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Squid Game: dalla Corea all’Italia, gli effetti della serie Netflix sul mondo
Il prodotto di punta di Netflix del momento Squid Game è una serie TV sudcoreana distopica, dove viene raccontata la storia di un gruppo di persone in difficoltà economiche che rischiano la vita in mortali giochi di sopravvivenza per riuscire ad aggiudicarsi un ricco montepremi finale. La serie è diventata in poco tempo un fenomeno mondiale e la sua estetica e il suo immaginario hanno già cominciato a influenzare le vite di molti.

Si parte direttamente dal paese natale dello show, ovvero la Corea del Sud, dove il presidente Moon Jae, nonostante gli inviti alla popolazione a non manifestare per le strade a causa della pandemia, non ha potuto impedire a migliaia di lavoratori sindacali di riunirsi il 20 ottobre per chiedere migliori condizioni di lavoro al governo. Come riportato da The Straits Times (tramite Insider), un folto gruppo di manifestanti ha indossato i costumi visti nella serie Netflix come parte delle proteste: «Solo a Seoul 27.000 persone si sono radunate per protestare, spingendo le autorità locali a schierare circa 12.000 agenti per erigere “muri di autobus” e barriere per il controllo della folla, in particolare a Gwanghwamun Plaza, dove si sono svolte la maggior parte delle manifestazioni».

Un rapporto di ABC News di questo mese ha mostrato quanto vicino alla realtà la serie sia per gli spettatori della Corea del Sud, motivo per cui non sorprende che l'iconografia di Squid Game sia apparsa alle manifestazioni sindacali di questa settimana. «Alcune scene erano molto difficili da guardare», ha detto ad ABC News Lee Chang-keun, un ex dipendente della Ssangyong Motors della Corea del Sud. «In Squid Game, vedi i personaggi combattere per sopravvivere dopo essere stati licenziati dal lavoro, […] questo mi ha ricordato i miei colleghi che sono morti».

L’influenza dello show è ben visibile anche in Europa. Dopo la Gran Bretagna e il Belgio i giochi violenti ispirati alla serie tv sudcoreana sono arrivati anche nei cortili delle scuole italiane e in particolare in quelle piemontesi, dove in molte scuole torinesi i bambini hanno cominciato ad imitare i giochi visti nella serie TV. Nello specifico in una classe di terza elementare dell’Ic Duca d’Aosta di Torino i bambini sono stati sorpresi a giocare a una versione rivisitata di “un, due, tre… stella” dove chi perde viene colpito o preso a schiaffi.

La preside della scuola, Serenella Cuiuli, ha così commentato l’accaduto: «Le maestre si sono accorte che quel gioco non era normale e sono intervenute. Si sono fatte spiegare la storia dai bambini e hanno scritto ai rappresentanti di classe invitando le famiglie a prestare più attenzione a quel che guardano i figli fuori da scuola

L’evento non è isolato, in un’altra classe di una scuola primaria torinese alcuni bambini costringevano i compagni a giocare a "ddakji", la sfida nella quale si deve ribaltare un cartoncino ripiegato lanciandocene sopra un altro: il gioco è stato riproposto dai bambini con righelli e astucci e chi perdeva riceveva uno schiaffo; a chi si rifiutava di giocare, invece, veniva svuotato lo zaino fuori dalle finestra.

Il presidente onorario della Fondazione Carolina (fondazione che cerca di aiutare i rpiù giovani a capire e combattere i pericoli della rete) ha chiesto di sospendere la serie lanciando una raccolta firme su Change.org: «Non possiamo affidare ai social il nostro domani, istituzioni e famiglie devono intervenire. Ai tanti incontri che siamo tornati ad organizzare anche in presenza, i genitori non partecipano come ci si aspetterebbe. Molti sono troppo impegnati, altri non credono che i propri figli possano avere problemi di questo tipo.» 
 
Fonte: Indiewire

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