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Master MICA - Analisi di "Valerian e la città dei Mille Pianeti"
Gli studenti del Master in Management dell'Immagine, del Cinema e dell'Audiovisivo dell'Università Cattolica di Milano, hanno svolto delle interessanti analisi per il corso di Storia e scenari dell'immagine e dell'audiovisivo: le pubblichiamo con piacere sul nostro portale! Complimenti!

Andrea Pennelli - Valerian e la città del Mille Pianeti (2017) di Luc Besson

Valerian e la città del Mille Pianeti: analisi di un film contemporaneo
Valerian e la città del Mille Pianeti di Luc Besson, basato sul fumetto francese Valérian e Laureline agenti spazio-temporali (P. Christin, J. Mézières), è il film più costoso della storia del cinema europeo. Ma questa non è la sua unica peculiarità. Si tratta infatti di un prodotto innovativo dal punto visivo, creativo e produttivo, che tratta tematiche attuali. Questo elaborato si pone l’obiettivo di analizzare alcuni tra gli aspetti più interessanti del film, al fine di dimostrare quanto esso raccolga alcune tra le tendenze più importanti del cinema contemporaneo.

1.     Reale, virtuale e crossmediale in Valerian
1.1.  Genesi del film
L’idea di realizzare un film su Valerian è nella testa di Besson sin dai tempi de Il Quinto Elemento, da quando il disegnatore Mézières, coinvolto nel progetto, lo invitò a dedicarsi a una trasposizione cinematografica del fumetto. Il regista era però conscio dell’impossibilità di realizzare il tutto a causa della mancanza della tecnologia adeguata. Il momento di svolta arrivò nel 2009 con Avatar, che lo convinse dell’effettiva possibilità di portare sugli schermi il fumetto. Non a caso infatti, dei 2734 effetti speciali si è occupata, insieme alla Industrial Light & Magic e alla Rodeo FX, la Weta Digital, che aveva già curato computer grafica e motion capture del film di James Cameron. Come Avatar infatti, anche Valerian è concepito per una visione in 3D.
Nonostante la larga presenza di tecnologia, alla base del film ci sono sia attori in carne ed ossa, sia paesaggi reali. La motion capture è infatti utilizzata per la creazione degli abitanti del pianeta Mül, per il mercante Igon Siruss, e per la mutaforma Bubble. Il personaggio interpretato da Rihanna è rilevante anche per un altro aspetto: le scene di ballo acrobatico sono realizzate dalla ballerina Emilie Livingston, sulla quale è stato attaccato il viso della cantante tramite CGI. Per quanto riguarda la costruzione dei setting invece, il pianeta Mül è concepito sulla base della città greca di Santorini, mentre la parte interna della città spaziale di Alpha è strutturata in maniera tale da dare l’idea di due New York a specchio.
Un aspetto molto peculiare nel processo creativo di Valerian è il coinvolgimento del pubblico tramite il web: la realizzazione dei paesaggi e delle specie aliene ha infatti coinvolto oltre 2000 disegnatori provenienti da tutto il mondo, mentre per la creazione dei costumi è stato indetto un contest di design su Yahoo.com.

1.2  Un prodotto crossmediale
Per quanto riguarda il rapporto con il fumetto, la cui pubblicazione comincia nel 1967 e termina nel 2010, il film di Besson trae ispirazione da circa cinque o sei volumi dell’opera originale, ma la fonte principale è L’ambasciatore delle ombre. La storia è del 1975, anno che appare sullo schermo nelle scene iniziali del film, in cui sono utilizzati i filmati di repertorio del Programma test Apollo-Sojuz, la prima missione spaziale congiunta tra USA e URSS. Un’altra fonte, come si evince dal titolo, è probabilmente L’impero dei mille pianeti (1971), storia in cui vi è la presenza di quello che è il prototipo del Gran Mercato. La serialità del fumetto è anche alla base della trasposizione cinematografica: il film è infatti concepito come l’opera prima di un franchise, di cui Besson ha già scritto il secondo e il terzo capitolo. Sequel che però, dati gli scarsi risultati al botteghino, probabilmente non vedranno mai la luce: solo per coprire i costi di produzione il film avrebbe dovuto incassare almeno 400 milioni di dollari, a fronte di soli 225 ottenuti in tutto il mondo.
Ma i media coinvolti nell’universo di Valerian non sono solo fumetto e film. Parallelamente a quest’ultimo sono stati infatti sviluppati un videogioco per smartphone e un’esperienza in VR. Valerian City of Alpha è un videogioco per sistemi Ios e Android realizzato dalla Spilgames e ambientato 600 anni prima degli eventi del lungometraggio: compito del giocatore è quello di far crescere la stazione spaziale di Alpha, ancora in stato embrionale e in fase di espansione. Sono inoltre fornite molte informazioni sulle specie aliene presenti nel film, di cui il videogioco può considerarsi un tie-in prequel. Nel 2018 è stata invece realizzata un’esperienza in VR nel parco divertimenti tedesco Europa-Park. I visori sono gli stessi utilizzati dai clienti del Gran Mercato e permettono di esplorare i mondi e le dimensioni presenti nel film.

1.3  Il reale e il digitale all’interno del film
Questi aspetti extra filmici si ritrovano anche durante la visione del film. Valerian permette infatti un’interessante riflessione sulle nuove tendenze e possibilità del cinema e dell’audiovisivo. Che si stia per entrare in contatto con qualcosa di innovativo, lo si capisce sin dall’inizio: sulle note di Space Oddity, dopo i filmati di repertorio dell’Apollo-Sojuz, lo schermo lentamente si allarga e dalla pellicola si passa al digitale. Un modo elegante per affermare: sto per mostrarvi qualcosa che non avete mai visto, che vi aprirà la mente. L’idea di un cinema in cui lo spettatore è immerso è rappresentata dalla scena in cui Laureline osserva i ricordi di Valerian sullo “schermo” all’interno della medusa-corteccia.
È importante soffermarsi sulla scena del Gran Mercato, che evidenzia lo stretto rapporto tra il cinema, i mondi digitali, i videogiochi e il VR. Il mercato rappresenta, in maniera abbastanza evidente, Internet e la sua molteplicità di stores online: si crea digitalmente davanti agli occhi dei clienti e dello spettatore; consta di un milione di negozi; vi sono numerosi banner pubblicitari; per ritirare i prodotti acquistati e ottenerli nell’altra dimensione, è necessario riporre gli acquisti in un box trans-materiale e digitare il proprio codice DNA. Vi è inoltre la presenza di un mercato nero, ossia il deep web: una zona oscura, ideale per affari più loschi, nella quale è possibile accedere solo in incognito o tramite l’aiuto di un “hacker”.
L’accesso al mercato è consentito unicamente attraverso l’uso di un casco e un paio di guanti, elementi caratterizzanti le esperienze in VR. Allo stesso modo il soldato Zito controlla, attraverso un visore e dei guanti, una delle guardie del mercato, utilizzandolo come un avatar, e una mitragliatrice. Il regista utilizza un vasto numero di soggettive, al fine di dare l’impressione allo spettatore di trovarsi all’interno di un videogioco sparatutto in prima persona. L’estetica visuale videoludica è fortemente presente nel film, a cominciare dalle scene che si svolgono sul pianeta Mül, passando per la corsa di Valerian attraverso le varie “dimensioni” di Alpha, fino all’inseguimento della navicella dei Pearls.
Besson sottolinea però l’importanza di non lasciarsi fagocitare dalle nuove possibilità offerte dal digitale, il cui rischio è la perdita del senso del reale. Una paura espressa in diverse scene del film: una visione prolungata all’interno della medusa causerebbe infatti a Laureline una perdita di memoria; Valerian rischia di perdere un braccio e il sergente Cooper viene sbranato vivo da uno dei mostri all’interno dell’altra dimensione; il mostro del mercato digitale che si materializza nel mondo reale e divora i soldati. Ma che il reale sia preferibile al virtuale per il regista è abbastanza evidente sin dall’inizio del film: una spiaggia digitale sarà anche bella e rilassante, ma il protagonista preferirebbe una spiaggia reale.

2.     Valerian e le società multiculturali contemporanee
2.1  Dalla parte dell’alieno
Sebbene si tratti un film di fantascienza ambientato nel futuro, Valerian pone una seria riflessione sulle problematiche delle attuali società multiculturali, in particolar modo in seguito alla recente crisi economica. Il termine alien non a caso, oltre ad extraterrestre, significa anche straniero o diverso. Sin dall’inizio del film lo spettatore è portato ad immedesimarsi con l’alieno: non osserva infatti la distruzione del pianeta Mül dall’esterno, ma dalla prospettiva dei Pearls. La scelta del 3D è qui funzionale, poiché punta ad enfatizzare il coinvolgimento emotivo. Che si voglia porre una riflessione sui genocidi è esplicito ed è stato dichiarato dallo stesso regista.

2.2  Alpha e la crisi economica
Alpha, la città dei mille pianeti, è presentata sin titoli di testa come un luogo utopico, ideale per una convivenza pacifica tra popoli provenienti da ogni angolo dell’universo. La realtà dei fatti è però ben diversa. All’arrivo di Laureline e Valerian sulla stazione spaziale il computer di bordo Alex, descrivendone la demografia, afferma: “The economy has been in shambles for one year”. Nello stesso lasso di tempo al suo interno si è sviluppata una zona radioattiva in fase di espansione, che si prevede potrebbe distruggerla in breve tempo. Se si associano i due elementi e li si rapporta al presente, la crisi citata è un riferimento a quella economica del 2009 e la zona radioattiva una metafora dell’aumento della paura dei suoi effetti. Il regista pone inoltre una critica alla fonte della crisi, ossia il sistema economico neoliberista del mercato globale, mirato ad un consumismo superfluo e immotivato ed alla sovrapproduzione. Questo lo si evince dal dialogo tra moglie e marito al Gran Mercato: se la prima esalta le qualità degli oggetti acquistati, ritenendoli un segno di civiltà, il secondo ironizza su quanto il possesso di oggetti inutili sia qualcosa di ben poco civilizzato.

2.3  La xenofobia in Valerian
Uno dei principali effetti della crisi è l’aumento della xenofobia. Il sentimento di paura per il diverso viene esplicitato nel primo dialogo tra Valerian e il comandante Filitt. Se il primo sottolinea che nessuno ha motivo di distruggere Alpha, poiché ogni specie vivente è rappresentata in essa, il secondo risponde che “behind every weapon, there is a killer. It doesn't matter who it is. It's a threat to us all.”. Questo pericolo invisibile, originatosi all’interno della città, rappresenta la paura delle moderne metropoli riguardo la presenza di persone provenienti da paesi e culture diverse: la paura per le malattie (la zona radioattiva è definita un tumore crescente) o per gli attentati terroristici di matrice islamica subiti da diversi paesi europei, in particolar modo la Francia, dal 2000 in poi. Nel comandante sono evidenti gli atteggiamenti e i discorsi tipici della politica populista e xenofoba, che utilizzano lo straniero come capro espiatorio per le problematiche economiche contemporanee, come evidente nell’accusatoria finale verso i Pearls. Un tipo di politica non gradita a Besson, poiché il personaggio è subito identificato come il nemico principale del film, attraverso la scena della tortura di uno degli ultimi Pearls sopravvissuti. La non pericolosità di quest’ultimi è ribadita successivamente anche da Laureline, che in un dialogo col generale Okto Bar sottolinea come, dietro il rapimento del comandante, non vi fossero intenzioni omicide.

2.4  Boulan Bathours e banlieu
Proseguendo all’interno della narrazione, si arriva al momento in cui il personaggio interpretato da Cara Delevigne viene rapita dai Boulan Bathors. Un primo elemento su cui soffermarsi sono le farfalle: solo alcune sono pericolose. Se queste simbolizzano gli stranieri, significa che solo alcuni di essi costituiscono un reale pericolo. Le farfalle sono il mezzo attraverso cui si arriva a conoscere i Boulan Bathors. Questi sono subito mostrati come incivili, stupidi, rozzi, pericolosi, affamati e soprattutto sembrano tutti uguali: l’idea che si ha ad una visione superficiale degli stranieri che arrivano sulle coste europee. La prima reazione di Valerian alla loro vista è sparare in testa a uno di loro. La prospettiva è quella dell’alieno, sebbene non sia utilizzata una soggettiva: lo spettatore è messo dalla sua parte e può osservare dall’esterno il suo dolore. Grazie al 3D la testa esplode letteralmente in faccia allo spettatore.
All’entrata del distretto dei Boulan Bathors appare una scritta abbastanza emblematica: “restricted area, no foreigners allowed”. Se Alpha è una metropoli multietnica, questo regno è un quartiere periferico: una banlieu, trattandosi di un film francese. Questi alieni sono quindi ghettizzati ed emarginati. A supporto di questa affermazione va considerata la presenza di Mathieu Kassovitz, regista de L’odio nel cast, nonché l’interesse più volte mostrato da Besson verso le periferie parigine: la produzione e la realizzazione della sceneggiatura di Banlieu 13, film del 2004 diretto da Pierre Morel, e la costruzione della Cité du Cinéma, dove lo stesso Valerian è stato girato, a St. Denis, quartiere dove ebbero origine le rivolte dei quartieri periferici parigini nel 2005.
Questi alieni sono presenti nell’Ambasciatore delle ombre col nome di Bagulin, ma non sono muti. La scelta di Besson, oltre ad enfatizzare un effetto comico, ha una precisa funzione: è impossibile parlare con loro. La mancanza di comunicazione è una delle problematiche centrali del film: all’interno di Alpha infatti i personaggi hanno più volte difficoltà a comunicare tra loro. Pur infiltrandosi sotto copertura nel distretto, Valerian è comunque percepito come un corpo estraneo, diverso. È necessario ribadire un concetto semplice: i protagonisti sono due “agenti” che entrano in quella che si è detto essere una banlieu. Non si riesce a comunicare. Il risultato può essere quindi uno solo: il contrasto che porta al massacro. Besson ritrae quindi un modello di integrazione le cui problematiche sono evidenti, dove la mancanza di dialogo può solo generare conflitto.

2.5  Crisi d’identità e immigrazione
Cambiando distretto, Paradise Valley offre ulteriori spunti di riflessione interessanti. Si tratta del quartiere a luci rosse di Alpha, pullulante di sex workers provenienti da tutto l’universo. È necessario prestare attenzione alla colonna sonora: il brano che accoglie Valerian è We are trying to Stay Alive di Wycleaf Jean e dei Refugee All stars. Un ulteriore riferimento alle problematiche che il film vuole evidenziare. Qui si fa la conoscenza con l’aliena mutaforma Bubble. Il termine bubble ha molteplici significati. In primis quello letterale di bolla, ossia qualcosa di trasparente, poco tangibile e soprattutto destinata ascoppiare in poco tempo: si capisce subito che il personaggio avrà vita breve. Il termine è inteso anche come “campana di vetro” ossia qualcosa di illusorio, che protegge dalla realtà. La bolla in questione può rappresentare sia l’illusione delle società occidentali di sentirsi al sicuro, di essere economicamente stabili, sia l’illusione di molti immigrati verso l’approdo sulle coste europee: Bubble è un’immigrata clandestina che ha dovuto scontrarsi con quella che è la dura realtà di Alpha, dove è costretta a lavorare clandestinamente come ballerina e prostituta. Come lei stessa afferma: “What good is freedom when you're an illegal immigrant far away from home?”. Il colore scelto per rappresentarla è il blu, che si associa a sentimenti come la nostalgia e la tristezza. Il terzo riferimento è a quella che in economia è chiamata bolla speculativa: la crisi economica del 2007 ha avuto origine proprio a causa della bolla speculativa del mercato immobiliare statunitense.
Il personaggio è specchio di una delle problematiche cardine del film: la crisi d’identità. In punto di morte pronuncia le seguenti parole: “where I'm from... Life is more painful than death […] It's a drag when you don't have an identity to call your own”. Può trasformarsi in chi vuole, ma non possiede una sua identità stabile. Il distacco dal proprio territorio, l’ingresso in un paese e in un contesto culturale diverso, spesso ostile, risultano ovviamente cause di una crisi identitaria, nonché di depressione.
Anche nel personaggio di Valerian è evidente una crisi identitaria e di valori: per tutta la durata del film è infatti sia l’agente spazio temporale, sia la principessa Lïho-Minaa. Il protagonista costruisce la sua identità sul suo essere un soldato: “I'm a soldier. I play by the rules. It's what makes me who I am.". Il contatto diretto con lo straniero ne mina però identità e convinzioni: una metafora della crisi identitaria e culturale che colpisce i cittadini europei in relazione allo straniero, modificando la percezione di cosa sia effettivamente giusto o sbagliato.
Il riferimento al tema si ritrova anche nella canzone che accompagna i titoli di coda: A Million on My Soul. Valerian ospita dentro di sé infatti non solo la principessa, ma anche il destino di un intero popolo, la cui identità è stata cancellata dalla storia per motivi politici. I Pearls sono costretti alla clandestinità e non possono richiedere asilo politico su Alpha poiché non ci sono prove del loro passato e della loro esistenza. Il loro carnefice si è appropriato delle risorse primarie, fonte di profitto economico, che garantirebbero un ritorno alla vita ed una ricostruzione identitaria: il convertitore Mül. Essi sono i moderni immigrati che arrivano sulle coste europee, i rifugiati siriani, chi vive in clandestinità, le vittime del colonialismo.Questi personaggi dimostrano l’importanza del dialogo, il mezzo attraverso cui apprendere la storia e la cultura altrui, comprenderne intelligenza e arrivare a considerare ogni straniero come singolo individuo. Una situazione opposta a quella che si verifica coi Boulan Bathours: il contatto diretto permette a Valerian e Laureline di vederli come persone, eliminare la visione superficiale di selvaggi ed evitare una seconda carneficina.
A conti fatti si ha però anche in questo caso un esempio di integrazione fallita: gli stranieri non rimangono su Alpha, provando ad integrarsi con i terrestri e gli altri alieni, ma vanno via. Se a questo si aggiunge che in una banlieu aliena è avvenuto un massacro e che un’immigrata clandestina che lavorava come prostituta è morta, è abbastanza evidente che il messaggio passato dal regista non è positivo. L’accusatoria dei Pearls, “You are your own worst enemy”,26 non è diretta non solo al comandante Filitt, ma anche a chi oggi opera o appoggia una politica populista e xenofoba.

Conclusioni
Alla luce di quanto analizzato, si può affermare che il film di Besson rispecchi molte delle tendenze del cinema contemporaneo. È un’opera girata in digitale, ricca di effetti speciali fatti al computer, ed è pensata per una visione in 3D. È un’opera crossmediale, che al suo interno illustra e pone una riflessione sull’uso delle moderne tecnologie: Internet, videogiochi e VR. Tratta inoltre di importanti tematiche attuali come l’immigrazione e la xenofobia nelle società contemporanee, l’attuale crisi economica e la crisi d’identità.
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