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Tipi non comuni: Tom Hanks racconta l'america attraverso le macchine da scrivere

“Secondo Anna il posto dove trovare il regalo adatto a MDash era uno e uno soltanto: l’Emporio del’Antiquariato.”: si apre così Tre settimane estenuanti, il primo dei 17 racconti che compongono Tipi non comuni, romanzo d’esordio di Tom Hanks, che se sul grande schermo non ha più nulla da dimostrare, decide di mettersi in gioco in campo letterario. Un’opera impura, imperfetta, nella quale si perdona a Hanks il fatto di non essere scrittore professionista anche se alcuni racconti sono davvero notevoli, scrorrevoli e coinvolgenti, capaci di raccontare l’America in cui Hanks ha vissuto, è cresciuto ed è diventato il grande attore che tutti conosciamo. E del quale ha anche inserito riferimenti, perché non si può non pensare a Salvate il soldato Ryan leggendo Vigilia di Natale 1953, e il richiamo ad Apollo 13 è evidente in Alan Bean più quattro, e tutto parte dalla dedica iniziale, a quella Nora Ephron con cui ha collaborato per Insonnia d’amore e C’è post@ per te e che è stata per lui ispirazione. Hanks, che con i sui personaggi sul grande schermo ha raccontato l’America in diverse fasi della sua storia, decide di raccontarla attraverso questi personaggi particolari, che siano sognatori, divorziati, reduci di guerra o attori in rampa di lancio, tutti accomunati in un modo o nell’altro da un fil rouge che sono le macchine da scrivere, passione dell’attore – ne è un vero collezionista – e che si ergono a simbolo di un passato contrapposto al presente virtuale che si respira in ogni pagina. Non ci si trova di fronte ad un capolavoro, anzi, alcuni racconti non hanno l’anima forte e il piglio per coinvolgere in pieno, ma la comicità esplosiva e le atmosfere che ha saputo regalare in altri sono lodevoli per un 61enne esordiente che di professione fa l’attore e che per hobby scrive. Bene.

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