La maschera di ferro
The Man in the Iron Mask
Durata
132
Formato
Regista
Durante il dispotico regno di Luigi XIV (Leonardo DiCaprio), ormai solo D'Artagnan (Gabriel Byrne) è rimasto moschettiere, mentre Porthos (Gérard Depardieu), Aramis (Jeremy Irons) e Athos (John Malkovich) si ritirano a vita privata. Aramis, stanco dei soprusi del sovrano, propone di sostituire il re con lo strano uomo dalla maschera di ferro che vive nella prigione reale.
Esordio alla regia di Randall Wallace, che riprende i celebri personaggi nati dalla penna di Alexandre Dumas e, soprattutto, due pellicole omonime incentrate sulla medesima vicenda, la prima firmata da Allan Dwan nel 1929, la seconda da James Whale nel 1939. Per farlo, si avvale di un cast stellare: Leonardo DiCaprio, ormai entrato nell'olimpo di Hollywood dopo Titanic (1997), regala una discreta prova confermando il suo talento, come del resto John Malkovich e Jeremy Irons, mentre restano in ombra Gabriel Byrne e un pittoresco ma eccessivo e caricaturale Gérard Depardieu. L'ambientazione funziona, la trama è semplice, dal tono schietto e abbastanza fluida, ma il problema principale della pellicola è il desiderio di ammiccare forzatamente al pubblico, con alcune scelte tirate via e non sempre di buon gusto, che compromettono la coesione di un immaginario di suo squisitamente popolare e non bisognoso, dunque, di ulteriori semplificazioni bozzettistiche.
Esordio alla regia di Randall Wallace, che riprende i celebri personaggi nati dalla penna di Alexandre Dumas e, soprattutto, due pellicole omonime incentrate sulla medesima vicenda, la prima firmata da Allan Dwan nel 1929, la seconda da James Whale nel 1939. Per farlo, si avvale di un cast stellare: Leonardo DiCaprio, ormai entrato nell'olimpo di Hollywood dopo Titanic (1997), regala una discreta prova confermando il suo talento, come del resto John Malkovich e Jeremy Irons, mentre restano in ombra Gabriel Byrne e un pittoresco ma eccessivo e caricaturale Gérard Depardieu. L'ambientazione funziona, la trama è semplice, dal tono schietto e abbastanza fluida, ma il problema principale della pellicola è il desiderio di ammiccare forzatamente al pubblico, con alcune scelte tirate via e non sempre di buon gusto, che compromettono la coesione di un immaginario di suo squisitamente popolare e non bisognoso, dunque, di ulteriori semplificazioni bozzettistiche.