I 5 migliori film di Oliver Stone
28/03/2017

E’ uno degli ospiti principali del Lucca Film Festival & Europa Cinema di quest’anno, in programma dal 2 al 9 aprile, e per quest’anno abbiamo deciso di dedicare la nostra classifica settimanale a Oliver Stone.

Ecco i suoi 5 film più belli!

5° posto: Assassini nati – Natural Born Killers

Oliver Stone torna a mettere in primo piano il “tema della violenzaâ€. Questa volta, però, lo inserisce in un contesto quotidiano, perennemente a rischio di implosione, e ne costruisce una rappresentazione dal forte spessore cinematografico/cinefilo: lo stile crudo ed esplicito (presente in più sequenze dal taglio estremo) è distillato in un montaggio frenetico che impiega stili differenti, dall’animazione all’utilizzo di diversi formati (35 mm, 8 mm). Nell’insieme, l’opera colpisce e, anche grazie a una colonna sonora degna di nota (Bob Dylan, Patti Smith, Peter Gabriel), si presenta più come una sorta di concerto audiovisivo che come un “tradizionale†film sulla brutalità umana. La sceneggiatura è stata scritta proprio da Quentin Tarantino, il quale però, visti gli innumerevoli cambiamenti apportati da Stone e dai suoi co-sceneggiatori, decise addirittura di non essere citato nei credits.

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4° posto: Salvador

Salvador è un’opera solida e coinvolgente, che trasporta lo spettatore dentro lo scenario bellico grazie a una regia frenetica e visivamente delirante. Oltre che nell’esprimere notevole talento visivo, la mano di Stone si nota nell’aspra denuncia che la pellicola muove contro Washington, spesso solidale con i regimi totalitari del Sud e del Centro America. James Woods è una garanzia e il film incalza sempre più lo spettatore col passare dei minuti, rendendolo partecipe dello sdegno e della rabbia provate dai protagonisti. A tratti Stone sembra lasciarsi un po’ trasportare, sacrificando una descrizione obiettiva a favore dell’esposizione ideologica, ma riesce a non scadere mai nella retorica o nel facile buonismo.

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3° posto: JFK – Un caso ancora aperto

Un profondo e sentito patriottismo nel delineare la storia del suo Paese è uno degli elementi cruciali nella filmografia di Oliver Stone. Con questo lavoro, il regista statunitense ha tratteggiato la cronaca americana per eccellenza, riuscendo nel difficile compito di ritrarre, anche se in maniera indiretta, la figura di un presidente divenuto un riferimento assoluto per la politica e la cultura dell’epoca. Attraverso un’indagine minuziosa (ma mai pedante), JFK – Un caso ancora aperto riesce ad appassionare anche chi non si sente direttamente coinvolto in una tragedia che ancora oggi riserva più di un punto oscuro. Il passo lento di taglio documentaristico ben si sposa a un’operazione di solenne rigore storico e filologico, grazie a un approccio obiettivo e privo di quegli eccessi enfatici che solitamente costituiscono i limiti della poetica di Stone.

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2° posto: Talk Radio

Tratto dal romanzo Talked to Death: the Life and Murder of Alan Berg scritto da Stephen Singular (qui in veste di co-sceneggiatore), Talk Radio è una delle migliori opere dirette da Oliver Stone in carriera e in assoluto uno dei lungometraggi più sottovalutati del cinema americano di fine anni Ottanta. L’impianto stilistico scelto da Stone rimanda molto al teatro, con sequenze girate in interni e piani di ripresa molto ravvicinati per sfruttare al meglio le capacità attoriali del protagonista (un Eric Bogosian in ottima forma): l’assetto formale del film, esasperando quest’aspetto, arriva ad assomigliare a quello di un thriller paranoico e viscerale, creando così un’atmosfera notturna, nervosa e malata che non abbandona mai lo spettatore.

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1° posto: Platoon

Nel rischioso compito di percorrere un terreno già più volte battuto con clamoroso successo in passato, Oliver Stone riesce a trovare una propria dimensione personale nell’affrontare gli orrori del Vietnam, incentrando il film sui conflitti interni tra i soldati americani piuttosto che sulle sequenze di pura azione. Il consueto approccio energico alla regia, mai più così pertinente, riesce a calare lo spettatore in un universo allucinato, sulla base di uno sguardo crudo e reale maturato durante l’esperienza dello stesso Stone come soldato nel territorio vietnamita. Film di alto impegno civile che ha come scopo primario quello di denunciare l’oscenità della guerra e la stupidità del genere umano, dimostrando come l’intolleranza e l’odio possano nascere da divergenze tra persone appartenenti alla stessa cultura, per semplice incapacità di conciliare le differenze individuali.
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