«L'attore che sono oggi è sicuramente il risultato delle mie esperienze passate, e non solo lavorative; anche se, più che altro, mi sento un miscuglio tra quello che sono realmente e quello che vorrei essere».
Stralunato, imprevedibile, poliedrico, ironico: William James Murray, più noto come Bill, ha fatto di una comicità personalissima e sotterraneamente malinconica il marchio inconfondibile della sua carriera. Interprete comico da manuale, certo, ma anche attore versatile con una spiccata propensione al dramma; nato artisticamente al Saturday Night Live, che gli procura la fama nel 1977, arriva al successo internazionale con Ghostbusters – Acchiappafantasmi per poi proseguire in un percorso che lo rende, tra le altre cose, attore feticcio di Wes Anderson. Il 21 settembre Bill Murray compie 71 anni: per celebrarlo, ecco una top 10 delle sue interpretazioni!
10) Jeff Slater in Tootsie (1982)

Scatenata commedia che usa come elemento comico il travestitismo (con tutti gli equivoci che ne seguono, soprattutto a livello sessuale) per riflettere sul concetto di contaminazione. La confusione di gender è sottesa a quella, ben più significativa, tra arte e vita, tra realtà e finzione, simbolizzata da una New York/palcoscenico che travalica teatri e set televisivi. Accanto all'istrionico Dustin Hoffman, un irresistibile Murray nei panni del coinquilino e aspirante drammaturgo Jeff: uno dei primi ruoli cinematografici di rilievo, che fa intravedere le potenzialità future.
9) Herman Blume di Rushmore (1998)

Si concretizza la cifra stilistica che renderà Wes Anderson un regista dall'estetica riconoscibilissima: dalla cura nella scelta di una specifica palette cromatica alla composizione delle inquadrature, fino all'attenzione data alla colonna sonora e al tratteggio di personaggi peculiari, sopra le righe e allo stesso tempo incredibilmente realistici. L'abilità del regista nel costruire personalità eccentriche si rende qui particolarmente evidente attraverso la figura antipatica di Max, creativo, sensibile e fragile, insicuro e arrogante, legato da un bizzarro ma solido rapporto a Mr. Blume (un grande Bill Murray), padre putativo, amico e rivale amoroso al contempo.
8) Bill Murray di Benvenuti a Zombieland (2009)

Brillante esordio cinematografico di Ruben Fleischer, Benvenuti a Zombieland è un'arguta commedia horror post-apocalittica che mischia sequenze gore, azione, ironia, elementi di road-movie e parentesi sentimentali, dando vita a un piccolo film di culto decisamente interessante. Bill Murray fa Bill Murray, regalando una memorabile sequenza in cui è travestito da zombie per poter giocare indisturbato a golf, pronto a mostrare Ghostbusters alla giovanissima Little Rock.
7) Frank Cross di S.O.S. fantasmi (1988)

Versione in salsa yuppie del celebre romanzo dickensiano, S.O.S. fantasmi cavalca l'onda del successo di Bill Murray come protagonista di Ghostbusters – Acchiappafantasmi (1984), come suggerito anche dal forzato titolo italiano che si discosta dall'originale Scrooged (diretto riferimento al personaggio del testo di Dickens). Commedia frizzante e piacevole ma non certo memorabile, si distingue però grazie alla performance di un Murray a briglia sciolta, avido direttore di un network tv destinato alla redenzione.
6) Raleigh St. Clair di I Tenenbaum (2001)

Wes Anderson traccia con fermezza le coordinate del suo cinema ed è proprio con I Tenenbaum che la sua filmografia trova un punto di riferimento preciso dal quale poi nasceranno i suoi progetti successivi, dettando toni e umori di una poetica originale e spiazzante come poche altre. La costruzione dei quadri e la fissità rassicurante e insieme straniante delle scenografie, i movimenti di macchina, i costumi, i colori e persino ogni canzone che incornicia le singole sequenze: tutto concorre al tratteggio di un film pieno di dolore, fatto di nevrosi taciute e di poetico disadattamento. Una galleria di personaggi indimenticabili: impossibile non citare il Raleigh St. Clair di Bill Murray, noioso neurologo e accademico sposato infelicemente alla problematica Margot/Gwyneth Paltrow.
5) Peter Venkman di Ghostbusters – Acchiappafantasmi (1984)

Al grido di «Who you gonna call?» Ivan Reitman dà la svolta alla propria carriera con una frizzante commedia sul paranormale, divenuta nel tempo vero e proprio cult. Supportato da attori provenienti dal Saturday Night Live, il regista dirige un cast ben amalgamato e dai molteplici meriti: a spiccare è il Peter Venkman di Bill Murray, irriverente e sboccato, che regala con candore i momenti più volgari e irresistibili di tutto il film («Venimmo, vedemmo e lo inculammo!»).
4) Phil Connors di Ricomincio da capo (1993)

Fanta-comedy scritta da Harold Ramis insieme a Danny Rubin con protagonista un Bill Murray all'apice della forma, Ricomincio da capo si lascia vedere e rivedere, come l'eterno giorno vissuto dal protagonista, senza mai stancare. Se il messaggio di fondo (mettere da parte l'egoismo e migliorarsi per trovare amore e felicità) può risultare un po' scontato e buonista, non mancano momenti di autentica satira caustica; e Murray, con la sua espressione stralunata e vagamente annoiata, è perfetto nel ruolo dell'arrogante meteorologo Phil Connors, con il ripetersi ossessivo di I've got you babe di Sonny e Cher a scandire i suoi risvegli destinato a rimanere nella mente dello spettatore.
3) Bunny Breckinridge di Ed Wood (1994)

Vero e proprio atto d'amore nei confronti di un cinema di “serie z”, rozzo, artigianale ma profondamente genuino: Tim Burton si concentra sulla lavorazione dei film più celebri e sgangherati del bizzarro regista Edward D. Wood Jr., universalmente considerato come il peggiore in assoluto della storia della settima arte, da Glen or Glenda (1953) al famoso Plan 9 from Outer Space (1959), e sul suo rapporto con la cosiddetta “corte dei miracoli”: corte nella quale presenzia Murray alias Bunny Breckinridge, attore statunitense noto soprattutto per la sua amicizia e collaborazione con Wood.
2) Bob Harris di Lost in Translation – L'amore tradotto (2003)

Il secondo lungometraggio di Sofia Coppola è una delicata pellicola che naviga tra sentimenti inesprimibili, mettendo in scena il casuale incontro di due solitudini in balìa di una realtà che sentono sempre più distante. Un film di grande atmosfera, calata in un clima di sospensione, dove la parola è subordinata all'immagine, come suggerisce l'intima confessione segreta durante l'abbraccio finale: tenero, ironico, intelligente. Straordinario Bill Murray, apatico e disilluso attore americano ridotto a fare spot pubblicitari e comparsate in TV, candidato a un Oscar e vincitore di un Golden Globe.
1) Don Johnston di Broken Flowers (2005)

Road movie esistenziale sul vuoto pneumatico di un personaggio che sembra aver smarrito l'entusiasmo dei suoi anni migliori e che ci appare, nella sua disarmante semplicità e nel suo ostinato male di vivere, un uomo incredibilmente normale. Broken Flowers è l'ennesimo saggio registico di Jim Jarmusch, che ci dimostra cosa voglia dire far dialogare la malinconia e come instaurare un equilibrio eccellente tra la tristezza del protagonista e i luoghi che attraversa, in un film realizzato con la totale assenza di scene madri. Bill Murray è a dir poco geniale nella sua recitazione fatta di espressioni smozzicate e smorfie laconiche e la sua interpretazione, collocata a una ridottissima distanza temporale da Lost in translation, lo conferma il miglior attore possibile per catturare il candido abbattimento di un personaggio del quale il mondo sembra essersi dimenticato.
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