortemente la sua attrazione per il cinema Hollywoodiano degli anni Venti. Il regista ritiene, forse a ragion veduta, quegli anni come un grande “calderone di creatività” e sostiene che parteciparvi in modo pratico sarebbe stato davvero divertente.
Riguardo il bianco e nero, Payne considera che sia stato abbandonato unicamente per ragioni commerciali e che racchiuda in sé ancora grande bellezza. Il regista statunitense ha anche affermato che non avrebbe potuto terminare la sua carriera senza aver girato un film, appunto, in bianco e nero. Per questo motivo si è battuto affinché Nebraska potesse essere partorito in questo modo, ma l’unica persona d’accordo con lui era il direttore della fotografia. Questa scelta però gli è costata abbastanza caro e il risultato è stato quello di poter disporre di un budget notevolmente ridotto per la produzione del film, ovvero 12 milioni di dollari. La pellicola registrerà nel mondo un incasso di $27.682.872, più del doppio dell’investimento produttivo.
Certamente, però, l’utilizzo del bianco e nero non è unicamente un virtuosismo fine a sé stesso. Guardando bene il film, il suo contesto e le sue simbologie, è evidente quanto la riduzione cromatica sia un’operazione utile non solo a dare maggiore valore estetico alla pellicola, ma soprattutto un significato. Il contesto in cui ci si trova, come già detto e come vedremo meglio, è quello degli Stati Uniti in piena recessione, la situazione economica e sociale è molto difficile, come in alcune occasioni fanno notare esplicitamente alcuni personaggi. Il bianco e nero assume valore simbolico,esprime il “grigiore”, l’acromatismo dello stato d’animo dei personaggi, ma soprattutto degli Stati Uniti nel mondo contemporaneo e in seguito agli eventi traumatici di cui si è già fatto menzione.
C’è da aggiungere un altro particolare. Payne sceglierà tra attori e comparse alcuni abitanti della zona in modo molto inusuale. Effettuerà provini improvvisati per strada o farà in modo di poter ricevere dei video fatti da figli o nipoti per candidare gli aspiranti anziani e autoctoni attori.
L’uso di interpreti non professionisti (certamente non si parla dei principali) unitamente al contesto permeato di difficoltà della crisi economica, ricordano in parte il movimento culturale e soprattutto cinematografico del neorealismo. Potrebbe essere un altro elemento della contemporaneità, il ripescaggio delle abitudini di un cinema così distante dal presente.

2.               X GENERATION: I RAPPORTI CON LA SILENT GENERATION E IL RISCATTO
Alexander Payne nasce nel 1961, periodo a cavallo tra due generazioni: i Baby boomers e la X Generation. Tecnicamente lo si dovrebbe includere nella prima, considerato che la data limite è il 1964. In realtà però già gli ultimi nati dei Boomers rientrano idealmente nella Generazione X, infatti sono individui che non gioveranno, rispetto ai nati nella prima fascia, dei vantaggi della crescita economica post Seconda Guerra Mondiale. Si potrebbe definirli un ponte tra la sicurezza precedente e la totale precarietà successiva, un altro motivo probabile per il quale sia stata scelta questa come generazione di rappresentanza.
L’intento del regista di redimere la sua generazione nell’immaginario collettivo è riscontrabile da alcuni indizi sparsi in tutta la pellicola e soprattutto mediante la conclusione.
Nella rivista TIME gli  appartenenti  alla  sua  epoca  sono  stati  definiti  "fannulloni  al  lavoro,  al matrimonio e ai valori del baby-boomer" e anche i “padri” li hanno sempre inquadrati in tal modo. Nel corso della pellicola sembra che il regista giochi con gli stereotipi e che attraverso le battute dei personaggi tenda ad associarli e a renderli icone della generazione alla quale appartengono e di tutte quelle più giovani. Tutto ciò mettendo in risalto il modo in cui la sua generazione viene vista dall’esterno, cosa che nel finale gli permetterà di redimerla.
La controversia sarà attuata tra la Silent Generation dei genitori e la X generation di David e Ross (per citare i maggiori interpreti).

04:55 min. – I Silent avrebbero potuto davvero essere milionari
Kate Grant, quando il marito Woody viene recuperato dal figlio dalla stazione di polizia, dice in una battuta riguardo il consorte: “chi immaginava che volesse essere un milionario”, proseguendo “ci doveva pensare anni fa e lavorare per diventarlo”.
È ovvio come una frase del genere possa fuoriuscire unicamente dalla bocca di una persona appartenente ad una generazione come quella dei Silent. Infatti, nonostante siano nati con la crisi e cresciuti con la guerra, quando erano dei “giovani adulti” hanno potuto godere di un alto tasso di occupazione e dell’aumento degli stipendi. Questo è stato possibile sia grazie alle favorevoli condizioni del mercato, sia al fatto che ci fosse una minore quantità di giovani, considerata la bassa natalità degli anni ’30 - ’40. Ergo questa generazione aveva davvero avuto maggiore possibilità di guadagnare grandi somme di denaro. C’è da riflettere su fatto che Payne abbia scelto di far pronunciare la frase a Kate e non a un più giovane personaggio, considerata l’impossibilità delle generazioni più giovani di aspirare a tanto. Subito dopo, infatti, David chiede al padre: “e poi che ci devi fare con un milione di dollari, papà?” facendo intendere che sia una cifra davvero spropositata e che lui probabilmente non ha mai pensato che una cosa del genere potesse accadere nella sua vita.

06:40 min. – Il lavoro di David
In questa sequenza viene svelato il lavoro di David Grant. Lui si occupa dell’home theater nel ramo dell’elettronica (cosa che specificherà alla zia in una conversazione successiva, aggiungendo anche che si tratta di un momento terribile per il settore).
La scelta non è assolutamente casuale, infatti è una metafora perfetta della Generazione X. Questa generazione è quella che ha dato il via all’era di internet e che è cresciuta per prima con le nuove tecnologie. Lavorare in un negozio di elettronica alle prese con la crisi economica (come si vede anche dai tentativi fallimentari di David di vendere dei prodotti) è sicuramente emblematico per rappresentarla.

9:20 min.  – Il lavoro di Ross
Ross, l’altro fratello, lavora in televisione. Nonostante sia un uomo adulto e molto capace, come trapela da questa conversazione con David, è ancora alle prese per ottenere il ruolo lavorativo al quale aspira. Nei giorni precedenti alla conversazione ha effettuato il suo primo servizio per un notiziario grazie ad un caso fortuito, la sua collega era malata. Nonostante non abbia deluso le aspettative, la possibilità di poter ottenere la posizione ambita è ancora incerta.
Come in precedenza per David, il caso di Ross è lo specchio di una generazione capace e che fa sacrifici per ottenere risultati, ma che nonostante questo, in linea generale, ottiene difficilmente o in maniera tardiva ciò per cui ha tanto sudato. Le possibilità concrete sono ridotte dalla crisi.
In entrambi i casi non li si può sicuramente definire fannulloni, come hanno asserito nella rivista TIME di cui si è parlato in precedenza.

Il rapporto sentimentale di David
Nella rivista TIME parlavano della X Generation come di "fannulloni al lavoro, al matrimonio e ai valori del baby-boomer".
Le questioni lavorative sono già state in parte trattate nella pellicola. Ora è il momento dei rapporti sentimentali.
10:12 min. – Qui, quando la compagna di David si presenta alla sua porta per restituirgli delle cose che ha in alcune valigie, l’uomo le chiede speranzoso se lei volesse ritornare a vivere con lui. Interessante è la risposta che lei dà a David quando lui le chiede se l’impedimento a stare insieme fosse il fatto che non si stessero sposando, lei asserisce: “sposarsi, rompere… non lo so, facciamole entrambe. Ma facciamo qualcosa, però”.
Il problema reale, quindi, sembra essere la situazione di stallo. Qui le cause sono due:

-                          la prima è sempre di forza maggiore. La Generazione X vorrebbe, come le generazioni precedenti, avere la possibilità di scegliere se sposarsi o meno (considerato che i loro predecessori ne avevano la possibilità e, volendo, si sposavano anche in un’età più giovane), ma non ha la forza economica per farlo. Questo è dimostrato dalla sequenza di David a lavoro, il negozio è vuoto e i pochi clienti che ci sono non acquistano. Qui entrano in contrasto le aspettative di una intera generazione e le possibilità effettive che essi hanno di scegliere.
-                          La seconda la individuiamo al min. 33:00. David e il padre sono al bar e hanno bevuto. Nel discorso riguardo la rottura del giovane con la compagna fuoriesce un nuovo particolare, la maggiore consapevolezza delle generazioni più giovani. David cerca di capire come essere sicuro che lei sia la donna adatta a sé, invece il padre ammette di aver sposato la madre perché lei voleva il matrimonio, ma senza essersi mai chiesto se lui l’amasse, e perché lui aveva l’esigenza di fare sesso. Esigenza che anche David dimostra di avere nel discorso avuto precedentemente con la compagna, ma che risulta meno importante della volontà di fare ciò che sia giusto per sé stesso, cercando di comprendere la situazione.

Di nuovo Payne ci dice che non sono dei “fannulloni”, ora riguardo il matrimonio.

17:20 min. – Monte Rushmore
Alla proposta di David di fare una sosta al monte Rushmore, Woody ritiene che non ci sia il tempo e che sia solo un mucchio di rocce, a suo dire anche non finite perché gli scultori si erano annoiati.
Il giudizio negativo e distante dell’anziano potrebbe essere solo derivante dal suo carattere cinico e distaccato o dovuto alla fretta di andarsene, ma potrebbe anche essere un sottile riferimento alla generazione di cui fa parte Woody.
La Silent Generation, nella storia degli Stati Uniti, è l’unica che non ha mai occupato un posto nella Casa Bianca. Si è infatti passati da George Bush Sr. al Baby boomer Bill Clinton. Il distacco dell’uomo può essere lo specchio dell’assenza di un presidente della sua generazione.
Anche in questo caso sembra che il regista ci stia dicendo: “non vi sto parlando solo del burbero Woody, ma di tutta la generazione che lui rappresenta”.

Fannulloni? Lo sguardo della Silent Generation
Nell’intervista nei contenuti extra del DVD, Will Forte afferma che David, il suo personaggio: “non ha mai raggiunto grandi obiettivi agli occhi del padre”. Molti della Silent Generation vedono quelli delle successive generazioni come pigri e fannulloni, cosa già più volte detta.
Al 32:25 min. Woody, riferendosi al figlio David dice: “Bevi una birra con tuo padre, sii qualcuno!”. Dopo questa sequenza è difficile non interrogarsi su quanto il regista abbia voluto evidenziare questo punto di vista.
Precedentemente, al minuto 20:40, abbiamo un altro esempio. David vuole abbandonare il viaggio perché altrimenti non riuscirebbe a tornare in tempo per andare al lavoro. Se è vero che il padre vuole dissuaderlo a tornare perché vuole riscuotere il fatidico milione, è anche vero che il modo in cui Woody gli si rivolge, screditando il suo lavoro, sembra ben più radicato. Woody non considera un vero lavoro quello del figlio, sia perché incarna lo sguardo screditante della sua generazione, sia forse perché si occupa di tecnologia (fortemente simbolica della Generazione X), etichettandolo venditore di giradischi.
In entrambi i casi, oltre che un padre che parla ad un figlio, sembra che sia un’intera generazione che parla di e ad un’altra generazione, non comprendendo che i più forti impedimenti siano dovuti al contesto sociale ed economico in cui vivono.

1:32:00 min. – Silent Generation: la generazione più generosa
La Silent Generation è stata la più interessata di sempre alle pensioni e può essere definita la generazione con il “miglior tempismo”. Ad esempio, hanno acquistato le loro prime case nel ‘60, hanno bloccato i mutui fissi al 3% prima che l’inflazione colpisse, hanno usufruito del migliore mercato di Wall Street, quello degli anni ’80 - ’90 e altro ancora. Questo l’ha resa una delle generazioni economicamente più forti.
Si sono distinti, oltre che per la propria fortuna materiale, anche per l’istinto di aiutare le altre generazioni in difficoltà: hanno creato molti fondi fiduciari per il college dei nipoti, hanno spesso aiutato economicamente le loro famiglie e provveduto anche a bisogni meno importanti come le vacanze.
In una conversazione nel film, quando David cerca di dissuadere il padre ad andare a Lincoln chiedendogli cosa dovesse farne del milione, in prima battuta il figlio afferma “hai soldi a sufficienza per campare”, successivamente il padre gli risponde “è per voi figli, volevo lasciarvi qualcosa”.
Entrambe le battute sembrano riferirsi precisamente alla Silent Generation e anche questa volta sembra che il regista stia dichiarando quasi apertamente il discorso che sta facendo.
L’unica questione differente è che se Woody, come tutta la sua generazione, sente il bisogno di occuparsi delle altre, in questo caso non ne ha la possibilità. Questo, forse, anche per esasperare il fatto che la grave situazione economica dovuta alla recessione non ha lasciato superstiti.

Il riscatto finale
Guardando la pellicola, superficialmente, siamo spinti a condividere con Woody il sentimento di rivincita verso chi l’ha deriso e ha approfittato della sua bontà (anche nel passato), siamo felici di vedere il perdono e la riconciliazione padre/figlio e altro ancora.
In uno strato più profondo, però, troviamo qualcosa di molto più interessante. È nel finale che Payne inserisce il vero messaggio del film. Dopo aver giocato con gli stereotipi, soprattutto della Generazione X, e aver dichiarato di cosa si stesse parlando, cambia le carte in tavola e tira le somme. Si parlerà ancora di rivincita e di redenzione, ma legati a David, colui che rappresenta maggiormente la X Generation, la stessa generazione di Payne, e le generazioni più giovani, sbeffeggiate e sottovalutate. In questa lettura non c’è il riscatto del padre agli occhi della comunità ma c’è il riscatto di David agli occhi del padre.
Qui confuta le teorie che li etichettavano come “fannulloni” e incompetenti agi occhi dei predecessori, rincarando anche la dose e mostrando che attraverso le difficoltà e nonostante i traumi sociali, hanno saputo farsi strada e sviluppare un forte senso di empatia, che li porterà a risollevare le proprie sorti e anche quelle di chi non si è mai minimamente interessato a loro nonostante abbia vissuto meglio di loro.
Il compressore e il furgone che portano il padre ad avere una rivincita nella città di Hawthorne sui suoi avidi e ottusi abitanti, in realtà sono semplicemente il modo con cui il regista, più tacitamente, palesa i veri redenti: la X Generation.

 3.               LO SCENARIO DELLA GRANDE RECESSIONE
I riferimenti riguardanti la crisi economica sono molto ricorrenti nel film, ma le allusioni implicite sono di fondamentale importanza. Un’altra questione da segnalare è che se è vero che si parla di un momento storico difficile, non si palesa in modo troppo visibile il contesto storico preciso a cui si fa riferimento. Qui di seguito riporterò anche i momenti in cui viene esplicitato e in cui è possibile comprendere il perché si tratti precisamente della crisi contemporanea dovuta allo scoppio della bolla immobiliare nel 2006: la grande recessione.

09:59 min. – Ross al notiziario
Questa scena si apre con David che guarda il notiziario presentato da Ross. La notizia di cui parla Ross riguarda probabilmente qualche piano varato dal governo per un’eventuale ripresa economica, che l’opposizione considera come “una pia illusione che costerà ai contribuenti più di ciò che vale”. È il primo momento in cui nel film viene introdotta la situazione sociale ed economica in cui si svolge. Ovviamente è chiaro che si tratti di un momento di difficoltà ma non si capisce ancora il periodo.

26:05 min. – Conversazione con la zia
Durante questo scambio di convenevoli si presenta per la seconda volta la questione della crisi, questa volta espressa in modo più esplicito. La zia dice a David che “la crisi ha fatto letteralmente a pezzi Hawthorne” poi specifica che la situazione “è molto dura per i giovani”, David controbatte avvallando la tesi e confermando che anche per il suo settore, l’elettronica, è un momento terribile. Questi convenevoli, nonostante possano sembrare di poco rilievo, sono fondamentali. Non tanto per la narrazione, infatti la storia di Woody e della sua famiglia, senza questi particolari, non ne sarebbe troppo impoverita. Sono essenziali però per inserire in un contesto i personaggi e poter parlare della Generazione X, in particolare, e del contesto attuale e difficoltoso nel quale muove i propri passi.
La crisi è mostrata anche poco dopo, al minuto 28:44, quando la pubblicità di un salone di bellezza è esposta su un cartellone pubblicitario in strada, ma in modo rudimentale. Il cartellone è una tavola di legno con scritte eseguite a mano e vecchi utensili incollati su di essa, simbolo della incapacità economica a installarne uno adeguato.

I cartelli stradali ci parlano della grande recessione
Non è insolito che un regista inserisca delle immagini evocative o degli indizi espliciti per la comprensione del film in modo più profondo. Payne ci fa subito capire che è un momento di forte crisi, ma se non si sapesse nulla a riguardo del film, sarebbe abbastanza difficile capire di quale precisa crisi economica si stia parlando. In modo molto sottile, il regista ci ha lasciato alcuni indizi per comprendere che si tratti effettivamente della grande recessione. Differentemente dal cartelloprecedentemente menzionato, che esplicita le difficoltà economiche in generale, altri due cartelli ci inseriscono in un contesto molto preciso.
Il primo “CASH LOANS on car titles”, apparso al minuto 18:10, inizia a collocarci   in   un   ambiente   dove   la questione dei prestiti non è certamente sporadica.
Il secondo è sicuramente il più importante ed emblematico. Attraverso una ripresa in campo totale, al minuto 29:20, per ben dieci secondi abbiamo la possibilità di vedere nel quadro, in maniera molto chiara, alcuni elementi importanti.
Il cartellone sulla destra ci dice in modo diretto cosa ha portato la società in questa tremenda situazione: la crisi dei subprime e del mercato immobiliare.
Lo stato fisico del cartellone pubblicitario, dismesso e fatiscente, ci indica che sia ormai in disuso. Si potrebbe dire che sia in questo stato proprio per causa propria, per ciò che ha pubblicizzato “SEE US FOR YOUR HOME LOAN”, ciò che l’ha portato all’autodistruzione. È una metafora della società contemporanea, è in questo stato solo per il proprio volere, per ciò che essa stessa ha commesso su di sé.
Nel quadro è presente un altro elemento che può spingerci a riflettere. Sulla estrema sinistra c’è la sede del giornale cittadino, l’Hawthorne Republican. È possibile che la parola “Republican” non sia stata utilizzata casualmente. Esattamente negli anni in cui negli Stati Uniti è esplosa la bolla immobiliare e si è dato vita alla crisi finanziaria, alla Casa Bianca c’era George W. Bush, presidente repubblicano. Potrebbe essere un ulteriore indizio lasciatoci da Payne per comprendere il contesto o, in modo più azzardato, si potrebbe pensare che sia un “giudizio” del regista riguardo la responsabilità del partito repubblicano in merito allo scoppio della recessione.

52:15 min. – grande recessione confermata dai dati
David si ritroverà a parlare con la redazione del giornale di Hawthorne, ovvero con Pegy Nagy, che conosceva bene il padre e con il quale aveva avuto una relazione da giovane.

La donna riferirà al figlio alcune informazioni riguardo il padre e la guerra che ha combattuto. Ciò che ci interessa però e che il padre abbia partecipato precisamente alla guerra in Corea, consumatasi tra il ’50 e il ’53, e che in quel periodo avrebbe potuto avere circa una ventina di anni. Se consideriamo che sia nato intorno al ’30 e che nella narrazione ne abbia una ottantina, ci si ritrova ad essere circa nella seconda metà della prima decade del 2000, quindi nel pieno della recessione.

4.               TORRI GEMELLE
Più di ogni altra generazione, la Generazione X e quelle immediatamente successive, sono quelle più portate a perdere le proprie sicurezze. Vengono dopo i Boomers e restano notoriamente “schiacciate” tra il sogno americano e l’incubo delle torri gemelle.
Siamo negli Stati Uniti in piena recessione, la popolazione statunitense è deprivata ulteriormente dalle certezze “americane”. Il principio di queste perdite, però, lo individuiamo certamente in seguito all’attentato terroristico alle torri gemelle nel 2001.
Il mondo del cinema spesso riflette lo stato d’animo della società e dopo l’attacco al World Trade Center ha riportato in molte occasioni, all’interno di varie pellicole, i traumi subiti dagli USA.
Con tutta probabilità si può affermare che la ricerca di sé stessi, di una famiglia o comunque di una stabilità di coppia da parte di David e della sua compagna, la ricerca del successo nel mondo televisivo statunitense da parte dell’altro fratello Ross e la successiva impossibilità a fare tutto questo (oltre che per le ragioni precedentemente approfondite) siano anche simbolo di una forte crisi identitaria di un’America persa nella propria insicurezza e instabilità.
Oltre la questione della perdita dell’identità, il film ribadisce molto spesso anche un'altra questione: la definitiva morte dell’American Dream. Nessuno più ci crede, nessuna generazione, nemmeno quella notoriamente più fortunata. Non ci crede più Woody e non ci credono più i figli. La recessione ha completato ciò che era iniziato quell’11 settembre.
Tutto ciò risulta ancora più malinconico perché è trattato con una particolare ironia, si sorride ma con l’amaro in gola, quell’amaro che sente colui che è consapevole della situazione, ma che non può proprio cambiarla.

Il minutaggio presente nell’analisi è stato ricavato dal DVD distribuito in Italia.
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