Caramelle: il sapore dolceamaro dei legami familiari
28/02/2023
A un mese dagli Academy Awards si parla di tante candidature, ma quasi mai di quella ai migliori cortometraggi animati (Academy Award for Best Animated Short Film). Non è candidato, purtroppo, ma vi portiamo oggi alla scoperta di un corto italiano di animazione: Caramelle (2022) dei fratelli Matteo, Marianna e Camilla Panebarco (e originale We Short), un film capace di conquistare gli spettatori alla ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma, aggiudicandosi il Premio del Pubblico come miglior cortometraggio. Non si può, d’altro canto, rimanere indifferenti di fronte a una vicenda familiare tanto tenera, delicata e toccante (a cui si aggiunge un simpatico tocco surreale), tratta da una storia vera, che coinvolge il legame fra tre generazioni.


Lucia si reca nel cimitero dove riposano i fratelli Russolo: Luigi, suo padre, e il fratello Renzo. La metà della tomba di famiglia in cui giace Renzo viene pulita con cura dall’anziana moglie, che spazzando via le foglie autunnali le accumula deliberatamente nella metà dedicata a Luigi. Quando Lucia giunge a destinazione, incrocia la vedova mentre se ne sta andando a bordo della sua auto e la saluta, ma riceve in risposta solo una brusca sterzata che per poco non la sfiora. Quello è solo il primo dei dispetti che seguiranno da parte della signora, la quale sfortunatamente abita nello stesso edificio di Lucia. Rimuovendo le foglie dalla fotografia del padre, la ragazza nota la carta di una caramella al gusto fragola appiccicata al vetro e il pensiero le torna alla vedova, che stava masticando proprio una gomma di colore rosa. L’episodio si ripete, così Lucia decide di seguire la scontrosa zia per coglierla in flagrante, ma la realtà è ben lontana dai suoi sospetti...

Il corto è stato realizzato utilizzando la tecnica d'animazione 3D, ma gli scorci di Ravenna (dove i tre fratelli Panebarco sono nati e cresciuti) che fanno da sfondo alla vicenda sono stati interamente ripresi dal vivo. Ma non si tratta delle piazze pittoresche, dei maestosi monumenti o dei coloratissimi mosaici per cui la città è internazionalmente apprezzata: è una periferia avvolta dalla nebbia quella che viene scelta dai registi. «Ciò è servito per mettere in risalto la plumbea realtà post-pandemica» spiega Marianna Panebarco in un’intervista. «La protagonista ha perso il lavoro ed è economicamente alle strette, a tutto ciò si somma la scomparsa recente del padre. Insomma, il grigio è un po’ metafora della sua anima.»

In effetti il canale radio su cui Lucia è sintonizzata mentre guida verso il cimitero, più precisamente mentre aspetta il passaggio di un treno, ci informa che le misure anti-COVID si stanno riducendo, ma la disoccupazione è in aumento e il caro bollette inesorabile, tant’è che persino il suono insistente dello stop al segnale rosso del passaggio a livello sembra chiedere con urgenza alla crisi di allentare la sua morsa d’acciaio. 


Caramelle, regia di Matteo Panebarco, è una produzione Panebarco in associazione con Mediterraneo Cinematografica per una WeShort Originals. Una distribuzione Prem1ere film. Il film è sostenuto dalla Regione Emilia Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission, dal Ministero della Cultura e dal Comune di Ravenna.

Il mondo intorno alla povera Lucia sembra esserle improvvisamente ostile: alle difficoltà economiche, alla dolorosa perdita e a un’automobile che sta cadendo a pezzi come lei si aggiunge l’inimicizia della vedova Russolo. Non ci è dato conoscerne l’origine, ma la crepa sulla lapide che divide i due defunti fratelli (così diversi tra loro, uno dall’aria austera e l’altro sorridente – che le loro divergenze caratteriali li abbiano allontanati?) indica che la frattura tra le due famiglie è ormai profonda. Ma basta qualcosa di semplice e genuino a sanarla: teneri ricordi in formato zucchero.

Non può non saltare immediatamente all’occhio la somiglianza tra i personaggi di questa piccola gemma e quelli di Tim Burton: i grandi occhi rotondi, gli arti affusolati e le carnagioni di un pallore quasi spettrale sono inconfondibili. È la stessa Marianna ad ammettere l’amore dei fratelli Panebarco per La sposa cadavere, così come per Coco della Pixar: entrambi i film ruotano proprio attorno al rapporto tra il mondo dei vivi e quello dei defunti, due realtà che, grazie ai (o per colpa dei) legami di sangue o d’amore, coesistono come se non fossero affatto separate. Un tema affrontato in precedenza anche da lungometraggi in live action come Casper (1995) di Brad Silberling. 

A cura di Melissa Marsili

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