Tutti gli uomini di Victoria
Victoria
Durata
95
Formato
Regista
Victoria Spick (Virginie Efira) è un avvocato penalista, separata e con due figlie a carico che vivono insieme a lei. A una festa di matrimonio incontra Vincent (Melvil Poupaud), conoscente di lungo corso, e Sam (Vincent Lacoste), spacciatore del quale Victoria incrociò il destino in passato difendono in una causa…
Commedia dal tocco insolito e peculiare, Tutti gli uomini di Victoria di Justine Triet è incentrato su una donna inquieta e sfaccettata, carica di un’irrequietezza psicologica che è colonna portante della sua personalità e del suo modo di stare al mondo. Tra paure e giochi di seduzione, tra situazioni volutamente enfatiche e un umorismo sottile discretamente virato al nero, il film si dipana toccando il rapporto di Victoria con due uomini diversi: la sessualità è un tema centrale del progetto, affrontato con piglio disinibito e modaiolo, forse fin troppo. Non c’è infatti una messa in discussione reale del tema, né una problematicità relazione particolarmente significativa, ma tutto si limita a un valzer di situazioni in linea con un impianto tanto sofisticato quanto sulfureo, tra incontri occasionali e situazioni di grana grossa che, come spesso accade in tanta commedia europea contemporanea, vedono protagonisti degli animali (qui uno scimpanzé e un cane dalmata). Gli attori sono però discretamente in palla e il gioco messo in campo dal film prende quota con buon brio nella parte centrale. Film d’apertura alla Semaine de la critique del Festival di Cannes 2016.
Commedia dal tocco insolito e peculiare, Tutti gli uomini di Victoria di Justine Triet è incentrato su una donna inquieta e sfaccettata, carica di un’irrequietezza psicologica che è colonna portante della sua personalità e del suo modo di stare al mondo. Tra paure e giochi di seduzione, tra situazioni volutamente enfatiche e un umorismo sottile discretamente virato al nero, il film si dipana toccando il rapporto di Victoria con due uomini diversi: la sessualità è un tema centrale del progetto, affrontato con piglio disinibito e modaiolo, forse fin troppo. Non c’è infatti una messa in discussione reale del tema, né una problematicità relazione particolarmente significativa, ma tutto si limita a un valzer di situazioni in linea con un impianto tanto sofisticato quanto sulfureo, tra incontri occasionali e situazioni di grana grossa che, come spesso accade in tanta commedia europea contemporanea, vedono protagonisti degli animali (qui uno scimpanzé e un cane dalmata). Gli attori sono però discretamente in palla e il gioco messo in campo dal film prende quota con buon brio nella parte centrale. Film d’apertura alla Semaine de la critique del Festival di Cannes 2016.