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Zodiac: David Fincher ha parlato dei cattivi rapporti sul set con Jake Gyllenhaal
Jake Gyllenhaal, in un’intervista al New York Times, aveva già riassunto la sua faticosa esperienza durante la realizzazione di Zodiac, film diretto da David Fincher e risalente al 2007. L’attore aveva ammesso di non essere riuscito ad entrare in perfetta sintonia con il regista: alludeva, nello specifico, alle tensioni derivanti dalle esigenti richieste del cineasta, noto per i suoi metodi di lavorazione intransingenti e per i tantissimi ciak battuti sul set, che avevano visto Gyllenhaal girare fino a 70 volte alcune scene.

In una nuova intervista con il Times, in occasione dell'uscita di Mank, Fincher è tornato a soffermarsi sulla tensione palpabile nel suo rapporto con Gyllenhaal e ha raccontato quanto fosse difficile girare anche solo le scene più semplici. Secondo Fincher il problema era da attribuirsi alle distrazioni di Gyllenhaal e alla grande attenzione mediatica sulla sua figura fuori dal set (a quel tempo, l'attore aveva da poco girato Jarhead di Sam Mendes, che gli aveva dato un incremento consistente di notorietà). "Non credo gli fosse mai stato chiesto di concentrarsi sulle minuzie", ha chiosato Fincher in maniera piuttosto sibillina tredici anni di distanza. 

Fincher sostiene anche che i duri confronti con Gyllenhaal si sono attenuati verso la fine della produzione del film. Il regista ha ammesso che "ci sono stati momenti in cui posso essere stato parecchio scontroso, nel momento in cui mi rendo conto che un attore diminuisce il ritmo di lavoro" e aggiunge: "Le persone attraversano momenti difficili tutto il tempo. E questo mi sta bene. Quindi cerco di essere comprensivo a riguardo". Sul set, però, il regista di Fight Club ai suoi attori è solito chiedere sempre la massima abnegazione, tanto che pare che anche Gary Oldman, che in Mank interpreta lo sceneggiatore di Quarto potere Joseph Leo Mankiewicz, si sia parecchio spazientito via via che la stanchezza si accumulava e i ciak si inanellavano senza sosta uno dopo l'altro. 



A proposito dell'eventualità di realizzare una terza stagione del serial Mindhunter, Finche ha invece detto, ai microfoni di Variety: "Non so se ha senso continuare. Era uno show costoso. Aveva un pubblico molto appassionato, ma non abbiamo mai ottenuto dei numeri che ne giustificassero il costo".

La produzione, data la notoria meticolosità di Fincher, avrebbe richiesto tantissimo tempo e il regista, date anche le incertezze produttive dopo i bassi riscontri di ascolto della seconda stagione, avrebbe preferito dedicarsi a progetti nuovi e virare la sua attenzione altrove. 

Fonte: IndieWire
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