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"Too Old to Die Young": il debutto televisivo di Winding Refn è tra i progetti più interessanti del 2019

Era già successo per Twin Peaks: Il ritorno che un cineasta con un visione personale e autoriale come David Lynch sfruttasse il mezzo della serialità televisiva per creare una summa completa del suo cinema. Lo stesso fenomeno si ripete in questo 2019 con Too Old to Die Young, la nuova serie ideata, scritta e diretta da Nicolas Winding Refn (in collaborazione con il fumettista Ed Brubaker), il celebre regista danese postmoderno di Drive e Neon demon. Rilasciata sulla piattaforma di Amazon, Prime video, si articola in dieci puntate della durata media di un’ora e mezza: un progetto colossale che permette al suo ideatore di esprimere nel modo più sfrenato e senza alcun limite la sua visione artistica.


In una Los Angeles opaca dei giorni nostri Martin Jones è un giovane poliziotto che, dopo aver assistito all’omicidio efferato di un suo collega, viene promosso a grado di detective. L’ambiente marcio e corrotto del mondo della criminalità suburbana però lo porterà a intraprendere una strada parallela: quella del giustiziere spietato e al di sopra della legge. Contemporaneamente seguiamo la strada di un altro giovane, Jesus. Dopo l’uccisione della madre, una potente boss messicana di LA, il rampollo è pronto a prendere in mano le redini dell’impero criminale, ma non prima di aver fatto tappa in Messico. Martin e Jesus non si conoscono ma sono legati da una linea di sangue e violenza che assottiglia sempre di più la distanza tra i loro mondi.


Nella serie ritornano tutti gli elementi più caratteristici del cinema di Refn: le ipnotizzanti luci al neon, la colonna sonora elettronica alienante di Cliff Martinez e, soprattutto, la regia metafisica e antispettacolare ricca di inquadrature pittoriche alternate a lunghe panoramiche e piani sequenza. Suggestioni visive e uno spiccato gusto estetizzante definiscono le atmosfere astratte che catapultano immediatamente lo spettatore in una realtà sospesa e trascendente.


I protagonisti sono uomini estremamente silenziosi e solitari e i dialoghi sono più che mai ridotti all’osso, creando un effetto straniante e volutamente estenuante. Nel silenzio esprimono la loro lontananza dalla società che li circonda, rappresentata qui come una serie di individui totalmente frivoli e idioti. L’antieroe Martin si muove molto lentamente, il suo sguardo difficilmente cambia espressione, è ritenuto “weird” (strano) o “rough” (rude), ma Refn chiaramente parteggia per il suo atteggiamento distaccato e superiore ai comportamenti più conformi. Allo stesso modo agisce anche Jesus, più esteta e moralmente distante, ma estremamente vicino nei modi al poliziotto. Seppure enigmatici questi protagonisti sembrano gli unici due lucidi: il silenzio è la loro ribellione contro un umanità vacua e priva di punti di riferimento, capace solo di parlare.


La violenza, altra costante del regista, è qui colta nei suoi aspetti prima crudeli e brutali, poi erotici e misteriosi. Il sesso è illecito, passione violenta o perversione. Una profonda presenza di simbolismi e profezie oppongono la realtà urbana (che ricorda molto le atmosfere della seconda stagione di True Detective) al mondo della magia e dell’esoterismo introdotto dal continuo ritorno delle carte dei tarocchi. Si percepisce un antico potere occulto e una sensazione di predestinazione descritta con immagini criptiche e suggestive.


La trama del racconto non rispetta nessuna convenzione e prende delle pieghe totalmente inaspettate. I canoni della serialità vengono abbattuti: spesso le puntate hanno un’impronta autoconclusiva alternando episodi carichi di eventi ad altri quasi privi di avvenimenti precisi. È il cinema di Refn allo stato puro, interpretato magistralmente da un inedito Miles Teller (scoperto in Whiplash di Chazelle) e dall’astro nascente Augusto Aguilera, accompagnati dalla ricorrente Jena Malone (già in Neon demon).


Too Old to Die Young non è un prodotto per tutti: il ritmo è molto lento, le scene d’azione e intrattenimento sono sporadiche o disturbanti, ma per chi ama il cinema del regista o, in generale, una visione artistica unica e originale non può che essere un capolavoro. È un serial che viola qualsiasi regola e regala emozioni rare, infinite sfumature impossibili da cogliere a una prima visione. È l’evento televisivo più interessate del 2019 finora, in grado di confermare il suo regista e creatore come una delle figure più intriganti ed ecclettiche dell’attuale panorama cinematografico.


Cesare Bisantis

Maximal Interjector
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