Tra futuro e passato: come il cinema immagina il rapporto uomo-macchina
14/07/2021
La fantascienza del cinema del passato e di quello odierno è sempre stata caratterizzata dal disturbante rapporto dell’uomo con la tecnologia. Talvolta ne è ossessionata, altre volte prova un timore reverenziale nei confronti del progresso e ha paura che il suo procedere incessante gli sfugga di mano. Attraverso due opere del secolo scorso di due grandi registi canadesi (eXistenz di David Cronenberg del 1999 e Terminator di James Cameron del 1984), cercheremo di riflettere sull’incontro-scontro tra uomo e macchina e su come questi due mondi siano spesso interconnessi ma distanti fra loro.
Avremo infatti l’occasione di fruire di questi film nel corso dell’evento gratuito Futuro Passato - Distopie in 35mm, realizzato dagli studenti del master MICA in collaborazione con longtake e Cineteca di Milano. I lungometraggi verranno infatti proiettati in pellicola al centro MEET (ex Oberdan) in porta Venezia a Milano nella serata di martedì 20 luglio (clicca qui per riservare il tuo posto alle proiezioni).
eXistenZ
“Devi partecipare al gioco per scoprire perché partecipi al gioco. È il futuro.”
Così Allegra Geller (Jennifer Jason Leigh), protagonista di eXistenz diretto da David Cronenberg spiega all’ingenuo Ted Pikul (Jude Law) quale sarà il futuro dei videogiochi e come il confine tra reale e virtuale diventerà sempre più labile. Il titolo della pellicola costituisce il focus centrale di tutto il film. eXistenZ, infatti, non è nient’altro che un videogioco in virtual reality di cui si può fare esperienza solo attraverso l’utilizzo di particolari pad creati da un amalgama di rete neurale anfibia e DNA sintetico. Questi viscidi joystick vengono collegati al corpo del giocatore attraverso una bioporta, installata alla base della spina dorsale. I fruitori di eXistenZ diventano dunque essi stessi i personaggi del videogioco e col passare del tempo distinguere tra realtà e sogno sarà sempre più complesso. Uscito lo stesso anno di Matrix, il film di Cronenberg vuole essere una denuncia del terribile presente in cui siamo intrappolati. Il ritmo della pellicola, infatti, non lascia respiro e immerge il pubblico in un incubo digitale senza fine. Oltre alla dimensione sessuale ripugnante che spesso caratterizza la poetica di Cronenberg, eXistenz dipinge un mondo dominato dal progresso tecnologico, ma che rimane inesorabilmente crudo, spietato e carnale.
Terminator
Terminator di James Cameron ha marchiato indelebilmente l’immaginario collettivo ed è diventato simbolo del moderno cinema d’azione fantascientifico, genere che ha una sua origine attorno agli anni ’70 e che ancora oggi costituisce una fetta importante del cinema contemporaneo. Il 2029 immaginato dal regista è una dimensione distopica che non lascia spazio a speranze o a sogni, un mondo distrutto dalla guerra nucleare e dominato da robot che hanno ridotto gli uomini in schiavitù. Gran parte del successo della pellicola è attribuibile a un monumentale Arnold Schwarzenegger nel ruolo del celebre cyborg sterminatore. Infatti, quello che all’apparenza potrebbe sembrare un uomo, non è nient’altro che un robot rivestito di carne umana. L’ibridazione che caratterizza il cyborg è ciò che lo rende più letale per l’essere umano poiché è estremamente simile ai membri della società che tenta di distruggere, ma costituisce la loro più grande minaccia. La visione tecnofobica del film è chiara sin dalle primissime scene, durante le quali la cinepresa si focalizza sulle macchine che procedono schiacciando crani di scheletri umani. Il messaggio che si intuisce dalle parole di Reese (Michael Biehn) nel corso dei minuti è che gli uomini col passare degli anni hanno riposto troppa fiducia nella tecnologia e ne hanno inesorabilmente perso il controllo. Senza fronzoli e con pochi mezzi, James Cameron è riuscito dunque a restituire una riflessione sul progresso tecnologico e sul rapporto uomo-macchina che non ha eguali e che consacra il personaggio di Terminator a icona della storia del cinema sci-fi e non solo.