Jackass: Il film
Jackass: The Movie
Durata
87
Formato
Regista
Una sequenza di bizzarri e grotteschi scherzi, pericolosi quanto surreali e volgari, realizzati da una banda di svitati che rispondono, tra gli altri, ai nomi di Steve-O, Johnny Knoxville e Bam Margera.
Jackass si può tradurre come asino, somaro, stupido: sarebbe sufficiente tale precisazione per comprendere il tenore dell'operazione tramite la quale il regista Jeff Tremaine porta sul grande schermo le discutibili imprese di un gruppo di folli stuntmen protagonisti del suo programma televisivo omonimo, trasmesso da MTV tra il 2000 e il 2002 e concepito assieme a Spike Jonze e Johnny Knoxville. Frutto di una sorta di fantasia malata, le bizzarre performances dei protagonisti, talora dalle conseguenze fisiche visibili e permanenti, si limitano a strappare una risata agli amanti del politically incorrect e del grottesco. Folle autolesionismo, ai limiti della censura, che fruttò un cospicuo successo al botteghino, bissato e superato dai due sequel Jackass Number Two: il film (2006) e Jackass 3D (2010). Fenomeno mediatico di dubbio gusto che anticipò di qualche anno la tendenza all'autoesposizione esplosa prima grazie a Youtube, e in seguito ai social network.
Jackass si può tradurre come asino, somaro, stupido: sarebbe sufficiente tale precisazione per comprendere il tenore dell'operazione tramite la quale il regista Jeff Tremaine porta sul grande schermo le discutibili imprese di un gruppo di folli stuntmen protagonisti del suo programma televisivo omonimo, trasmesso da MTV tra il 2000 e il 2002 e concepito assieme a Spike Jonze e Johnny Knoxville. Frutto di una sorta di fantasia malata, le bizzarre performances dei protagonisti, talora dalle conseguenze fisiche visibili e permanenti, si limitano a strappare una risata agli amanti del politically incorrect e del grottesco. Folle autolesionismo, ai limiti della censura, che fruttò un cospicuo successo al botteghino, bissato e superato dai due sequel Jackass Number Two: il film (2006) e Jackass 3D (2010). Fenomeno mediatico di dubbio gusto che anticipò di qualche anno la tendenza all'autoesposizione esplosa prima grazie a Youtube, e in seguito ai social network.