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A lezione di coaching da Ted Lasso: la recensione della nuova serie di Jason Sudeikis 

Dal momento del suo lancio nel 2019, Apple TV+ ha gradualmente ampliato il proprio catalogo di serie televisive originali spaziando dal genere drammatico alla non-fiction, passando per un gruppo ristretto, ma vincente di prodotti comici. Tra questi ultimi spicca Ted Lasso, serie televisiva che vede tra i propri produttori il creatore di Scrubs, Bill Lawrence.

Per quanto i dieci episodi della prima stagione siano stati distribuiti nella seconda metà del 2020, la storia del protagonista che dà il nome allo show comincia nel 2013, in occasione di una campagna pubblicitaria della NBC Sports, rete televisiva statunitense.
Difatti, quest’ultima, per promuovere la propria copertura della Premier League sul territorio nordamericano, realizzò una serie di spot incentrati sul personaggio inventato di Ted Lasso, un mediocre allenatore di football americano chiamato a diventare il mister di una squadra di calcio londinese, il Tottenham Hotspur. La performance di Jason Sudeikis nei panni del coach incompetente, ma sicuro di sé e sempre ottimista, riscosse talmente tanto successo da generare interesse per la creazione di una serie televisiva che approfondisse la sua esperienza oltreoceano. 

Ricalcando, quindi, il nucleo narrativo originario, Ted Lasso segue le vicende dell’allenatore che, dopo aver guidato una squadra universitaria di football americano verso la promozione alla divisione successiva, lascia il suo amato Kansas e si trasferisce nel Regno Unito. Per la sorpresa di tutti, è stato, infatti, assunto da Rebecca Welton (Hannah Waddingham), dirigente del Richmond, squadra immaginaria della Premier League che ha ormai accumulato anni e anni di sconfitte e di risultati mediocri. Tuttavia, le azioni della proprietaria del club non sono motivate dal desiderio di risollevare le sorti della squadra, bensì di affondarle definitivamente. Rebecca mette Ted sotto contratto nella speranza di un suo fallimento e della retrocessione della squadra, in modo da far soffrire l’ex-marito e precedente proprietario, Rupert Mannion (Anthony Head).
Da subito si delinea una contrapposizione tra l’ottimismo contagioso di Ted e gli stratagemmi di Rebecca, determinata a vendicarsi degli innumerevoli tradimenti e delle umiliazioni pubbliche alle quali l’ex l’ha sottoposta.

Al loro arrivo sul suolo britannico, Ted e il suo fidato direttore tecnico Coach Beard (Brendan Hunt) non vengono accolti a braccia aperte, né dal club, né dalla sala stampa. Da una parte, la squadra è frammentata, demotivata e in balia dell’umore dei due giocatori di punta: Jamie Tartt (Phil Dunster), giovane stella del calcio inglese, pieno di sé e spocchioso, e Roy Kent (Brett Goldstein), capitano burbero e scontroso che accetta a fatica il fatto che la propria carriera stia ormai tramontando.
Dall’altra, i giornalisti, capitanati da Trent Crimm (James Lance), confrontano Lasso con la realtà delle cose: attraverso domande scomode, in pieno stile inglese, fanno emergere tutte le lacune dello yankee in materia di calcio e mettono in discussione la sua idoneità a ricoprire il ruolo affidatogli. Ad arricchire questo sguardo corale vi sono Nathan (Nick Mohammed), tuttofare che passa perennemente inosservato ma le cui doti vengono finalmente valorizzate da Ted, il direttore operativo Higgins (Jeremy Swift), perennemente prostrato alle richieste della dirigente, e ultima, ma prima insieme a Ted per importanza, Keeley Jones, interpretata da Juno Temple. Introdotta inizialmente come la ragazza “trofeo” di Jamie Tartt e come una persona “famosa per essere quasi famosa”, molto presto dimostra di essere molto più che un personaggio accessorio: la complicità che instaura con più o meno tutti i personaggi della serie genera cambiamenti e riflessioni, e fa da eco al lavoro motivazionale che cerca di mettere in atto Ted.


“Per me il successo non è solo vincere o perdere, è fare in modo che i ragazzi diano il meglio di loro stessi, dentro e fuori dal campo. Non è sempre facile Trent, ma non avere nessuno che crede in te è peggio”



Già da questa prima descrizione, si può notare come la caratterizzazione dei personaggi abbia un’impronta fumettistica che conferisce a ciascun individuo epiteti distintivi e un ruolo specifico nello schema messo in campo dagli autori.
Tuttavia, ciò non comporta staticità o superficialità: la positività di Ted, la sua inimitabile capacità di integrare il proprio discorso con frasi motivazionali, giochi di parole e riferimenti alla cultura pop non sono solo una bella facciata creata ad hoc per mascherare un personaggio vuoto.
Al contrario, si tratta di scelte e di abilità coltivate da Lasso nel corso della propria vita nell’ottica di un continuo miglioramento di se stesso, non di una contraffazione dei propri sentimenti. La genuinità di questa attitudine risulta evidente quando il personaggio di Sudeikis attraversa momenti di vulnerabilità: Ted accoglie l’ansia, la paura e le insicurezze, le vive a pieno e cerca di trarne un insegnamento, giorno dopo giorno, per aiutare se stesso e gli altri.
Ecco, quindi, che entra in gioco l’intero schema di personaggi, all’interno del quale si diffondono uno spirito di fratellanza e di sorellanza volti a smantellare ambienti lavorativi e sociali tossici e crearne di nuovi, basati sull’ascolto e sul dialogo. Ciò è ben esemplificato dal triangolo che tiene in piedi l’intera squadra e l’intero show: Ted, Rebecca e Keeley. Mentre Sudeikis e Temple instaurarono un’amicizia tenera che scalda il cuore dello spettatore, dall’incontro e scontro tra Ted e il personaggio di Waddingham si ottiene un assaggio delle difficoltà della vita adulta e matrimoniale. Infine, il rapporto tra la giovane e spumeggiante millennial e la calcolatrice e più rigida dirigente costituisce un valido esempio di solidarietà e complicità tra due donne che si fanno strada in un mondo e in un ambiente, quello calcistico, fortemente maschilista. Vincente il fatto che tra questi tre personaggi non ci siano interessi di natura amorosa, bensì diverse articolazioni del concetto di amicizia.

Attraverso l’ormai gettonato formato da trenta minuti, la freschezza con la quale vengono affrontati temi attuali e universali, le punchlines dell’allenatore e le performance attoriali, Ted Lasso offre un’iniezione di comicità, positività e umanità che ammalia ed emoziona i propri spettatori e li tiene ancorati allo schermo per una visione tutta d’un fiato degna dei migliori binge-watch.

Premiata con tre Critics’ Choice Awards e il Golden Globe a Jason Sudeikis, la serie è stata rinnovata per una seconda e terza stagione. Nei prossimi dodici nuovi episodi, ci si può aspettare una continuazione del lavoro sui personaggi avviato nella stagione iniziale, con speciale riguardo per il nuovo ruolo di Keeley all’interno del club, l’evoluzione del rapporto lavorativo-e-non tra Ted e Rebecca, ora che sono (forse) sulla stessa lunghezza d’onda, e la futura conformazione della squadra. Infine, sarà interessante capire che strategia adotterà Lasso: imparerà finalmente cos’è il fuorigioco o il suo stile di coaching si manterrà alternativo e indifferente alle dinamiche tecniche vere e proprie?


Lucia Savio

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