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Master MICA - Analisi di "The Dark Knight"
Gli studenti del Master in Management dell'Immagine, del Cinema e dell'Audiovisivo dell'Università Cattolica di Milano, hanno svolto delle interessanti analisi per il corso di Storia e scenari dell'immagine e dell'audiovisivo: le pubblichiamo con piacere sul nostro portale! Complimenti!

Federico Schinaia - The Dark Knight (2008) di Christopher Nolan


I.  Introduzione
In questo saggio verrà analizzato il film The Dark Knight (2008) diretto da Christopher Nolan.
Ho scelto questa pellicola, perché ritengo che offra spunti importanti sul contesto sociale attuale. Nolan attraverso questa pellicola da un nuova linfa allo storico supereroe targato DC, trasformando il mondo straordinario del franchise in uno scenario caratterizzato da simboli e metafore che discostandosi dal film assumono un ulteriore significato.
Si faranno approfondimenti sul film creando un nesso con dei temi d’attualità, utilizzando come prove di interpretazione elementi quali inquadrature, dialoghi e lo sviluppo narrativo del film.
L’analisi verrà suddivisa in 4 capitoli, nei quali menzionerò ed esaminerò le scene utili in maniera distinta per trarre le conclusioni finali.

II.   Il tema del doppio e della duplice identità
La prima area di analisi riguarda il tema dell’identità. Questo è uno dei temi più forti e ricorrenti nel film di Nolan. L’identità nel film, nelle sue forme metaforiche e visive viene messa in discussione. Batman è conosciuto per la sua dalla duplice identità, caratterizzata da due vite distinte e molto differenti tra di loro, ma che spesso si incrociano in maniera inevitabile.
Ciononostante, Nolan attribuisce a questa tematica un valore aggiunto approfondendola in maniera più ampia. Attraverso varie scene e dialoghi viene mostrato come sia una tematica che non coinvolga solo il protagonista Bruce Wayne, ma che tocchi tutta la società nelle sue rispettive dimensioni.
Nolan mette in chiaro sin da subito il suo intento di voler rappresentare questa tematica a livello visivo e simbolico. Essenzialmente si può notare sin dalle prime scene che il film è caratterizzato dalla presenza continua di maschere, che contribuiscono in maniera metaforica a rappresentare il tema del doppio e dell’identità.
Da questo punto di vista è emblematica la scelta e lo stile della scena d’apertura, che introduce il Joker con un gruppo di criminali oscurati da maschere da clown in procinto di compiere una rapina a una banca.
La scena seguente alla rapina troviamo un malvivente che discute con lo spacciatore.
A quel punto si vede arrivare Batman, che sfodera un mitragliatore. Questa scena è estraniante, perché non è usuale vedere Batman usare armi da fuoco come mitragliatori.
Ciononostante si scopre subito che non si tratti del vero Batman, ma di una sua imitazione. Nella stessa scena si presentano altre due controfigure di Batman con l’intento di contrastare i criminali. Ciononostante vengono messi velocemente alle corde e i loro attacchi con le armi da fuoco risultano inefficaci.
Alla fine dello scontro tra Batman e i criminali assistiamo a un dialogo in cui Batman mette in chiaro di volere affrontare la lotta al crimine senza l’aiuto di nessuno.
Un’ulteriore scena che tratta il tema dell’identità attraverso un plot twist è quella del processo in tribunale, nel quale il procuratore distrettuale Dent è convinto di poter mettere in carcere a vita Salvatore Maroni, sospettato di essere il nuovo capo famiglia della malavita di Gotham.
Tuttavia il testimone dichiara inaspettatamente di essere il capo clan mafioso, prendendosi gioco del procuratore e rimangiandosi l’accusa che aveva fatto precedentemente all’imputato.

“Maroni? È un capro espiatorio, sono io il capo dell’organizzazione”

 In questa scena lo spettatore viene nuovamente colpito trovandosi di fronte ad un ulteriore estraniamento della situazione.
Un’altra scena che presenta il tema dello scambio identitario è quella della parata in centro. Si scopre infatti che agli agenti speciali sono state sottratte le uniformi dalla banda di criminali organizzata da Joker. In questo caso siamo di fronte a un atto terroristico caratterizzato dall’effetto a sorpresa, nel quale viene nuovamente messa in discussione la sicurezza nazionale da individui che si camuffano da funzionari delle forze dell’ordine.
A partire da quell’evento inizia la ricerca di Batman e la gente inizia a colpevolizzare l’eroe perché non si smaschera consegnandosi a Joker.
Dopo varie peripezie troviamo il procuratore distrettuale Harvey Dent, che durante una concitata conferenza stampa, con un colpo di scena dichiara di essere Batman consegnandosi alla polizia. Questa mossa lascerà sbalordito pure Joker, che non avrebbe mai pensato che dietro alla maschera di Batman si celasse lui.
Ciò che fa Dent in questo frangente evidenzia il suo attaccamento alla legge la sua devozione ai valori del patriottismo americano.
Persino Bruce Wayne attonito, non riesce a capacitarsi di ciò a cui ha appena assistito. Ciononostante si crea un dissenso tra Rachel e Harvey Dent, dato che nemmeno lei si aspettava tale decisione.
Rachel non si capacita del fatto che non Bruce non sia intervenuto per fermare Harvey e dire la verità.
In uno dei punti centrali della trama si riscopre il lato fragile di Batman, ovvero nel momento in cui si trova a dover decidere se andare a salvare Rachel al posto di Harvey Dent.

“L’unico modo di vivere è senza regole. E stasera tu infrangerai la tua unica regola”

Joker mette a dura prova l’etica di Batman, riuscendo nell’intento di mostrare la sua parte opportunistica.
Persino lui, in situazioni nelle quali sono in bilico l’amore e la ragione, predilige il suo tornaconto personale, rispetto alla causa più rilevante per la città, che sarebbe quella di salvare il procuratore Harvey Dent.
Dal punto di vista visivo, il concetto della doppia identità viene manifestato nuovamente nella scena in cui Harvey Dent è ricoverato all’ospedale e si nota il personaggio con una parte della faccia totalmente bruciata.
Questa potrebbe rappresentare anche una metafora per descrivere la reale natura del personaggio, che come tutte le persone è caratterizzato da più personalità.
La pellicola di Nolan mette in evidenza il tema delle maschere e delle molteplici personalità, probabilmente ispirandosi ai concetti presentati da sociologi come Erving Goffman.
Di fatto Hoffman, nei suoi anni di studio durante il 900’, arrivò alla constatazione che la vita è costituita da una continua recitazione all’interno di palcoscenici diversi. Ognuno di noi assume una maschera all’interno di ciascuno scenario, e cerca di mostrare ciò che vorrebbe che gli altri pensassero di lui. Lui crede tuttavia, che queste maschere diverse fra loro non siano una cosa totalmente distinta, bensì parti integranti di un’unica personalità.
L’uomo si costruisce quindi un percorso, cercando di eliminare e lasciare “dietro le quinte” gli aspetti negatavi che lo costituiscono.
Con questi concetti si può fare un parallelismo con Harvey Dent, che da paladino della giustizia e della correttezza è passato dalla parte dell’anarchia, dell’odio.
Si può dedurre, che la personalità può drasticamente cambiare, in seguito soprattutto a eventi tragici, che fanno emergere una parte della personalità che si è sempre cercato di occultare.
Dent arriva a tal punto da non badare più al senso civico e diventa l’opposto del personaggio visto prima. Inizia un percorso psicologico di totale anarchia che ci mostra il suo lato folle e che gli farà commettere diversi omicidi, perdendo la sua dignità.
In questo modo cade esattamente nella trappola di Joker.
Tutto ciò si manifesta anche attraverso il continuo utilizzo della moneta, per decidere il destino di una persona o le conseguenze di una situazione.
Il personaggio anche all’inizio del film utilizza la moneta.

“Io non creo la fortuna, io Io me la creo la fortuna”

Questa frase riprende anche il concetto del sogno americano: un uomo tramite le sue forze può arrivare ad avere successo. Probabilmente era quello che credeva quando è diventato procuratore distrettuale.
Tutto ciò può portare un uomo a essere messo in una crisi senza precedenti. La controversa tematica del sogno americano viene rappresentata nel film attraverso questo personaggio, che dovrebbe rappresentare la giustizia.
Questa giustizia, acclamata dalla democrazia americana viene però messa in crisi dalla corruzione pervasiva nella città.
D’altro canto, si può affermare tramite l’analisi di Goffman che Dent possedeva già all’interno dell’anima la caratteristica di lasciare al caso decidere il destino. Questa è poi sfociata nella follia e gli ha fatto prendere decisioni azzardate mettendo a rischio la vita di molte persone.
La moneta raffigura la parola “Liberty”, che simboleggia la libertà dello stato americano, nonché il suo strumento più grande, la democrazia.
Il fatto che Nolan faccia uso di quella moneta precisa, può suggerire che l’ordine pubblico e la democrazia possono facilmente essere compromessi dalla follia acquisita in seguito ad avvenimenti accaduti a determinati individui. La democrazia e l’ordine pubblico sono appesi a un filo, o meglio appesi all casualità dell’esito di un lancio di moneta.
Nello scontro finale, troviamo nuovamente il tema dell’identità ribaltata, ovvero i clown a sorvegliare l’edificio con armi da fuoco, che si scoprono essere in realtà dei prigionieri mascherati da joker.
Oltre al tema dell’identità, c’è il fatto di voler credere a una determinata cosa in seguito ai pregiudizi che si hanno. Uno di questi è il pregiudizio sull’ apparenza e l’estetica di una persona. Se ci si sofferma sull’esteriorità di una persona si può cadere nel falso e avere anche ripercussioni negative, come nel film effettivamente accade.

III.  Cinismo utilitaristico, diffidenza generale e crisi della democrazia americana
Un altro dei temi ricorrenti all’interno del film è il la crisi della democrazia americana, caratterizzata da fenomeni sociali come la diffidenza generale verso il prossimo e il cinismo utilitaristico presente nella società americana. Questi temi hanno avuto grande risonanza dopo l’11 settembre 2001.
L’attentato alle torri gemelle fu un evento che cambiò il mondo sotto vari aspetti. Gli Stati Uniti, che considerati come riferimento economico e di cultura di massa furono attaccati per la prima sul proprio territorio attraverso un attentato terroristico.
New York, che era uno dei simboli più importanti e rilevanti d’America e del mondo venne messa in ginocchio da un evento senza precedenti.
L’America era un modello e una forza talmente potente, che nessuno avrebbe mai pensato a uno scenario drammatico di questo tipo.
Questo evento lasciò molte crepe nella società mondiale e soprattuto in quella statunitense.
La gente da quel momento in poi entrò in uno stato di insicurezza generale. Non ci si fidava più come prima l’uno dell’altro. Oltre a questo si aggiunse che il governo statunitense incominciò a fare molti più controlli negli aeroporti e nei luoghi pubblici.
Alla gente veniva chiesto di controllare e riportare eventuali movimenti anomali delle persone in luoghi pubblici. In un certo senso venne messa in crisi anche la privacy delle persone. Oltre a ciò, in questo modo si verificarono discriminazioni razziali soprattutto verso arabi e musulmani.
La gente si accorse successivamente all’attentato di molti aspetti ignorati fino a quel momento, come ad esempio l’effettiva veridicità del sogno americano e del concetto di patriottismo.
Questi concetti sono stati ripresi in molti film realizzati negli anni successivi all’attentato.
Molte di queste tematiche sono anche riscontrabili nel Film di Nolan. Il regista realizza una narrazione rivoluzionando il personaggio di Batman anche attraverso un antagonista del calibro di Joker, in una città fittizia che assomiglia per molti versi a New York.
Secondo questo ragionamento possiamo vedere Joker come una metafora per l’attentato dell’11 settembre 2001. L’antagonista fa emergere problemi sociali che già erano consolidati nella società, ma che ognuno ignorava.
Attraverso la sua follia e metodologia anarchica, scombussola una città intera mettendo in crisi valori come la democrazia e il senso di sicurezza, elementi molto rilevanti nel contesto statunitense soprattutto dopo l’attentato del 2001.
Durante il film la democrazia viene più volte messa in discussione. Una sequenza emblematica da questo punto di vista è riscontrabile nel momento in cui Joker fa un “esperimento sociale”, mettendo in pericolo la gente in fuga su dei traghetti, che come scopriamo, sono carichi di dinamite.
I passeggeri e l’equipaggio della nave sono davanti a un grosso dubbio: chi farà saltare in aria l’altra nave per primo?
Così in quel momento si crea il panico e grossi dibattiti. Secondo molti, la nave con i carcerati dovrebbe essere abbattuta all’istante, perché come dice un passeggero, loro “hanno già fatto le loro scelte. Hanno scelto di rubare e di uccidere.”
Così dopo alcune discussioni, viene messa a votazione l’opzione di far esplodere l’altra nave. Si assiste a un momento nel quale viene utilizzata una forma democratica per decidere su una questione totalmente immorale e antidemocratica. Con le rispettive proporzioni, questa scena è emblematica per il fatto che mostri dei paradossi culturali che sono riscontrabili all’interno della società americana.
Un ulteriore momento che pone spunti riflessivi è quello del carcerato che arrivato alla possibilità di attivare il detonatore e di far esplodere la nave, lo getta in mare tra le perplessità di tutti.
Questa scena è molto rilevante, perché fa persino riflettere sugli stereotipi che potrebbe avere lo spettatore stesso. In molti si sarebbero aspettati che una persona con quell’aspetto inquietante e criminale non avrebbe esitato neanche un attimo a far esplodere l’altra nave. Tuttavia ciò che succede è l’esatto contrario e assistiamo a una scena caratterizzata da un capovolgimento degli stereotipi e della percezione dei paradigmi sociali: la gente comune che nella vita quotidiana assume un comportamento democratico e politicamente corretto, mostra di essere nei fatti l’esatto contrario, come dimostrato da questa scena.
Ricollegandomi al paragrafo precedente, possiamo trovare un parallelismo con l’analisi di Goffman, che differenzia la vita sociale tra palcoscenico e retroscena.
In uno non vi è nessun tipo di recitazione: l’uomo si esprime ed agisce senza far utilizzo della recitazione, la quale è utilizzata invece al di fuori dalla propria intimità, per dare una determinata rappresentazione di se stesso.

“Solo negli ultimi attimi l’uomo si rivela per ciò che è veramente”

Joker pronuncia questa frase alludendo alle “maschere” che la gente utilizza nella quotidianità per apparire agli altri in maniera etica e politicamente corretta.
Questo può anche essere collegato alle dinamiche sociali manifestatetisi nel post 9/11: la paura del prossimo porta a conseguenze negative come la diffidenza generale e il fatto che ognuno pensi al proprio al proprio scopo e obiettivo in maniera materialistica e cinica.
Un altro tema centrale del film è quello del denaro e della corruzione, che è anche ricollegabile al tema della doppia personalità.
Non a caso, la prima scena si svolge all’interno della banca centrale di Gotham. Il primo attacco terroristico di Joker viene fatto all’interno di una banca.
Gotham come New York, città dalle molteplici similitudini, presenta un grave problema, ovvero quello della mafia e della corruzione nelle istituzioni.
In questo film caratterizzato dalla corruzione e dall’esaltazione del denaro troviamo un Joker agli antipodi: di fatto si tratta di un criminale anarchico che non è attratto dal denaro, ma che cerca al contrario di destabilizzare una società che lui ritene ipocrita e materialistica, nella quale la gente ostenta valori che hanno valenza e significato fino a che non entra in gioco il denaro.
Nella scena in cui Joker tende un’imboscata all’infortunato Dent troviamo un’altra conferma del conflitto che vive Joker :

“Nessuno va nel panico quando le cose vanno secondo i piani, anche se i piani sono mostruosi”

Secondo Joker il bello del caos è il fatto che sia equo.
Questa frase a primo impatto sembra un ossimoro, ma immedesimandoci nel personaggio capiamo quanto lui provi ribrezzo per questo tipo di società, che attraverso il denaro, gli stereotipi inculcati nella gente e la conseguente faziosità di ognuno di noi crea squilibri sociali e psicologici.
Harvey Dent dopo aver perso Rachel e metà della faccia si fa condizionare dalle sue frasi. Non avendo più nulla da perdere, con la pistola puntata sul viso di Joker, lancia la moneta e lascia che essa decida il suo destino. Joker reagisce in maniera compiaciuta vedendo il comportamento di Dent.
Capisce di aver raggiunto il suo obiettivo, di aver destabilizzato il personaggio più ammirato e influente del momento portandolo alla disperazione e alla follia attraverso un lavaggio del cervello indiretto, caratterizzato dagli eventi messi in atto per mano sua.
Ciò che possiamo apprendere analizzando Joker, è che non sia il classico villain megalomane alla ricerca del potere assoluto, ma un uomo intento a destabilizzare la città che come precedentemente descritto reputa ipocrita e materialistica.
Lui disprezza il denaro e lo usa in maniera pragmatica per raggiungere i suoi fini.
Non elimina Harvey Dent, perché lo trova un prezioso alleato.
Di fatto inizierà da qui il percorso verso la follia di Dent, dove sarà lui stesso a rovinare tutto ciò per cui ha lottato, ovvero la giustizia.
In una delle scene finali Joker brucia una montagna di soldi davanti agli altri criminali che si disperano per ciò che ha appena messo in atto. Non si capacitano di ciò che ha appena fatto.
Questa scena dà una nuova conferma sullo spirito anarchico e totalmente distaccato dall’attrazione per il denaro da parte dei criminali e della città in generale.
La forza di questo film è il fatto che racconti un episodio di Batman, nel quale alla superficie vi è una narrazione sull’eroe e l’antagonista e che al contempo offra spunti di riflessione sulle problematiche sociali che si possono trovare nella quotidianità degli americani e nella nostra società in maniera più generica.
Lo spettatore viene messo in crisi da Joker nel momento in cui si chiede se sia peggio un personaggio anarchico come lui, intenzionato a seminare panico e uccidere in maniera indistinta o ad esempio un politico corrotto che rivela in cambio di soldi il nome di un innocente a un criminale e lascia che esso venga ucciso.
Quindi si può dire che oltre accanto alla battaglia tra Batman e Joker, ci sia anche un confronto sulla malvagità e l’aggressività fisica e la malvagità interiore, che si riscontra nei cittadini comuni di Gotham.

“O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo.”

Questa è un’altra delle frasi chiave del film. C’è un momento nel film in cui si richiede la testa di Batman. Gli attentati per mano di Joker aumentano. Lui esige che Batman si mostri una volta per tutte al pubblico, altrimenti continuerà a compiere omicidi.
In città l’opinione pubblica inizia ad avere una visione negativa di Batman. La gente non comprende perché Batman non riveli la sua identità al pubblico e a Joker, sostenendo che lui pensi solo al suo beneficio personale senza pensare al bene comune.
Per una volta nel film Batman viene quindi messo sullo stesso piano dei cittadini. Lui, come il resto la città, viene dipinto come una persona egoista intenta a difendere la sua identità nonostante le vicissitudini e gli eventi tragici causati da Joker.
Di fatto nel film, Batman e il commissario Gordon alla fine fanno di tutto per coprire la metamorfosi e la caduta del personaggio di Harvey Dent. Come descritto precedentemente Harvey Dent è uno dei simboli di questo ragionamento: un personaggio raffigurato inizialmente come paladino della giustizia si è trasformato in un antagonista, in seguito agli eventi tragici che lo hanno segnato.
Ancor di più nella società odierna, è difficile mantenere la dignità e la coerenza.
In un’epoca in cui i social network, i giornalisti e la stampa sono sempre più presenti e pervasivi nella quotidianità delle persone, è più facile passare dalla parte dell’ “eroe” a quella dell’ “antagonista” .
Se non diventi un cattivo, c’è l’eventualità che la gente o i media ti facciano diventarlo.
Un parallelismo con questa tematica si può trovare nel caso di Richard Jewell, il quale sventrò l’attacco terroristico durante i giochi olimpici di Atlanta ’96 diventando un eroe nazionale. Da un giorno all’altro l’opinione pubblica capovolse lo scenario, rendendolo colpevole della pianificazione dell’attentato per prendersi i meriti successivi per lo sventramento.
Richard passò quindi svariati mesi venendo ingiustamente accusato e massacrato dai media, fino a che fu prosciolto nell’ottobre del 1996.
 
“Tu per loro sei solo un mostro. Ora gli servi, ma tra un po’ ti cacceranno via.”

Il concetto che ha espresso Joker durante il dialogo in carcere ha fatto riflettere pure Batman. Di fatto nel finale, Batman pur di tenere in equilibrio la società finge di aver ucciso le persone e i poliziotti uccisi da Harvey Dent.

“Perché a volte la verità non basta. A volte la gente merita di più. A volte la gente ha bisogno che la propria fiducia venga ricompensata”.

Ciò che accade nel finale evidenzia l’eroismo di Batman. Un eroismo che va oltre il suo potere fisico, che va porre margini di riflessione.
Un uomo che si assume le responsabilità per una cosa che non ha fatto e che mai farebbe, ma che è necessaria per il bene comune e per stabilire un equilibrio all’interno della società. Se così non fosse stato, allora tutto il lavoro iniziato da Harvey Dent per eliminare la criminalità organizzata e ristabilire l’ordine sarebbe stato vano.
Il ragionamento di Batman va in antitesi con il cinismo utilitaristico di cui si è parlato precedentemente. Se fosse stato una persona comune, probabilmente non gli sarebbe importato di ristabilire l’ordine pubblico e non si sarebbe preso la colpa di quegli omicidi. Ciò che mostra è che la sua eroicità si distacca da a Harvey Dent. Lui lavora sotto i riflettori prendendosi i meriti, mentre Batman agisce nell’oscurità mantenendo l’ordine della città. Attraverso questa scena viene messo in evidenza l’altruismo di Batman, che fa riflettere sull’essenza della vita stessa e di come spesso si voglia stare sotto i riflettori prendendosi i meriti che neanche spettano, pensando solo al proprio beneficio.
Batman nelle battute finali mette in chiaro di non sentirsi superiore a nessuno, ma che al contrario ognuno può dare un contributo importante per risollevare la società.

“Chiunque può essere un eroe, anche un uomo che fa una cosa semplice e rassicurante come mettere un cappotto sulle spalle di un bambino per fargli capire che il mondo non è finito.”

IV. Campagna virale per la promozione del film
Un altro aspetto rilevante per la contemporaneità è la campagna marketing virale fatta per promuovere il film.
Nel 2007 venne realizzata la campagna promozionale per il film che uscì pochi mesi dopo nelle sale.
Fu indiscutibilmente una delle campagne promozionali per un film con più successo e coinvolgimento nella storia del cinema. La campagna marketing fu sviluppata attraverso un alternate reality game che fungeva da ponte narrativo tra il film precedente Batman Begins (2005) e The Dark Knight (2008).
Questa ebbe il suo inizio attraverso il sito della Warner Bros con l’icona di Batman. L’ARG partiva nel momento in cui si accedeva ad un Link sul sito della Warner Bros, che reindirizzava l’utente a un altro sito nel quale era raffigurato l’attore Aaron Eckhart; quest’ultimo appariva in un manifesto come Harvey Dent, un personaggio del mondo di Batman che chiedeva sostegno nella sua campagna elettorale finalizzata a diventare il procuratore distrettuale di Gotham. Il manifesto era raffigurato con la scritta “I Believe in Harvey Dent” che divenne nel periodo successivo un vero e proprio slogan dei partecipanti.
Inizialmente questo veniva percepito dal pubblico semplicemente come un manifesto di presentazione del personaggio. Al contempo comparvero in svariati negozi delle carte da gioco raffiguranti Joker. Su di queste apparivano alcuni slogan come “I Believe in Harvey Dent too.”, firmato Joker.
Le carte vennero pubblicate immediatamente su internet da chi aveva avuto modo di trovarle.
Il pubblico iniziò a fare ipotesi sui possibili significati di quelle carte scambiando le proprie idee sulla possibile trama del film, facendo partire un vero e proprio fenomeno di massa. La notizia si diffuse rapidamente e il sito mutò cambiando le sembianze di Harvey Dent rappresentate sul manifesto.
La campagna ebbe grande seguito soprattutto negli Stati Uniti.
Dai dati ottenuti si stabilì un coinvolgimento di più di 11milioni di persone in 33 città americane. A livello mondiale ci fu un cospicuo seguito che si manifestò in 75 nazioni. Susan Bonds, una delle autrici di questa campagna, sottolineò in un’intervista successiva come il pubblico oggi giorno possa avere un ruolo ancora più determinante rispetto al passato per creare l’hype contribuendo in maniera partecipativa allo sviluppo del mondo narrativo attraverso canali come i social network e in generale il world wide web.
LA Times definì questa campagna promozionale come una delle più grandi campagne marketing mai realizzate ad Hollywood.
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