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Il cinema di Mike Nichols: la nostra top 5

«Mrs. Robinson, you're trying to seduce me. Aren't you?»


Mike Nichols, pseudonimo di Michael Igor Peschkowsky: artista brillante e caustico, dotato di uno sguardo acuto e analitico sul reale, "ha introdotto nella commedia di stampo hollywoodiano una forte componente di critica sociale collocandosi tra gli autori più innovativi degli anni Settanta" (Treccani). Nato a Berlino ed emigrato negli Stati Uniti in seguito alle leggi razziali, esordisce dietro la macchina da presa con Chi ha paura di Virginia Woolf?; il resto, con la realizzazione de Il laureato e il marchio indelebile su settima arte e New Hollywood, è storia e lo definisce come intellettuale in grado di scandagliare con acume la sessualità e il costume.


Mike Nichols nasceva il 6 novembre 1931: per omaggiarlo, ecco una top 5 dei suoi migliori film!



5. Silkwood (1983)



Vigoroso e spietato nelle intenzioni, Silkwood di Mike Nichols è ispirato alla vera storia di Karen Gay Silkwood, operaia e attivista sindacale deceduta nel 1974 in seguito a un incidente stradale dalle dinamiche mai pienamente chiarite. Il film, valorizzato dall'intensa interpretazione di Meryl Streep in uno dei suoi ruoli più celebrati negli anni Ottanta (che le fruttò una meritata candidatura ai premi Oscar), ha in Mike Nichols un vibrante compilatore e in Cher (l'amica lesbica Dolly) e Kurt Russell (il fidanzato Drew) due solidi comprimari.



4. Comma 22 (1970)



Ispirato all'omonimo romanzo (1961) di Joseph Heller (1923-1999), è uno dei film più sentiti e felici di Mike Nichols, realizzato con enormi difficoltà (tra cui vari problemi di sforamento budget e la morte di uno stuntman) ma stringente nel sintetizzarsi come efficace parodia anti-militarista, grazie all'icastica sceneggiatura di Buck Henry (che appare anche nel film) e alla riuscitissima interpretazione del bravo Alan Arkin. Nichols, proveniente dalle urla di Chi ha paura di Virginia Woolf (1966) e dalle malinconiche piscine de Il laureato (1967), gestisce coerentemente satira e spettacolarità, firmando uno dei suoi titoli meno ricordati, ma tra i più efficaci.



3. Conoscenza carnale (1971)



A Mike Nichols va il merito, dopo Il laureato (1967), di aver contribuito a (re)inventare e liberare una nuova forma, fisica e intellettuale, di sessualità, che ha trovato nel cinema dell'autore di origine ebraica originale e innovativa forma di compiutezza. Il film attraversa 25 anni di tappe cruciali, che sprigionano e sdoganano il sesso nella storia dell'America e dei suoi costumi: Nichols dirige con ineccepibile controllo le vicende di due amici (strepitosi Nicholson e Art Garfunkel, quest'ultimo in trasferta-premio recitativa) alle prese con l'erotismo, le relazioni e i fallimenti, in una nazione (in)gloriosa e culturalmente in continua trasformazione. 



2. Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966)



Esplosivo, doloroso e crudele: Chi ha paura di Virginia Woolf? non è soltanto il secco, perfetto, esordio di un autore come Mike Nichols, vicino agli ambienti di Broadway e alla satira dei cabaret. È anche, e soprattutto, una grande trasposizione (molto libera) di una cruda pièce di Edward Albee del 1962, valorizzata dalla tesa sceneggiatura di Ernest Lehman e dallo strabordante talento di due giganti della recitazione come Elizabeth Taylor e Richard Burton. Lei scompone la sua immagine di screen siren consegnando ai posteri una Martha grassa, laida, sgradevole e indimenticabile; lui incarna mirabilmente la frustrazione e la monotonia dell'accademismo, della cultura, della repressione.



1. Il laureato (1967)



Ispirato al romanzo parzialmente autobiografico di Charles Webb del 1963, è uno dei film che più hanno inciso e condizionato la cultura americana del periodo. Un anno prima dei tumulti sessantottini, a bordo delle piscine di Pasadena (e di un'iconica Alfa Duetto), si consuma un dramma sentimentale quasi sveviano, in cui l'accidia si intreccia all'ossessione e alla paranoia. Grazie alla strepitosa regia di Mike Nichols, che celebra per sempre i volti di Dustin Hoffman e di Katharine Ross, Il laureato è un'opera di straordinario spessore, capace di parlare con notevole profondità della situazione alienante in cui si trovavano i giovani sul finire degli anni Sessanta e impreziosita dalla colonna sonora evocativa e immaginifica di Simon & Garfunkel (che consegnano alla storia brani come Mrs. Robinson e The Sound of Silence): una tappa nella storia della celeberrima New Hollywood che stava nascendo proprio in quegli anni. Una sola parola: cult.

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