Jean-Etienne Fougerole (Christian Clavier) è un intellettuale di rilievo nella scena francese contemporanea, attivo sui media, sposato con un’ereditiera molto abbiente e lontana dal “paese reale”. Durante un dibattito televisivo, promuovendo il suo romanzo “Benvenuti a casa mia” (À bras ouverts, nell’originale francese, proprio come il titolo del film) fa un invito ai ricchi ad accogliere nelle loro case i più bisognosi, ma quando il suo avversario lo sfida a farlo per primo la situazione precipita…

Dopo aver affrontato il tema dell’integrazione nel già di suo modesto Non sposate le mie figlie! (2014), il regista Philippe De Chauveron e lo sceneggiatore Guy Laurent ci riprovano con Benvenuti a casa mia, ma il risultato finale non migliora e non si schioda rispetto alla comicità levigata e scaltra del film precedente, pieno di soluzioni a effetto di bassa lega, anche sul versante comico, e di eccessi ridanciani che molto faticosamente fanno il paio con la vocazione sociale e politica di questo spaccato in miniatura della Francia contemporanea, pur con qualche stoccata acida e divertente al punto giusto. La satira sull’ipocrisia intellettuale e benestante delle classi agiate, sul loro perbenismo e moralismo da poltrona è piuttosto all’acqua di rose e la sensazione è che sia più che altro un pretesto per lavorare sullo slapstick. Molto macchiettistica anche la rappresentazione dei Rom, che non a caso ha fatto storcere il naso anche prima che il film uscisse.
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