Al termine del workshop dedicato a Nanni Moretti, abbiamo chiesto ai partecipanti di scrivere un elaborato su un tema a scelta tra i film del regista italiano. Ecco il lavoro che ha meritato la pubblicazione!
BIANCA, OVVERO 35 ANNI (FA) E NON SENTIRLI
di Katia Brega
È il 1984 quando il film “Bianca” di Nanni Moretti esce al cinema, anno in cui George Orwell ambienta il suo più celebre romanzo. Fortunatamente le previsioni dello scrittore britannico non si sono in gran parte avverate, ma Moretti poco più che 30enne avrebbe mai immaginato che nel 2019 la sua pellicola sarebbe stata ancora così attuale? Il regista con ironia e amarezza riesce a delineare una condizione umana che è rimasta immutata nel contenuto ma non nella forma. Ovvero la solitudine, l’inadeguatezza che si prova circondati da persone che ci sembrano diverse da noi, la paura di soffrire e di mettersi in gioco quando si trova una persona che sembra amarci (quando forse noi non ci amiamo abbastanza) e – last but not least – il voyeurismo. Se in “Bianca” il suo alter ego Michele Apicella passava il tempo a farsi gli affari dei vicini di casa o dei suoi amici (con tanto di data base cartaceo-fotografico), oggi chi non ama curiosare nelle vite altrui grazie a tutti i social network che abbiamo a disposizione? Tra Facebook, Instagram, etc… possiamo sapere tutto di tutti, ma senza conoscerli veramente. Come accade nel film, quando Michele cerca di far restare insieme due amici. Lui è convinto dei loro sentimenti: hanno amanti, ma si amano ancora. Come quando noi vediamo online coppie di amici che sembrano felici e poi all’improvviso si lasciano. Nel film, invece, la coppia di amici non solo non si lascia, ma esce in quattro coi rispettivi amanti. Qualcosa di inaccettabile per Michele, che decide di eliminarli. Così come noi eliminiamo amici su Facebook. Perché ci hanno deluso, direbbe Apicella. Un protagonista con una mentalità adolescenziale (non accetta compromessi, senza provare a mettersi nei panni altrui), che lascia la neo-fidanzata Bianca, perché ha paura di essere lasciato per primo, perché non è abituato alla felicità, che deve essere perfetta. Ma la perfezione non esiste, nonostante le foto tutte sorrisi che scorriamo ogni giorno sui nostri smartphone.