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Il cinema di Pedro Almodóvar: la nostra top 5

Il cinema di Pedro Almodóvar è uno dei più originali, variegati e unici del panorama europeo e internazionale, amato dai fan e odiato dai detrattori con eguale intensità.

Inizialmente caratterizzata da opere eccentriche, grottesche e popolate da personaggi sopra le righe, espressione di una rinnovata vitalità sociale e culturale dopo gli anni bui del franchismo, la filmografia del regista e sceneggiatore spagnolo si è sempre più orientata verso una rivisitazione in chiave personale degli stilemi del genere melodrammatico.

In occasione del nostro webinar dedicato al cinema di Pedro Almodóvar (qui il link per partecipare al corso) ecco la top 5 dei migliori film del regista spagnolo:

5) Tutto su mia madre

Ideale summa dei temi essenziali dell’universo etico e artistico del cineasta spagnolo, riprendendo la riflessione su genitori e figli con un’audace contaminazione di generi, non solo cinematografici (videoclip, teatro, show televisivi). Attraverso uno stile libero da ogni sorta di conformismo e con toni misurati e adulti, il regista elimina le differenze etiche e culturali radicate nella società contemporanea, sostituendo l’anarchico furore artistico degli albori con un’impeccabile geometria formale. Opera riflessiva che interiorizza e approfondisce i grandi temi esistenziali (vita e morte, procreazione e maternità) attraverso un processo cinematografico di matrice postmoderna. Oscar e Golden Globe come miglior film straniero, miglior film ai premi Goya e miglior regia al Festival di Cannes.

4) Donne sull’orlo di una crisi di nervi

Lontanamente ispirato a La voce umana (1930) di Jean Cocteau, Donne sull’orlo di una crisi di nervi si è imposto, con il passare degli anni, come uno dei titoli di culto della lisergica filmografia di Pedro Almodóvar. È l’opera in cui il regista di Calzada de Calatrava ha saputo meglio modellare la propria trasgressiva poetica su una irresistibile farsa degli equivoci dal ritmo forsennato che sorprende per lo stile, al contempo irriverente e malizioso, imperniato sugli elementi fondamentali della cultura pop: la pop-art, il teatro del boulevard, la sit-com, la moda, i rotocalchi femminili, la pubblicità.  Amara e surreale, la pellicola colpisce per lo psichedelico tourbillon di personaggi comuni che si ritrovano immersi in situazioni grottesche e divertenti. Grande successo di pubblico.

3) Parla con lei

Opera in cui Pedro Almodóvar coniuga la sofisticazione del melodramma classico, la complessità dell’intreccio postmoderno e la cifra stilistica del grande cinema d’autore con una invidiabile capacità di sintesi. In Parla con lei gli ingredienti sono diversi: la solitudine, il rapporto di coppia e, perfino, il cinema in un mélange dove la musica (la voce vellutata di Caetano Veloso, la splendida colonna sonora di Alberto Iglesias) e la danza (le suggestive coreografie di Pina Bausch) si fondono a una sceneggiatura di sottile pulizia drammaturgica e a una messa in scena nobilitata da soluzioni figurative folgoranti (fotografia di Javier Aguirresarobe). Golden Globe come miglior film straniero e Oscar per la miglior sceneggiatura originale nel 2003.

2) Dolor y Gloria


Con il personalissimo Dolor y Gloria, Pedro Almodóvar realizza uno dei suoi film più importanti e firma un autoritratto spudorato e commovente, che fa il pieno di malinconia e di struggimento ma non dimentica di produrre un bilancio esistenziale di notevole sincerità espressiva sulla propria arte, sulla sua figura pubblica e privata, su ciò che resta dell’ispirazione quando il senso di vuoto prende il sopravvento e la vita si tramuta in un concentrato di stanchezza, precarietà e irrimediabile malessere. Il grande cineasta spagnolo, per questo suo abbagliante, sceglie non a caso i due attori a lui più cari, Antonio Banderas e Penélope Cruz, per interpretare se stesso e sua madre, circondandosi di figure familiari (nel cast c’è anche la sua musa Cecilia Roth) che costellano un film intimo e sfacciato, confessionale e privatissimo, che si fa mappatura quasi “geografica” di tutto il cinema del cineasta iberico ed è, allo stesso tempo, un sensazionale corpo a corpo col (tanto) dolore e con la (poca) gloria della vita di un artista. 

1) Volver

Con Volver Pedro Almodóvar realizza quella che si può definire una struggente dichiarazione d’amore nei confronti dell’universo femminile. Interpretato magistralmente da sei attrici (premiate con una meritata Palma d’oro collettiva a Cannes nel 2006) si tratta di un’opera che rappresenta tre generazioni di donne, creatrici di vita e consolatrici nella morte, tutta permeata da una nostalgia che arriva dalla vita personale del regista, cresciuto in una famiglia matriarcale nella ventosa regione de La Mancha. A prevalere, è comunque il personaggio di Raimunda, esuberante e piena di emozioni, interpretata con dirompente sensualità da Penélope Cruz, un personaggio costruito da Almodóvar ricalcando il modello neorealista di Sofia Loren ne La ciociara (1960). Volver è quindi una rappresentazione mitica dell’universo femminile, visto attraverso lo sguardo di un uomo adulto che conserva intatto nella memoria lo sguardo sognante di un bambino. I piani dei sentimenti si intersecano per andare a comporre una struggente riflessione che segna un punto fermo nel melò contemporaneo, fiammeggiante e profondamente compassionevole al tempo stesso. Il risultato è un affresco dove la solidarietà e lo spirito materno vengono trasportati sullo schermo dell’eccezionale sensibilità, umana e cinematografica, di Pedro Almodóvar.

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