Noi siamo Francesco
Durata
90
Formato
Regista
Francesco (Mauro Racanati), studente universitario modello, vive insieme alla madre Grazia (Elena Sofia Ricci), architetto, e ha una tata che si prende cura di lui. Il ragazzo non ha le braccia e questo lo rende un disabile, ma con una spiccata abilità nell’usare le gambe come unici arti. Un’altra cosa lo distingue dai suoi coetanei: non ha mai baciato una ragazza, cosa che per lui inizia a rappresentare un problema.
Dopo l’esordio al lungometraggio con il deludente Quell’estate (2008), Guendalina Zampagni si accosta al tema della disabilità con un approccio leggero, senza cadere (almeno sulla carta) nella banalità della rappresentazione drammatica; traendo ispirazione da vere testimonianze di vita di giovani disabili, dà forma a una storia tutta sua, permeandola di ottimismo e di fiducia nei macrovalori dell’amicizia e dell’amore. Noi siamo Francesco vorrebbe scavare nei sentimenti dei personaggi che ammiccano allo spettatore con un pizzico di complicità: si illude di farlo, ma non ci riesce, rivelandosi un'operina televisiva, e ben consapevole dei propri limiti, principalmente derivati da una regia fin troppo elementare, che ricorre all'empatia come facile via di fuga per salvare le apparenze. L'argomento di base, comunque, è trattato in modo semplice e sincero, ma non basta e sono davvero troppi i limiti per poterci passare sopra.
Dopo l’esordio al lungometraggio con il deludente Quell’estate (2008), Guendalina Zampagni si accosta al tema della disabilità con un approccio leggero, senza cadere (almeno sulla carta) nella banalità della rappresentazione drammatica; traendo ispirazione da vere testimonianze di vita di giovani disabili, dà forma a una storia tutta sua, permeandola di ottimismo e di fiducia nei macrovalori dell’amicizia e dell’amore. Noi siamo Francesco vorrebbe scavare nei sentimenti dei personaggi che ammiccano allo spettatore con un pizzico di complicità: si illude di farlo, ma non ci riesce, rivelandosi un'operina televisiva, e ben consapevole dei propri limiti, principalmente derivati da una regia fin troppo elementare, che ricorre all'empatia come facile via di fuga per salvare le apparenze. L'argomento di base, comunque, è trattato in modo semplice e sincero, ma non basta e sono davvero troppi i limiti per poterci passare sopra.