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Them - Covenant: la recensione della serie Prime Video che usa l'horror per affrontare la tematica del razzismo

Sempre più spesso i trailer sono un punto fermo per orientare il pubblico nell’offerta home video, oggi più che mai massiccia, causa streaming casalingo coatto: ma capita che le immagini e le sensazioni date dai trailer non corrispondano a quello che in realtà è il prodotto. Nel bene e nel male.

Capita, ad esempio, con Them, prima stagione di una serie antologica creata da Little Marvin, che ha come sottotitolo Covenant ed è ambientata nell’America di metà anni Cinquanta, centrando ovviamente le tensioni razziali.

Tensioni razziali che oggi più che mai sembrano tenere alto l’interesse al cinema come in tv: film come Get Out e Us di Jordan Peele o serie come Falcon & The Winter Soldier e - anche se meno di recente - American Horror Story in diverse stagioni, utilizzano il genere horror per parlare di una piaga sociale che non accenna a diminuire. Probabilmente perché proprio l’orrore è la declinazione che più si addice a “mettere il dito nella piaga”, a controllare quello che accade intorno e a delineare un quadro articolato e drammaticamente reale dell’attualità più stretta.

Them non fa eccezione: in più, però, come detto sopra, ha una costruzione drammaturgica di tutto rispetto e un’originalità che il trailer non restituisce. Un percorso narrativo straniante, che si prende il lusso di un episodio a metà programmazione “fuori percorso”, di durata anche anomala (30 minuti contro i normali 50’), e che dà uno sguardo a tutto quello che finora è successo “dietro le quinte”.

Al centro della storia c'è la famiglia Emory.

Formata da padre, madre e due figlie, si trasferisce dal Sud al Nord in seguito all’ondata migratoria (storica) che ha coinvolto diverse famiglie di colore negli Stati Uniti dell’epoca, dovuta alle sciagurate leggi razziali Jim Crow: leggi che di fatto favorivano la separazione e la segregazione in tutti i servizi pubblici, istituendo uno status definito “separati ma uguali” per i neri americani e per i membri degli altri gruppi razziali diversi dai bianchi. Henry e Lucky devono fare i conti con il quartiere residenziale in cui hanno appena acquistato casa, ma anche con i fantasmi del loro passato: la famiglia custodisce uno straziante lutto che probabilmente ha fatto sì che marito e moglie perdessero la lucidità.

Them diventa allora un viaggio nella follia e nel dolore: lo stile richiama da vicino Us e His House, due titoli recenti, ma in qualche modo lo distorce e lo migliora, dando un ritmo più deciso anche grazie a una costruzione atipica.
Echi visuali Seventies arricchiscono una storia che si dirama in più direzioni ma è tenuta insieme da una tensione che resta sempre altissima: è così che i fantasmi del passato rincorrono quelli del presente, fantasmi che vengono da fuori e da dentro. La ghost house si trasforma conseguentemente in una metafora potentissima per le tensioni razziali, nel momento in cui il sentimento della paura fa coincidere il dramma del razzismo con il dolore di un lutto familiare.
Con stile raffinato e ricercato, Them offre una panoramica delle emozioni che si scatenano nei coni d’ombra dell’anima per riverberarsi fuori, mentre il rimosso coincide con il rimorso, lottando nello stesso momento contro le falle del sistema e i buchi neri della propria coscienza.

Una serie che si lancia nell’azzardo (vinto) di aggiungere ulteriori sottotesti come la follia e i dolori della crescita, riuscendo nonostante tutto a mantenere il tono compatto e coeso, avvincente e vischioso, emozionante e stordente.


GianLorenzo Franzì

Maximal Interjector
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