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Mostra del Cinema di Venezia 2020: tutte le trame dei film in Concorso
Riceviamo e pubblichiamo dalla Biennale di Venezia le trame dei film che verranno presentati in Concorso alla 77esima edizione della Mostra del cinema, in programma al Lido di Venezia dal 2 al 12 settembre prossimi. Alleghiamo anche, per ogni titolo, cast, credits produttivi, durate e biografie dei rispettivi registi. 

IN BETWEEN DYING
di HILAL BAYDAROV, Azerbaijan / USA / 88'
Ucqar Film / Louverture Films

con Orkhan Iskandarli, Rana Asgarova, Maryam Naghiyeva, Murvat Abdulazizov, Kamran Huseynov, Samir Abbasov

La storia d’amore lirica e poetica di Davud, un giovane che cerca di trovare la sua “vera” famiglia, quella che possa dare ogni giorno un senso alla sua vita. Quando finalmente trova l’amore, questo si trova nel posto dove lui ha sempre vissuto. Sarà troppo tardi?

HILAL BAYDAROV (Baku, Azerbaijan, 1987) è un regista e sceneggiatore azero, noto nel circuito dei festival specializzati per documentari che sfuggono a ogni tentativo di categorizzazione, come Birthday (2018), premio Docu Talent al Sarajevo Film Festival, e When the Persimmons Grew (2019), premiato al festival Visions du Réel di Nyon. In Between Dying è il suo secondo film di finzione, dopo quello d'esordio Hills Without Names (2018), presentato in anteprima al Montréal World Film Festival nel 2018.



LE SORELLE MACALUSO
di EMMA DANTE, Italia / 94'
Rosamont 

con Viola Pusateri, Eleonora De Luca, Simona Malato, Susanna Piraino, Serena Barone, Maria Rosaria Alati, Anita Pomario, Donatella Finocchiaro

Tratto dall’omonima opera teatrale (2014) della stessa regista, dove si ritrovano tutti i temi a lei cari: la famiglia, la violenza dei legami di sangue, la coralità, il confine irrequieto fra vita e morte. Maria, Pinuccia, Lia, Katia, Antonella. L’infanzia, l’età adulta e la vecchiaia di cinque sorelle nate e cresciute in un appartamento all’ultimo piano di una palazzina alla periferia di Palermo. Una casa che porta i segni del tempo che passa, come chi ci è cresciuto e chi ancora ci abita. La storia di cinque donne, di una famiglia, di chi va, di chi resta e di chi resiste.

EMMA DANTE (Palermo, 1967) è la più importante regista italiana di opere teatrali e liriche, che aveva esordito nella regia cinematografica a Venezia nel 2013 con Via Castellana Bandiera. Per quel film, l’attrice protagonista Elena Cotta viene premiata con la Coppa Volpi. Tra i molti lavori di Emma Dante, la trilogia di opere teatrali che comprende Carnezzeria  (Premio UBU come novità italiana nel 2001), Mpalermu del 2003 e Vita mia del 2004. La prima rappresentazione delle Sorelle Macaluso è del 2014, premio UBU allo spettacolo dell’anno.



THE WORLD TO COME
di MONA FASTVOLD, USA / 98'
Killer Films

con Katherine Waterston, Vanessa Kirby, Christopher Abbott, Casey Affleck 

Storia di due donne che alla fine dell’Ottocento vivono con i rispettivi mariti in case isolate a qualche miglio di distanza, e che si innamorano una dell’altra. Abigail (Waterston) ha appena perso sua figlia per difterite e trascorre i suoi giorni in uno stato di torpore mentre gestisce una fattoria insieme a suo marito Dyer (Affleck). La sua vita subirà una svolta quando conoscerà Tallie (Kirby), una giovane ed emotiva nuova arrivata, che sta affittando una fattoria vicina alla loro con il marito Finney (Abbott). 

MONA FASTVOLD (Oslo, Norvegia, 1981) è una regista, sceneggiatrice e attrice norvegese. Dopo una carriera da interprete tv e di cortometraggi, esordisce nella regia nel 2014 con The Sleepwalker presentato al Sundance Film Festival. Moglie e collaboratrice del regista Brady Corbet, nel 2015 scrive insieme a lui L'infanzia di un capo, che a Venezia vince il Premio per la migliore regia di Orizzonti e il Premio Opera Prima. Recita poi nel secondo film di Corbet, Vox Lux, presentato in concorso a Venezia nel 2018. 



NUEVO ORDEN
di MICHEL FRANCO, Messico / Francia / 88'
Teorema

con Naián González Norvind, Diego Boneta, Mónica Del Carmen, Fernando Cuautle, Darío Yazbek, Eligio Meléndez 

Un film proiettato nell’immediato futuro, di fantascienza distopica, che risuona di rimandi alla situazione contemporanea di Paesi governati da regimi totalitari, anche quando pretendono di non esserlo. Messico, mentre si sta svolgendo una festa di compleanno in una grande villa gremita di importanti esponenti dell’aristocrazia messicana, giù in città scoppia una violenta rivolta del popolo contro le forze dell’ordine. I rivoltosi arrivano ad attaccare la villa stessa. 

MICHEL FRANCO (Città del Messico, 1979) regista, produttore e sceneggiatore, nato e cresciuto in Messico, è autore di cinque lungometraggi, quattro dei quali presentati a Cannes. Después de Lucía (2012) e Las hijas de Abril (2017) vincono rispettivamente il premio per il miglior film e il premio della giuria di Un Certain Regard, mentre Chronic (2015), presentato in concorso, vince il premio per la miglior sceneggiatura. Ha prodotto Desde allá di Lorenzo Vigas, Leone d’oro a Venezia nel 2015. Nel 2017 è nella giuria del concorso di Venezia.



AMANTS (LOVERS)
di NICOLE GARCIA, Francia / 102'
Les Films Pelléas 

con Stacy Martin, Pierre Niney, Benoît Magimel 

Thriller tratto da un testo teatrale scritto a quattro mani dalla stessa regista Garcia con Jean Fieschi, e interpretato dal trio di attori Stacy Martin, Benoît Magimel e Pierre Niney che in Francia è una star in rapida ascesa. Tutto ruota attorno a Lisa (Martin), che incontra il suo ex amante dopo che lui è scomparso e lei si è sposata con un ricco avvocato. Un triangolo sentimentale ovviamente molto pericoloso. 

NICOLE GARCIA (Orano, Algeria, 1946) è un’attrice, regista e sceneggiatrice francese, per la seconda volta in concorso a Venezia. Esordisce come attrice teatrale e poi passa al cinema, ottenendo la consacrazione grazie al suo ruolo in Mon oncle d’Amérique (1980) di Alain Resnais. Fa il suo esordio nella regia con Un week end sur deux (1990), con Nathalie Baye.  Nel 1998 dirige Place Vendôme, in Concorso a Venezia, che vale a Catherine Deneuve la Coppa Volpi. È poi tre volte in concorso a Cannes con L'avversario (2002), Quello che gli uomini non dicono (2006) e Mal di pietre (2016), con Marion Cotillard, tratto dal romanzo di Milena Angus. Nel 2018 fa parte della giuria del concorso di Venezia. 



LAILA IN HAIFA
di AMOS GITAI, Israele / Francia / 99'
Agav Films, CDP Productions

con Maria Zreik, Khawla Ibraheem, Bahira Ablassi, Naama Preis, Tsahi Halevi, Makram J. Khoury

È stato interamente girato in un locale notturno, con annessa una galleria d’arte contemporanea, frequentata da israeliani e palestinesi, nella città più aperta di Israele, Haifa. Una lunga notte dentro un locale dove si ritrovano le persone più disparate: ebrei, musulmani, gay, eterosessuali, travestiti e tre donne, che in quel microcosmo variegato, luogo di incontro e di pace, trovano riparo dalla prepotenza maschile.

AMOS GITAI (Haifa, Israele, 1950) è un regista, scrittore e produttore israeliano, uno dei cineasti più fedeli nel tempo a Venezia, dove sono stati presentati molti dei suoi film, in particolare negli ultimi anni. Regista dell’impegno politico e sociale, attento da sempre ai temi dell’esilio e dell’emigrazione, si impone internazionalmente con Esther (1986) presentato alla Semaine de la Critique a Cannes e premiato a Torino, con Berlin – Jerusalem (1989), in concorso a Venezia, e Golem, lo spirito dell’esilio (1992), presentato a Berlino. I successivi Kadosh (1999) e Kippur (2000) vengono presentati in concorso a Cannes, come anche Free Zone (2005). Sono invece presentati tutti a Venezia i lungometraggi Eden (2001), Alila (2003), Promised Land (2004), Disengagement (2007), Ana Arabia (2013), Rabin, the Last Day (2015) e A Tramway in Jerusalem (2018).



UND MORGEN DIE GANZE WELT (AND TOMORROW THE ENTIRE WORLD)
di JULIA VON HEINZ, Germania / Francia / 101'
Seven Elephants Gmbh

con Mala Emde, Noah Saavedra, Tonio Schneider, Luisa Céline Gaffron, Andreas Lust

La Germania è colpita da una serie di attacchi terroristici. La ventenne Luisa si unisce al movimento Antifa che progetta di reagire con la violenza alle crescenti scorribande di gruppi neonazisti. Agendo in maniera spericolata e coraggiosa, non solo combatte contro l’estrema destra, ma cerca anche di fare colpo su Alfa, un attivista Antifa del quale si è innamorata. Ma la situazione precipita. Presto Luisa e i suoi compagni sono obbligati a nascondersi dalla polizia. Quarant’anni  dopo Anni di piombo di Margarethe Von Trotta, un altro film tedesco, e un film di una donna, affronta di petto la questione dei radicalismi politici nella Germania contemporanea.

JULIA VON HEINZ (Berlino, Germania, 1976) è una regista, sceneggiatrice e produttrice tedesca. Il suo film d’esordio Was am Ende zählt (2007), dramma generazionale, ottiene subito il plauso della critica vincendo diversi riconoscimenti tra i quali il Premio Speciale della Giuria al Lovers Film Festival di Torino. 



DOROGIE TOVARISCHI (DEAR COMRADES)
di ANDREY KONCHALOVSKY, Russia / 116'
Andrey Konchalovsky Studios

con Julia Vysotskaya, Vladislav Komarov, Andrei Gusev, Yulia Burova, Sergei Erlish

Il film ricostruisce un episodio poco noto e molto controverso della  storia sovietica in piena epoca Breznev. Nel 1962 ci fu il primo sciopero di una fabbrica di operai a Novočerkassk, che protestavano per le dure condizioni di lavoro e la penuria di generi alimentari, represso nel sangue da cecchini istruiti dal KGB. Lyuda (Julia Vysotskaya), membro del partito bolscevico locale, disprezza gli antisovietici e crede di poter costruire una società comunista. Durante lo sciopero assiste alla sparatoria contro i lavoratori. Questo avvenimento cambia radicalmente la sua visione. 

ANDREY KONCHALOVSKY (1937, Mosca, Russia) regista, sceneggiatore e produttore, è uno dei più grandi registi russi di un’importante generazione. E’ stato altre quattro volte in concorso a Venezia, vincendo per tre volte un Leone d’Argento. Esordisce nel 1965 con Pervyy uchitel (The First Teacher), in concorso a Venezia, dove Natalya Arinbasarova vince la Coppa Volpi. Sempre del periodo russo è Siberiade (1979). Nel 1984 presenta a Venezia Maria's Lovers (1984), suo primo film americano, un successo internazionale. Nel 1989 esce Tango & Cash, con Stallone e Kurt Russell. Nel 1994 il regista, dopo l'esilio americano, torna in Russia per dirigere Asja e la gallina dalle uova d'oro. Nel 2002 partecipa in concorso a Venezia con La casa dei matti, che vince il Gran premio della giuria. Sempre a Venezia nel 2014 vince il Leone d’argento per la miglior regia con Le notti bianche di un postino e si ripete nel 2016 con il Leone d’argento per la miglior regia per Paradise.



SPY NO TSUMA (WIFE OF A SPY)
di KIYOSHI KUROSAWA, Giappone / 116'
NHK / NEP / Incline / C I 

con Yu Aoi, Issey Takahashi 

Melodramma di spionaggio, ambientato alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, tra la città di Kobe e la Manciuria cinese, occupata dall’esercito imperiale giapponese, ricco di false piste, inaspettati colpi di scena e inattese rivelazioni. Giappone, 1940. Un mercante di Kobe si reca nella Manciuria occupata dai giapponesi. Per caso assiste a un evento che lo convince di aver scoperto una cospirazione. Sua moglie, però, vuole fermarlo dal rivelare la scoperta, per il suo stesso bene e per difendere il loro amore.

KIYOSHI KUROSAWA (Kōbe, Giappone, 1955) regista e sceneggiatore, uno dei più interessanti e prolifici cineasti giapponesi, autore di pellicole horror e thriller considerate dei cult di genere, è per la prima volta in concorso a Venezia. A Cannes presenta Pulse – Kairo (2001) in Un Certain Regard, Bright Future in concorso (2002), e Tokyo Sonata (2008), che vince il Premio della giuria in Un Certain Regard. Sempre in questa sezione vince come miglior regista con Journey to the Shore (2015). A Venezia invece partecipa alla sezione Cinema del Presente nel 1999 con Barren Illusion, poi è due volte Fuori Concorso con Castigo (2006) e con la miniserie Penance (2012). 



KHORSHID (SUN CHILDREN) 
di MAJID MAJIDI, Iran / 99'
Amir Banan

con Ali Nasirian, Javad Ezzati, Tannaz Tabatabaie, Rouhollah Zamani.

Un film con protagonisti adolescenti, diviso fra l’approccio realistico alle difficili condizioni di vita dei bambini di strada e un intreccio da cinema avventuroso, guardando alla lezione dickensiana di Oliver Twist. A Teheran un bambino, a causa di un piccolo furto, viene assegnato a una scuola riformatorio che accoglie giovani delinquenti e profughi afgani. Un giorno uno dei suoi educatori gli rivela che sotto la scuola si trova un tesoro. Il dubbio del ragazzo è se trovare il tesoro e aiutare la scuola in grave difficoltà economica, o agire per i propri interessi.

MAJID MAJIDI (Teheran, Iran, 1959) è un regista, sceneggiatore e attore iraniano, per la prima volta in concorso a Venezia. La sua prima opera che ottiene visibilità e successo di critica è Pedar (1996), film che racchiude già molti dei temi cari al cineasta, come le difficoltà lavorative e l’età adolescenziale, presentato tra i tanti festival a Torino e al San Sebastián, dove in entrambi vince il Premio della giuria. Nel 2000 ottiene una Menzione Speciale a Giffoni con Rang-e khoda, mentre nel 2002 partecipa a Venezia nella sezione Nuovi Territori, lungometraggi non-fiction con Pa berahneh ta Herat. Il successivo Avaze gonjeshk-hav è in concorso alla Berlinale nel 2008. Ha vinto per ben 5 volte il premio per il miglior film all’iraniano Fajr International Film Festival. 



PIECES OF A WOMAN
di KORNÉL MUNDRUCZÓ, Canada, Ungheria / 115'
Little Lamb / Proton / BRON

con Vanessa Kirby, Shia LaBeouf, Ellen Burstyn, Jimmie Fails, Molly Parker, Benny Safdie

Dramma familiare ambientato a New York e interpretato da un cast importante: l’attrice britannica Vanessa Kirby (anche protagonista di The World to Come, anch’esso a Venezia), Shia La Boeuf, Ellen Burstyn, Molly Parker.

KORNÉL MUNDRUCZÓ (Gödöllő, Ungheria, 1975) è un regista, sceneggiatore e attore ungherese. È stato più volte a Cannes con i suoi film precedenti, vincendo anche due premi in Un Certain Regard. Pieces of a Woman è il suo primo film in concorso a Venezia ed il suo primo in lingua inglese. Esordisce recitando per la televisione tra la fine degli anni  ‘90 e i primi anni del nuovo millennio. Dopo una serie di corti e un lungometraggio, vince il Pardo d’argento a Locarno con Szép napok nel 2002. Il suo terzo film, Johanna, viene presentato a Cannes in Un Certain Regard. Da questo momento in poi nasce il suo legame con il festival francese dove sarà presente per tre volte in concorso con Delta (2008), Szelíd teremtés - A Frankenstein-terv (2010) e Jupiter holdja (2017), vincendo poi il premio Un Certain Regard con Fehér isten (2014). 



MISS MARX
di SUSANNA NICCHIARELLI, Italia / Belgio / 107'
Vivo Film

con Romola Garai, Patrick Kennedy, John Gordon Sinclair, Felicity Montagu, Karina Fernandez, Oliver Chris, Philip Gröning

Dopo il successo internazionale del precedente Nico, 1988, Susanna Nicchiarelli affronta un nuovo biopic, girato in inglese e dedicato alla figlia minore di Marx, Eleanor, una donna di una intelligenza politica fuori dal comune e tra le prime della storia a far convergere le istanze femministe con il socialismo. Le contraddizioni di una donna e di un’epoca in bilico tra ragione e sentimento, sottomissione ed emancipazione. 

SUSANNA NICCHIARELLI (Roma, 1975) è una regista, sceneggiatrice e attrice italiana. Tra i numerosi documentari si ricordano Il terzo occhio e Ca Cri Do Bo, prodotto da Nanni Moretti e presentato a Venezia nel 2001, dove poi, nel 2009, il suo primo lungometraggio di finzione, Cosmonauta, vince il premio per il miglior film Controcampo italiano. Nel 2012 realizza il suo secondo film, La scoperta dell’alba con Margherita Buy. Nel 2017 vince il premio per il miglior film in Orizzonti col biopic Nico, 1988, sull’ultimo anno della cantante voce dei Velvet Underground. 



PADRENOSTRO
di CLAUDIO NOCE, Italia / 120'
Lungta Film 

con Pierfrancesco Favino, Mattia Garaci, Barbara Ronchi, Francesco Gheghi, Francesco Colella, Antonio Gerardi

Il film s’ispira a fatti reali, uno dei quali direttamente vissuto dalla famiglia del regista. Sono gli anni Settanta, contrassegnati dal terrorismo rosso, e visti attraversi gli occhi e la fantasia di un bambino che scopre insieme la paura di un mondo adulto violento, e la forza che deriva dall’amicizia, per quanto strane siano le condizioni in cui si manifesta. Roma, 1976. Valerio ha dieci anni e una fervida immaginazione. La sua vita di bambino viene sconvolta quando assiste all’attentato ai danni di suo padre Alfonso (Pierfrancesco Favino) da parte di un commando di terroristi. Da quel momento, la paura e il senso di vulnerabilità segnano drammaticamente i sentimenti di tutta la famiglia. 

CLAUDIO NOCE (Roma, 1975), regista, sceneggiatore e produttore è al suo terzo film, co-prodotto da Pier Francesco Favino che lo interpreta anche nel ruolo cui si riferisce il titolo. Claudio Noce si fa conoscere quando il suo cortometraggio Aria, presentato a Venezia, vince nel 2005 il David di Donatello e il Nastro d'argento. Il suo primo lungometraggio, Good Morning, Aman (2009), viene presentato a Venezia alla Settimana della critica. Il suo ultimo film, La foresta di ghiaccio (2014), interpretato da Emir Kusturica e Adriano Giannini, viene candidato a due Nastri d’argento. Recentemente lavora per la televisione girando 7 episodi della seconda stagione di Non uccidere e quattro di 1994 per Sky. 



NOTTURNO
di GIANFRANCO ROSI, Italia / Francia / Germania / 100'
Stemal Entertainment srl

Il film è il frutto di tre anni trascorsi in più territori del Medio Oriente, sui confini tra Siria, Iraq, Kurdistan e Libano, per raccontare le storie e i personaggi oltre il conflitto.

GIANFRANCO ROSI (Asmara, Eritrea, 1963) è un regista e documentarista italiano tra i più stimati e premiati. Nel 2008 il suo secondo documentario Below Sea Level vince il Premio Orizzonti Doc a Venezia. Nel 2010 partecipa nuovamente al concorso di Orizzonti con El Sicario - Room 164 e nel 2013 infine trionfa vincendo il Leone d’oro con Sacro GRA, sul Grande Raccordo Anulare di Roma. Nel 2016 il suo documentario Fuocoammare vince alla Berlinale l’Orso d’oro e gli vale poi la sua prima nomination agli Oscar per il miglior documentario. 



ŚNIEGU JUŻ NIGDY NIE BĘDZIE (NEVER GONNA SNOW AGAIN)
di MAŁGORZATA SZUMOWSKA, coregia: MICHAŁ ENGLERT, Polonia / Germania / 113'
Lava Films 

con Alec Utgoff, Maja Ostaszewska, Agata Kulesza, Weronika Rosati

Never Gonna Snow Again è un titolo enigmatico come la misteriosa figura di massaggiatore in visita ai clienti in un assurdo compound di villette tutte uguali. Storie di esistenze insoddisfatte destinate forse a cambiare a seguito degli incontri con il protagonista, un po’ come avveniva in Teorema di Pasolini. Qui Zenia è uno zelante lavoratore ucraino emigrato in Polonia, un massaggiatore che intraprende conversazioni telefoniche con i residenti di una comunità di classe media vicino a Varsavia. È al corrente di tutti i loro problemi, ansie e segreti e inconsapevolmente si sta trasformando in una figura simile a un guru per loro. La spiritualità radicata di Zenia e gli apparenti poteri di guarigione lo rendono desiderato da molte delle anime perdute della comunità.

MAŁGORZATA SZUMOWSKA (Cracovia, Polonia, 1973), regista, sceneggiatrice e produttrice, è la più importante regista polacca del momento, già Orso d’argento a Berlino due anni fa con Mug - Un'altra vita e poi in giuria a Venezia lo stesso anno. Ha diretto nel 2008 33 sceny z życia (33 Scenes from Life), che si aggiudica il Pardo d’Argento a Locarno. Il lungometraggio W imię … (In the Name of) è presentato a Berlino, dove torna nel 2015 per Cialo (Body), Orso d’argento per la miglior regia, e nel 2018 per Twarz (Mug - Un'altra vita).

MICHAŁ ENGLERT (Varsavia, Polonia, 1975) è un direttore della fotografia polacco che ha lavorato principalmente al fianco di Małgorzata Szumowska, sin dai suoi primi esordi. Insieme hanno realizzato più di dieci film. Ha partecipato alla sceneggiatura di W imie..., Cialo e Mug - Un'altra vita. 



THE DISCIPLE
di CHAITANYA TAMHANE, India /127'
Zoo Entertainment Pvd Ltd

con Aditya Modak, Arun Dravid, Sumitra Bhave, Kiran Yadnyopavit 

Una riflessione sull’Arte e il fallimento, nella ricerca della perfezione assoluta. Una sfida al cui centro c'è la musica classica indiana, ammaliante, ipnotica, trascendente, minacciata dalla volgarità di un presente, in cui sembra non esserci posto per la cultura tradizionale. Una storia di maturazione giovanile ambientata all’interno del mondo della musica classica indiana. Un giovane ragazzo che studia per diventare un musicista, e mentre suona, le note gli riaccendono ricordi ed emozioni. 

CHAITANYA TAMHANE (Mumbai, India, 1987) è un regista, produttore e sceneggiatore indiano. Col suo folgorante esordio, Court, una forte critica sociale al mondo della giustizia indiana, vince nel 2014 a Venezia il premio come miglior film di Orizzonti e il Leone d’oro del futuro come miglior opera prima. Dopodiché, Alfonso Cuarón lo prende con sé  per la lavorazione di Roma, facendogli da tutor per due anni nell’ambito del programma Rolex Mentor. Nel 2016 torna a Venezia nelle vesti di giurato sempre di Orizzonti. 



QUO VADIS, AIDA?
di JASMILA ZBANIC, Bosnia ed Erzegovina / Austria / Romania / Paesi Bassi / Germania / Polonia / Francia / Norvegia / 101'
Deblokada

con Jasna Ðuričić, Izudin Bajrović, Boris Ler, Dino Bajrović, Boris Isaković

Srebrenica, luglio 1995. Aida, una traduttrice che lavora alle Nazioni Unite, sembra essere l’unica ancora in grado di aiutare i bosniaci musulmani minacciati dalle truppe serbe guidate dal generale Mladić, durante l’assedio della città. Nel venticinquesimo anniversario del genocidio di Srebrenica, dove più di ottomila musulmani bosniaci furono massacrati dalle truppe serbe al comando del generale Mladic, la regista ricostruisce i terribili avvenimenti di quei giorni.

JASMILA ZBANIC (Sarajevo, Bosnia ed Erzegovina, 1974) è una regista, sceneggiatrice e produttrice bosniaca. Il suo primo lungometraggio, Il segreto di Esma, è subito un grande successo di critica, vincendo l’Orso d’oro alla Berlinale nel 2006. 



NOMADLAND
di CHLOÉ ZHAO, USA
Highwayman Films / Hear/Say Productions / 108'

con Frances McDormand, David Strathairn, Linda May, Swankie, Bob Wells

Tratto dal libro Nomadland: un racconto d’inchiesta (2017) della giornalista Jessica Bruder, il film segue Fern (McDormand), una donna che, dopo il collasso economico di una cittadina rurale nel Nevada, fa i bagagli e parte col suo van per provare la vita on-the-road, fuori dalla società convenzionale, da moderna nomade. Il film include i nomadi veri Linda May, Swankie e Bob Wells che fanno da mentori e compagni a Fern nel suo viaggio attraverso il vasto paesaggio dell’Ovest americano. Una guida alla sopravvivenza che acquista un significato particolare in questo periodo di isolamento causato dalla pandemia, con una cast composto in prevalenza da personaggi che interpretano se stessi.

CHLOÉ ZHAO (Pechino, Cina, 1982) è una regista, sceneggiatrice, montatrice e produttrice americana nata a Pechino, rinomata per il suo lavoro nel film d’esordio, Songs My Brothers Taught Me (2015), presentato al Sundance Film Festival. Il suo secondo lungometraggio, The Rider (2017), ha ricevuto diversi riconoscimenti fra i quali le candidature agli Independent Spirit Awards per miglior film e miglior regista. Zhao ha diretto il film di prossima uscita dei Marvel Studios Eternals, programmato per il 2021 e distribuito da Walt Disney Studios.

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