Shanghai, 1920. Ma Zouri (Jiang Wen), ex aristocratico, si guadagna da vivere facendo una truffa dietro l'altra. Tra le sue attività c'è anche l'organizzazione di un popolare concorso di bellezza: una vittoria inattesa nella competizione innescherà una serie di imprevisti.
Secondo capitolo della “trilogia dei proiettili” iniziata da Jiang Wen nel 2010 con Let the Bullets Fly. Il regista (anche protagonista) ha discreta mano e punta su una messinscena barocca e debordante, ai limiti del kitsch. Il ritmo però cala alla distanza e il risultato non è altro che una pellicola superficiale e scanzonata, che fatica ad appassionare e a intrattenere come vorrebbe. Un divertissement che strappa pochi sorrisi e tanti sbadigli.
Secondo capitolo della “trilogia dei proiettili” iniziata da Jiang Wen nel 2010 con Let the Bullets Fly. Il regista (anche protagonista) ha discreta mano e punta su una messinscena barocca e debordante, ai limiti del kitsch. Il ritmo però cala alla distanza e il risultato non è altro che una pellicola superficiale e scanzonata, che fatica ad appassionare e a intrattenere come vorrebbe. Un divertissement che strappa pochi sorrisi e tanti sbadigli.