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VENEZIA 76, IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ: Martone porta al cinema Eduardo De Filippo

Ogni tanto per scherzare sul set ci dicevamo: facciamo un film a metà tra Cassavetes e Merola

Si è svolta questa mattina la conferenza stampa de Il sindaco del rione Sanità, primo film italiano presentato in Concorso alla 76. Mostra del Cinema di Venezia. A un solo anno di distanza dalla sua ultima opera, Capri Revolution, Mario Martone fa ritorno al Lido con la trasposizione cinematografica dell'omonima commedia in tre atti firmata (e interpretata) dal grande Eduardo De Filippo.

Accolti dal caloroso applauso della critica, regista e attori (presenti in sala Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo, Roberto De Francesco, Adriano Pantaleo e Daniela Ioia) hanno raccontato la loro esperienza sul set – teatrale e cinematografico – e come abbiano lavorato per attualizzare la pièce del 1960.

LA GENESI DEL FILM E IL PROCESSO DI ATTUALIZZAZIONE DI DE FILIPPO

Nicola Giuliano (produttore)

Solo l'anno scorso eravamo qui a Venezia con Capri Revolution: dopo poco Mario (Martone n.d.r) si è presentato da noi con quest'idea. Aveva già diretto il testo di De Filippo a teatro: appena un mese dopo sono partite le riprese. È stato un lavoro rapido, ma ne è nato un film grandioso.

Mario Martone

L'idea di portare in scena un boss giovane (l'Antonio Barracano di De Filippo ha settant'anni) è stata di Francesco Di Leva: è stato lui a suggerire un ringiovanimento del protagonista, in modo tale che la rappresentazione rispecchiasse in maniera più verosimile la realtà camorrista di oggi.

Francesco Di Leva

Il testo di De Filippo è degli anni Sessanta. Nell'analizzarlo ho ripensato ai grandi avvenimenti dell'epoca: le battaglie di Che Guevara, Muhammad Alì che vince le Olimpiadi di Roma, la nascita del rap, di cui lo stesso Alì è considerato padre fondatore. E proprio a lui mi sono ispirato maggiormente: l'entrata in scena di Antonio – in tuta e incappucciato proprio come un pugile – è stata una mia improvvisazione.

Scegliere come protagonista un boss anziano non avrebbe avuto senso: la Napoli di oggi soffre la paranza dei bambini, la criminalità giovane. Non esiste un camorrista che abbia raggiunto i quarant'anni vivendo delle ricchezze guadagnate grazie alla malavita: o si va in carcere, o si muore.

I DUE VOLTI DI NAPOLI

Mario Martone

Tra Don Antonio e il Dottore (Fabio Della Ragione n.d.r) viene a instaurarsi un rapporto molto particolare e significativo: i due personaggi rappresentano i due volti di Napoli, la Napoli malavitosa e la Napoli che ambisce a una vita migliore, pur rimanendo strettamente legata alla prima. 

Nel finale la figura di Antonio si carica quasi di una valenza cristologica: il suo epilogo è un'assunzione di responsabilità individuale sicuramente estrema, probabilmente inutile. Abbiamo preferito una scelta del genere piuttosto che raccontare alle famiglie di Napoli – specialmente della Napoli più disagiata – che possa esistere un mondo migiliore.

LA REGIA

Mario Martone

Penso che adattare il teatro per il cinema sia possibile e dia buoni risultati soltanto se il teatro lo si conosce e lo si rispetta. Non apprezzo molto gli stravolgimenti fatti da alcune sceneggiature: per questo ho preferito mantenere intatte l'unità di tempo e spazio (la vicenda si svolge in solo due appartamenti: per capire come sfruttarli al meglio mi sono ispirato a Hitchcock), insieme alla struttura in tre atti evideziata e incorniciata da scene in esterno.

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