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I migliori 5 film di Vincente Minnelli
Vero e proprio simbolo del musical a cavallo tra gli anni '40 e gli anni '60, Vincente Minnelli rientra di diritto tra i registi più apprezzati della storia del cinema: sul set di Incontriamoci a Saint Louis conosce la sua futura sposa, Judy Garland. Una filmografia di titoli memorabili: ne abbiamo scelti 5, i migliori!

5) L'ora di New York (1945)



Molto più amaro di quanto ci si potrebbe aspettare dal fiammeggiante Vincente Minnelli, è un film di vigoroso impianto realistico: con L'ora di New York il regista manipola, con estrema crudezza, un racconto solo apparentemente idilliaco, ma che svela piano piano ogni sua corrispondente controparte acida. La guerra è dietro l'angolo, limita le possibilità di amore e gioca con le contingenze delle umane sorti. 

4) Gigi (1958)



Simpaticissimo musical ispirato al romanzo di Colette, pubblicato a puntate nel 1942 sulle pagine del settimanale Présent, e alla commedia musicale di Broadway (1954) di Anita Loos, già interpretata in scena da Audrey Hepburn. La divertita regia di Minnelli, le colorate ambientazioni parigine e la godibile colonna sonora di André Previn, unita alle belle canzoni di Frederick Loewe e Alan Jay Lerner, concorrono a rendere Gigi uno dei musical più ispirati della sua generazione, un gioiellino allegro e un po' lezioso di buoni sentimenti e felicità, stemperato del cinismo dell'opera originaria.

3) Il bruto e la bella (1952)



Quello di Vincente Minnelli è un incredibile – e solidissimo – esperimento metacinematografico. Il cinema parla al cinema, e lo racconta: snodandosi lungo tre grandi, anomali, flashback prende vita la parabola discendente di Jonathan Shields, un uomo cattivo cui Kirk Douglas si affida con straordinaria ordinarietà e un talento ben plasmato alla sceneggiatura di Charles Schnee (ispirata a Tribute to a Badman di George Bradshaw). Lana Turner, dal canto suo, è bellissima ed efficace nella parte della figlia d'arte alcolizzata e vulnerabile e furoreggia nei duetti con Douglas e nella sequenza del mancato disastro automobilistico. Felicissimo il cast di comprimari e memorabile la sequenza finale.

2) Spettacolo di varietà (1953)



Straordinario apologo sulla forza d'animo ispirato a un musical di Broadway del 1931 (che vedeva già Astaire protagonista) e firmato da un Minnelli in forma smagliante e al massimo delle sue capacità. Il regista dirige un'opera-trapezio bellissima e libera, farcita di numeri musicali memorabili e con canzoni di Arthur Schwartz e Howard Dietz (come That's Entertainment! o la bellissima Dancing in the Dark, che accompagna un indimenticabile duetto al chiaro di luna tra Astaire e la Charisse): Spettacolo di varietà, oltre a essere una gioia per gli occhi e una delle punte di diamante dei musical prodotti da MGM, è un incredibile documento di dignità e glamour, cui Minnelli dedica l'anima e il corpo di un Fred Astaire probabilmente ai massimi storici e biografici.

1) Un americano a Parigi (1951)



Opera di dolcissimo romanticismo e ispirazione visiva firmata da uno smagliante Vincente Minnelli, qui all'apice del proprio virtuosismo registico. Una scintillante giostra che il regista manipola a suo legittimo piacimento, un porta-gioie con meravigliose sequenze oniriche e un numero musicale conclusivo di quasi venti imponenti minuti girato con grazia e indicibile raffinatezza. Senza trascurare, inoltre, tutto il talento che gli sta attorno, a partire dai primordi: il film si ispira all'omonimo poema sinfonico (1928) di George Gershwin, le cui musiche (con parole del fratello Ira e aggiunte non accreditate di Saul Chaplin) reggono il vigoroso impianto stereofonico della meravigliosa operazione. Un luminoso modello di carezzevole sentimentalismo e irrefrenabile gioia di vivere.
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