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Non solo Blofeld – I migliori villain della saga di James Bond
James Bond è avventura, spionaggio, ironia, avvenenti ragazze, location esotiche, sesso, violenza e... "cattivi" memorabili. Un cocktail shaken not stirred che ha segnato la fortuna della saga fin dal 1962, anno in cui il mito si materializzò sul grande schermo, a nove anni da quando venne alla luce il primo romanzo di Ian Fleming sull'agente segreto al servizio segreto di Sua Maestà, Casino Royale (1953).

L'insostenibile fascino del male, nei film di James Bond, si manifesta attraverso una puntuale ed eccentrica galleria di personaggi mossi dalle più disparate manie di grandezza. La nobile missione in cui è impegnato il nostro eroe senza macchia e senza paura è sempre quella di opporsi al piano criminoso dell'antagonista di turno, stravagante, eccentrico, folle o spietato esso sia.

Ecco, allora, i dieci migliori villain apparsi nella saga di James Bond:

1) Donald Pleasence: Ernst Stavro Blofeld in Agente 007 – Si vive solo due volte (1967)



«Si vive solo due volte, signor Bond». Mefistofelica figura capace di incarnare il Male assoluto, Blofeld restituisce alla perferzione il senso di minaccia e terrore globale su cui poggiano quasi tutti i film di 007. Capo della SPECTRE (Speciale Esecutivo per Controspionaggio, Terrorismo, Ritorsione ed Estorsione), l'organizzazione criminale su larga scala per eccellenza, viene mostrato in volto per la prima volta proprio in questo film, dopo che nelle pellicole precedenti si erano viste solo le sue mani intente ad accarezzare un bellissimo gatto bianco. A Pleasence, perfetto con sguardo spiritato e viso sfigurato, sono bastati pochi minuti e un pugno di battute per entrare nella storia della saga. Seguendo l'ordine cronologico di uscita dei film, Blofeld è stato interpretato anche da Anthony Dawson (di cui si vedevano solo le mani), Telly Savalas, Charles Gray, John Hollis (nell'opening di Solo per i tuoi occhi, non accreditato), Max von Sydow (nell'apocrifo Mai dire mai) e Christoph Waltz, il quale ha portato sullo schermo le origini del personaggio («Devi tutto a me, James. Sono sempre stato io l'artefice delle tue sofferenze»).

2) Adolfo Celi: Emilio Largo in Agente 007 – Thunderball: operazione tuono (1965)



Numero 2 dell'organizzazione criminale SPECTRE, Largo rappresenta uno dei personaggi più iconici della "Golden Age" bondiana, ovvero gli anni '60, tanto da oscurare in alcuni momenti il carisma di Sean Connery. Incarnando in maniera geniale la megalomania del villain che intende piegare le super potenze mondiali alla sua dissennata volontà, Adolfo Celi ha ottenuto con questo ruolo fama internazionale, anche grazie al look a effetto (indimenticabile la benda nera sull'occhio) e al fascino veicolato in maniera naturale dal suo distinto portamento. Menzione speciale per il Maximilian Largo interpretato da Klaus Maria Brandauer in Mai dire mai (1983), meravigliosa variazione sul tema dello stesso personaggio.

3) Mads Mikkelsen: Le Chiffre in Casino Royale (2006)



Il film che dà il via al reboot del franchise e segna la "rinascita" di 007 è un avvincente mix di istanze moderne e accurati rimandi alla tradizione letteraria della pagina scritta di Fleming. Oltre all'evidente alchimia tra Daniel Craig ed Eva Green, a sedurre lo spettatore è la magnetica presenza di Mikkelsen, che interpreta un uomo del terrore sui generis, freddo calcolatore, moderno e spregiudicato, che crede in un ragionevole tasso di profitto. Misuratissimo e mai sopra le righe, il suo Le Chiffre è già un classico contemporaneo. «Punto tutto. Io ho doppia coppia e lei ha il 17,4% di probabilità di incastrare la sua scala». Sublime.

4) Curd Jürgens: Karl Stromberg in Agente 007 – La spia che mi amava (1977)



Grazie anche a scenografie da sogno firmate dal maestro Ken Adam e location tra le più suggestive di sempre, il grande attore tedesco Curd Jürgens ha potuto dare vita a un villain assolutamente memorabile, giocando al meglio con le folli manie di grandezza di un criminale intriso di eleganza e gusto per l'arte, che esalta lo spirito cavalleresco con cui Bond combatte i suoi nemici («Forse ho giudicato male Stromberg: chiunque beva Dom Pérignon del '52 non può essere tanto malvagio»). Il suo progetto di scatenare una guerra su scala mondiale che distrugga l'intero genere umano (!) per poi costruire Atlantis, un incontaminato mondo subacqueo in cui iniziare una nuova era, è quanto di più elettrizzante si sia mai visto in un film di 007. Impossibile non segnalare la presenza nel film del killer Squalo (Richard Kiel), 2.20 metri di altezza e denti di acciaio, che tornerà anche nel successivo Moonraker – Operazione spazio (1979).

5) Javier Bardem: Raoul Silva in Skyfall (2012)



«Mammina è stata molto cattiva». Chioma biondo platino e movenze très chic, Bardem entra di diritto nell'Olimpo dei villain bondiani, interpretando uno strepitoso antagonista (o meglio, co-protagonista) dalla personalità complessa e sfaccettata, messo a fuoco da un approfondimento psicologico sconosciuto a qualsiasi altro "cattivo" della saga. Silva, Bond e M danno vita a un viaggio nel lato oscuro di loro stessi, sospeso tra regressione infantile, negazione delle proprie debolezze, incapacità di affrontare i fantasmi di un ineluttabile passato e sincero affetto "materno". Gli antagonisti non sono più folli organizzazioni criminali, bensì singoli individui che sfuggono nell'ombra. Indimenticabile.

6) Robert Davi: Franz Sanchez in 007 – Vendetta privata (1989)



Il secondo e ultimo film della saga con protagonista Timothy Dalton chiude gli anni '80 scrollandosi di dosso vezzi estetizzanti e anacronistiche soluzioni a effetto. Messe da parte le fantomatiche organizzazioni criminali con l'hobby di conquistare il mondo, viene qui portata sullo schermo una vicenda per certi versi brutale, in cui lo spettro della droga e della corruzione hanno la meglio sui consueti scontri galanti con il "cattivo" di turno. E Robert Davi è perfetto come specchio dei tempi che cambiano, di una società avida guidata da violenza e sporchi interessi personali. "La legge di Sanchez" colpisce decisamente nel segno.

7) Joseph Wiseman: Julius No in Agente 007 – Licenza di uccidere (1962)



Fin dal primo film della saga, vengono codificati alcuni elementi che daranno vita a un visual style ricorrente ed estremanente riconoscibile in tutti gli episodi successivi. Uno su tutti, l'inespugnabile (non per Bond) rifugio da dove il villain tesse il suo diabolico progetto criminale. Il covo del Dr. No sull'isola di Crab Key è entrato nel mito, così come il suo abbigliamento austero (il colletto alla coreana tornerà spesso tra i "cattivi") e il suo gusto per l'arte che stride con i suoi nefasti propositi (Il Ritratto del Duca di Wellington di Goya, che fa capolino su una parete, è stato aggiunto all'ultimo dallo scenografo Ken Adam dopo la notizia del furto, avvenuta nell'agosto '61). Figlio illegittimo di un missionario tedesco e di una donna cinese di buona famiglia, Julius No incarna tutta la malvagità e il potere seduttivo a cui la SPECTRE attinge a piene mani.

8) Michael Lonsdale: Hugo Drax in Moonraker – Operazione spazio (1979)



Esempio limite di megalomane ossessionato dal dominio del mondo e dalla volontà di sterminare l'attuale razza umana, tanto da voler dare vita a una nuova stirpe di “eletti”, secondo una deviata rivisitazione dell'Arca di Noè, Drax è un affascinante villain che paga però troppi punti di contatto con Stromberg, apparso nel precedente Agente 007 – La spia che mi amava (1977). Al posto della conquista degli abissi, per rifondare l'umanità qui ci si concentra sullo spazio, soprattutto per cavalcare l'onda del successo della sci-fi, molto in voga in quegli anni (basti pensare, ad esempio, all'impatto sul pubblico di Guerre stellari e Incontri ravvicinati del terzo tipo). Se il film, per quanto molto godibile, è un carosello al limite dell'autoparodia, Lonsdale risulta impeccabile come compito e acculturato esteta dal sottile umorismo («James Bond, lei compare con la tediosa inevitabilità di una stagione non amata»).

9) Christopher Walken: Max Zorin in 007 – Bersaglio mobile (1985)



Squilibrato industriale che intende ottenere il controllo mondiale dei microchips provocando un'inondazione nella Silicon Valley, Zorin è la classica mente criminale astuta e paranoica, impermeabile ai coinvolgimenti sentimentali, dedita all'omicidio e priva di qualsiasi scrupolo. Walken, luciferino senza eccessi, è perfetto nella parte, anche perché al suo fianco c'è una Grace Jones da urlo. La resa dei conti finale, con il dirigibile di Zorin che sorvola il Golden Gate, è una delle più spettacolari di tutta la serie.

10) Jonathan Pryce: Elliot Carver ne Il domani non muore mai (1997)



All'interno di un film non del tutto riuscito, vittima di ingenti difficoltà produttive (evidenti nel collasso della seconda parte), si staglia imperiosa la figura di Elliot Carver, ricco magnate del mondo della comunicazione il cui perfido operato ci che permette di riflettere sulla distorsione delle informazione da parte dei media e sulla intrinseca pericolosità di una deliberata manipolazione della realtà. Temi scottanti e attuali, che danno il giusto appeal al Bond anni '90, sempre più tecnologico e informatizzato. Pryce è superbo nel tratteggiare un personaggio carismatico che diffonde il terrore a suon di slogan e titoli a effetto («Cesare aveva la sue legioni, Napoleone le sue armate. Io ho le mie divisioni: TV, giornali, riviste. Ed entro la mezzanotte di oggi avrò raggiunto e influenzato più persone di chiunque altro su questo pianeta, a parte Dio naturalmente... che però non è mai andato oltre il Discorso della Montagna»). 

Davide Dubinelli
Maximal Interjector
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