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The Blues Brothers compie 40 anni: i momenti cult di un mito senza tempo

Era il 1980 quando John Landis girò il film che lo consacrò in modo totale e assoluto al mondo del cinema: The Blues Brothers, nato da un'idea di John Belushi (fenomeno comico nato a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta, portento attoriale dotato di una mimica inconfondibile, scomparso prematuramente nel 1982: una perdita immane e mai sanata) e Dan Aykroyd che avevano creato per il Saturday Night Live la coppia di fratelli Blues, Jake ed Elwood, orfani cresciuti a ritmo di blues e anarchia. Lanciatissimi a livello performativo e musicale, i due si gettarono insieme a Landis nell'avventura cinematografica. I problemi furono molti, dal budget sforato dopo pochi mesi di riprese ai gravi problemi di dipendenza di Belushi, il quale spesso si allontanava dal set senza preavviso venendo ritrovato in luoghi improbabili e in condizioni improponibili, suscitando le ire di Landis e la preoccupazione di Aykroyd, fino all'uscita nelle sale statunitensi con incassi tutt'altro che esaltanti. Ma il tempo, si sa, rivela le vere perle; e The Blues Brothers, negli anni, si è trasformato giustamente e meritatamente in pellicola imprescindibile per appassionati e non. Per celebrare i quarant'anni dell'uscita americana, ecco i momenti cult (tra i tanti) di un mito senza tempo.


She Caught The Katy

Un incipit che è diventato leggenda. Sulle note di She Caught The Katy cantata da John Belushi, vediamo la presentazione dei protagonisti: Jake ed Elwood, fratelli orfani e assuefatti al blues il cui unico scopo diventa quello di riunire la vecchia banda, in modo da racimolare la somma necessaria per impedire la chiusura dell'orfanotrofio in cui sono cresciuti. Memorabile il primo dialogo tra i due: «La Cady! Dov'è la Cady?»; «La che?»; «La cadillac che avevamo una volta, la Bluesmobile!»; «L'ho cambiata»; «Hai cambiato la Bluesmobile con questa?!»; «No, con un microfono»; «Con un microfono ?! .. Va bene, hai fatto bene».


L'incontro con la Pinguina

Sequenza esemplare per tempi comici, in cui il crescente turpiloquio provoca una serie di momenti quasi slapstick: Jake ed Elwood, recatisi a visitare la "Pinguina" che li ha cresciuti, non hanno mai imparato a non dire le parolacce alle suore e vengono severamente redarguiti, con conseguenze esilaranti. Fugace apparizione di Kathleen Freeman che rende iconico un ruolo di pochi minuti (e attenzione alla sua uscita di scena).


«Avete anche una Miss Piggy?»

Ecco la battuta che dà inizio a una delle sequenze più dinamiche del film, l'ingresso nel centro commerciale da parte dei fratelli Blues (con Bluesmobile annessa) inseguiti dalla polizia. Risultato: distruzione totale. 103 auto rottamate durante le riprese, un vero record. Il Dixie Square Mall, chiuso prima che la troupe iniziasse a girare, fu interamente ricostruito per il set e non venne mai più riaperto, salvo venire raso al suolo nel 2013. Cameo di Landis nei panni del poliziotto la Fong.


«Quanto vuoi tu per bambina bionda?»

Ingresso pittoresco, cibo lanciato in bocca, molestie ai vicini di tavolo: chi di noi non ha sognato, almeno una volta, di replicare la celeberrima e demenziale sequenza del ristorante? Ancora una volta i fratelli Blues, inseriti in un contesto rigido e formale, deflagrano, con risultati epici dal punto di vista comico. Curioso il parallelismo con una scena di Continuavano a chamarlo Trinità (1971) di E. B. Clucher, con Bud Spencer e Terence Hill.


«Io li odio, i nazisti dell'Illinois»

Come scardinare l'ordine precostituito con una sequenza di tre minuti. Alla ricerca dei vecchi membri della banda, Jake ed Elwood si imbattono in un comizio del partito nazista. Che fare? Ovviamente, tentare di investirli, provocando il gioioso grido liberatorio della folla inferocita. Il caos, incarnato dai fratelli Blues, travolge anarchicamente ogni cosa; e questo rende The Blues Brothers ben più di un divertissement puro e semplice.


Think

Belushi e Aykroyd incontrano Aretha Franklin: il risultato è a dir poco esplosivo e dà vita a un surreale siparietto coreografato (in modo abbastanza sgrammaticato cinematograficamente, ma poco importa) che rende immortale una soundtrack da urlo. Il pezzo Think è forse tra i più riconoscibili e noti del film.


«Non è stata colpa mia»

«Non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero... rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C'era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C'è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!» Monologo immortale pronunciato da Jake, che tenta di calmare la furia omicida della fidanzata (Carrie Fisher) abbandonata sull'altare. Per la sequenza, l'unica senza occhiali da sole, Landis pretese che Belushi fosse pulito: l'alterazione da droga, che avrebbe minato l'espressività dell'attore, poteva essere in questo caso un problema davvero serio.


Automobili in volo

Forse la sequenza in cui il connubio tra spettacolarità e comicità nonsense è più riuscito e ficcante: tra improbabili inseguimenti, dialoghi surreali (enfatizzati in questo caso dal doppiaggio italiano: «è partito un pistone»; «poi torna?», rielaborazione del ben più sobrio originale «We've thrown a rod»; «Is that serious?»), auto che fanno capriole e rivelazioni a sorpresa («Ti ho sempre amato»), The Blues Brothers si avvia a una conclusione epica anche e soprattutto grazie a momenti demenziali e irresistibili come questo.


Sara Barbieri

Maximal Interjector
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