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Il cinema di Wong Kar-wai: la nostra top 5

«Il tempo è il mio vero soggetto. Il privilegio del regista consiste nel controllare il tempo, cosa che nella vita reale è impossibile. Non si può né fermare il tempo né accelerarlo, mentre il regista può giocare con il tempo, trasformare un secondo in un'ora e ridurre un periodo di dieci anni a qualche secondo»


Uno dei maestri del cinema contemporaneo, autore di film raffinati, eleganti e di enorme forza narrativa: personalità tra le più importanti nel cinema orientale contemporaneo e nome di punta della new wave di Hong Kong, Wong Kar-wai esordisce dietro la macchina da presa con As Tears Go By, che riscuote un enorme successo presso il pubblico, ma già il seguente Days of Being Wild segna la definitiva presa di distanza del regista dal cinema di genere a favore di uno stile del tutto personale, un stile capace di riflettere sul tema del tempo, della storia contemporanea (di Hong Kong e non solo), oltre che in grado di dipingere personaggi capaci di entrare magnificamente nella memoria collettiva.


In occasione del nostro workshop a lui dedicato, ecco una top 5 dei migliori film di Wong Kar-wai!



5. The Grandmaster (2013)



Presentato alla Berlinale 2013 dopo otto anni di lavorazione, il film commercialmente più ambizioso di Wong Kar-wai segna il suo ritorno al cinema di genere a quasi vent'anni da Ashes of Time (1994), nonché l'insolita scelta di raccontare una figura cardine dell'iconografia orientale qual è Ip Man, celebre mentore di Bruce Lee. Senza mai tralasciare la sua personalissima estetica raffinata, Wong procede per episodi ed ellissi componendo un affresco sontuoso di vent'anni di Storia cinese che è, al contempo, uno struggente racconto intriso di nostalgia come un kolossal mélo d'altri tempi. Che sia una scena d'azione, un dialogo o uno dei repentini scorci storici che infiammano la narrazione, è Wong a imprimere la sua impronta inconfondibile: è così che un duello si trasforma in balletto d'amore o in sinfonia di morte tra i vagoni di un treno infinito, e il tramonto dei sogni e di un'epoca viene celebrato nel segno del grande Cinema, citando Leone e addirittura il tema musicale del suo C'era una volta in America (1983).



4. 2046 (2004)



Densa sinfonia baroccheggiante che moltiplica le figure femminili e i momenti erotici (forse mai così espliciti nel cinema di Wong Kar-wai) e frantuma la narrazione, disgregando spesso la linea temporale e intrecciando la realtà con la visionaria dimensione futuristica creata dalla penna del protagonista. È senz'altro il trionfo del manierismo wonghiano all'ennesima potenza: ma la bellezza mozzafiato dei suoi frame pieni di colori, curve e sguardi, la poesia che traspare dai personaggi imprigionati nei propri ricordi e la sua amara allegoria politica (il 2046 è anche l'ultimo anno di “libertà” di Hong Kong prima del definitivo passaggio alla Cina) rendono l'opera un'esperienza unica e vibrante.



3. Ashes of Time (1994)



Terzo film di Wong Kar-wai, è considerato uno dei suoi migliori, certamente il più ambizioso della prima parte di carriera. Tecnicamente appartiene al genere wuxiapian, che nel cinema cinese e honkonghese è il film di arti marziali in costume, paragonabile secondo molti all'occidentale "cappa e spada". Ma al regista non interessano intrighi, duelli, tenzoni in nome dell'onore cavalleresco: gli scontri sono ridotti a favore dei dialoghi e del complesso intreccio che si dipana intorno a un incredibile numero di protagonisti (interpretati dalle più grandi star di Hong Kong) e s'incentra sull'amore. Impossibile, negato, sofferto, indimenticato. La lavorazione travagliata, compiuta nel deserto cinese tra mille difficoltà produttive, si riflette in un senso di evanescenza che percorre tutto il film: tra folate di vento, polvere, carezze e ricordi inestinguibili, si sviluppa, con largo uso di ralenti, un'opera unica, audace e affascinante dove Akira Kurosawa incontra Douglas Sirk, Sergio Leone e Robert Bresson.



2. Hong Kong Express (1994)



L'amore secondo Wong Kar-wai, raccontato con sguardo lucido nel film che lo ha definitivamente consacrato come autore venerato a livello internazionale. Amore con una data di scadenza come un barattolo di ananas, amore come dolce e folle ossessione, in cui un oggetto o una canzone si fanno veicolo di una dichiarazione di innamoramento. Nonostante la sua leggerezza non si tratta una semplice commedia sentimentale, ma di un'opera disarmante per la sua unicità, che con stile vertiginoso e postmoderno ritrae la complessità degli affetti in un mondo contemporaneo consumista che viaggia a ritmo accelerato. Un cult irresistibile che si muove tra due canzoni simbolo, California Dreamin' dei The Mamas & The Papas e Dreams dei Cranberries.



1. In the Mood for Love (2000)



Maggie Cheung che cammina, divina ed elegantissima; Tony Leung affascinante e assorto con l'immancabile sigaretta tra le dita. Tutto rigorosamente al ralenti, con in sottofondo l'avvolgente Yumeji's Theme di Shigeru Umebayashi o le note di Quizás,Quizás,Quizás cantate da Nat King Cole, a sottolineare una passione che non può essere sfogata. Bastano queste immagini, reiterate con immensa eleganza in un film che racconta l'amore senza la necessità di esibirlo, a consacrare il miglior lungometraggio di Wong Kar-wai nell'immaginario cinematografico del Nuovo Millennio. Il regista abbandona il postmodernismo convulso dei precedenti film a favore di una narrazione dilatata che privilegia le ellissi, senza trascurare virtuosismi tecnici sapientemente dosati. La sua è una costruzione perfezionistica dello spazio che si sofferma continuamente sui dettagli, mentre la slow motion si fa correlativo oggettivo dei sentimenti. Wong riaggiorna il mélo e ci consegna un cult assoluto.

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