Solo? Riflessioni sul film "Solo" di Hugo Stuven, disponibile su Netflix
17/04/2020

“Ho imparato che posso stare solo e sopravvivere”.

Sono queste le ultime parole del film spagnolo Solo diretto da Hugo Stuven (disponibile su Netflix).
È la vera storia di Álvaro Vizcaíno (Alain Hernández), surfista spagnolo che, in seguito a una caduta da una scogliera, ha trascorso 48 ore a combattere per la propria vita. Siamo a Fuerteventura nel settembre del 2014. Il surfista, una mattina, intraprende un’escursione solitaria in cui rimane vittima di un tragico incidente: raggiunge una scogliera piuttosto ripida dalla quale precipita in una zona inaccessibile dell’isola, fratturandosi l’anca e riportando numerose ferite al corpo. Per Álvaro comincia così una durissima lotta per la sopravvivenza.

Accostiamo quelle parole iniziali a una delle immagini scelte per rappresentare il film: una clessidra in cui c’è la sabbia che, nella nostra idea comune, è segno del tempo che passa; nella parte superiore, però, vediamo il protagonista che sta per essere risucchiato, come nel fotogramma in cui rimane sospeso, aggrappato alla scogliera. Quest’immagine mette in evidenza due aspetti fondamentali: il tempo e la solitudine.
La sopravvivenza di Álvaro dipende dal tempo in cui riusciranno ad arrivare i soccorsi e da quanto lui riuscirà a resistere.

In questo intervallo di solitudine, il protagonista passa in rassegna il suo ultimo periodo di vita e il suo modo di rapportarsi alle persone che ama. A quest’aspetto si può accostare l’idea che sta al cuore della riflessione di Jean-Luc Nancy, filosofo francese: la nozione di "essere singolare plurale". Secondo Nancy il singolare plurale forma la costituzione d’essenza dell’essere, il quale è, al contempo, singolarmente plurale e pluralmente singolare. Egli afferma che tutto ciò che esiste, dal momento che esiste, “coesiste”. La comunità non segue, ma precede il singolo individuo. Nel momento in cui uno nasce è in relazione con qualcosa.

Così scopriamo che il nocciolo del film non è nello scoprirsi solo ma nell'aver scoperto gli altri. Nella vita Álvaro non aveva cura dei rapporti con le persone che lo circondavano ma, in quella situazione estrema, apprende il suo essere singolare plurale.
Se il messaggio fosse solo questo, però, potrebbe apparire banale. L’aspetto interessante non è solo questa scoperta del suo essere “con” ma l'apprendere in maniera diversa la solitudine. Non si può "essere con" senza sensazione, senza - in un certo senso - il dolore. Alla fine Álvaro ne uscirà vivo (oppure qualcosa in lui è morto?).

Ora può raccontare la sua storia, riavvolgere la sua vita. Come la clessidra che ci permette, in un certo senso, di riavvolgere il tempo o di farne cominciare uno nuovo. Tutto il film si svolge su un’isola, metafora pregnante, visto il focus sulle relazioni o sulla mancanza di esse.

Concludiamo con questa citazione da Pensare il presente di Nancy, in cui il filosofo si riferisce all’isola: "Si parte, ci si viene. Essa si invita da sola ad attraversare il mare che la circonda, a toccare altre terre. L’esposizione – l’essere fuori di sé – costituisce la verità dell’isola".

Massimo Guastella

Corsi

Sei un appassionato di cinema?
Non perderti i nostri corsi lorem ipsum dolor


Sei un’azienda, un museo o una scuola?
Abbiamo studiato per te lorem ipsum dolor

Con il tuo account puoi:

Votare i tuoi film preferiti

Commentare i film

Proporre una recensione

Acquistare i nostri corsi

Guardare i webinar gratuiti

Personalizzare la tua navigazione

Filtri - Cerca un Film

Attori
Registi
Genere
Paese
Anno
Cancella
Applica