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Quentin Tarantino conferma che si ritirerà dopo il decimo film e che non farà un remake de Le Iene

Nel corso di una movimentata apparizione a Real Time with Bill Maher, Quentin Tarantino ha fermamente ribadito la sua volontà di terminare la sua carriera cinematografica subito dopo aver completato il suo prossimo film, il decimo. 
Maher, dal canto suo, ha cercato di dissuadere l'autore 58enne, facendogli notare che è ancora nel fiore degli anni e che l'esperienza spesso migliora la creatività. 
Il giornalista ha citato il folgorante debutto del regista, Le Iene, osservando che, ad oggi, ne uscirebbe probabilmente una versione migliore, grazie alla prospettiva attuale, acquisita con gli anni.

"È un po' una cosa del tipo 'cattura il tempo in un momento'", ha smentito Tarantino. Il regista ha comunque ammesso di aver pensato di terminare la sua filmografia con un remake de Le Iene. Ha precisato ironicamente: "Non lo farò, internet. Ma l'ho considerato".

Tarantino è sembrato ancora una volta molto deciso nel compimento del suo piano, ribadendo con sincerità i motivi per cui vuole lasciare proprio all'apice: "Conosco la storia del cinema e, da qui in poi, i registi non migliorano". 
Il regista di Pulp Fiction ha fatto l'esempio di un cineasta che gli sta molto a cuore, Don Siegel
"Se avesse concluso la sua carriera nel 1979, quando fece Fuga da Alcatraz, che film finale! Che uscita di scena! Ma poi torna con altri due film, senza fare sul serio".

Maher ha indagato anche su Israele, dove Tarantino ormai vive con sua moglie Daniella Pick e con il loro figlio di 15 mesi, chiedendogli se abbia nostalgia di Los Angeles. 
"Certo", ha risposto il regista, nonostante abbia notato che i due posti hanno un clima e una "vibrazione" simili, anche se Israele è relativamente "piccola".

A Tarantino, inoltre, è stato chiesto di fare potenzialmente della sua nuova patria lo sfondo di un film, soprattutto perché è, come ha scherzato Maher, "la capitale della vendetta del mondo" e quindi si inserirebbe bene nell'opera del regista. 
Nonostante una storia politica ambientata in Israele non sia nei piani, Tarantino ha affermato: "Se fai un film a Gerusalemme, non c'è nessun posto su cui puntare la telecamera senza catturare qualcosa di fantastico".

Il motivo principale dell'intervista, però, avrebbe dovuto essere la promozione del nuovo libro del regista, C'era una volta a... Hollywood.
Riguardo al film, Maher si è sinceramente complimentato con Tarantino per come ha affrontato le controversie che sono venute fuori da ogni parte, specialmente quelle legate al personaggio di Sharon Tate (interpretata da Margot Robbie) che, a detta di molti, ha troppe poche battute.
"L'ideologia è più importante dell'arte", ha affermato sarcasticamente il giornalista riguardo al clima culturale. "L'ideologia batte lo sforzo individuale, l'ideologia batte il bene, l'ideologia batte il divertimento".

Le battaglie sulle scelte artistiche avvengono "a ondate", ha risposto Tarantino. "Solo guardando gli anni '40, nonostante fosse tempo di guerra, era anche il periodo in cui si avevano i film noir. Anche con il Codice Hays c'erano queste storie scure e oscure che venivano raccontate!".
Come sappiamo, dopo il successivo vuoto degli anni '50 ebbe inizio, nel 1967, l'era della New Hollywood, "una risposta assolutamente positiva" alle restrizioni precedenti. 

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