Cinque film che hanno raccontato il disastro nucleare di Fukushima
11/03/2021
Il più forte terremoto mai registrato in Giappone si sviluppò al largo della costa orientale del paese, alla centrale nucleare di Fukushima, quando erano le 14.46 dell’11 marzo 2011, dieci anni fa (la scossa di magnitudo 9.1 aveva avuto epicentro a 97 chilometri di distanza dalla centrale). Le reazioni di fissione nucleare si bloccarono e allo stesso tempo si attivarono i generatori di emergenza per raffreddare i reattori. Un'ora dopo arrivò un'onda di più di 14 metri che generò un evento catastrofico paragonabile solo a quanto avvenuto a Chernobyl venticinque anni prima. Ovviamente anche il cinema, nell'ultimo decennio, si è fatto carico in alcune occasioni di raccontare quest'evento tragico.
HIMIZU (Sion Sono, 2011)

Il quindicenne Sumida (ShĹta Sometani), che regge sulle sue spalle un'agenzia di noleggio di barche, ha un rapporto conflittuale con la madre (Makiko Watanabe) e con il padre (Ken Mitsuishi) che lo tortura psicologicamente. La compagna di classe Keiko (Fumi NikaidĹ), innamorata di lui, e i senzatetto scappati da Fukushima, che vivono vicino a casa sua, tentano disperatamente di aiutarlo a uscire da una situazione di crescente tensione. Tratto dall'omonimo manga di Minoru Furuya, di cui stravolge in toto la struttura narrativa. Concentrandosi su una storia d'amore conflittuale che, sulla carta, era molto più lineare, e aggiungendo alla sceneggiatura riferimenti espliciti al disastro nucleare di Fukushima, Himizu (ovvero “talpa”) è tra i migliori film di Sion Sono, un dramma adolescenziale commovente e destabilizzante sul futuro, sulla violenza del moderno e sulla paura del degrado psicofisico e sociologico in un presente disperato.
THE LAND OF HOPE (Sion Sono, 2012)

Drammatiche vicende e preoccupazioni della famiglia Ono, sconvolta da una catastrofe nucleare causata da un terremoto in una zona industriale giapponese. Gli abitanti vengono fatti evacuare, ma non gli Ono la cui casa si trova immediatamente al di fuori del raggio dei 20 km considerati a rischio di radiazioni. Starà a loro decidere se fidarsi delle autorità oppure abbandonare la propria abitazione. Il film più convenzionale, realistico e privo di eccessi di Sion Sono, ma anche una delle opere migliori di un autore giapponese solitamente sopra le righe, che si è ritrovato spesso a intrecciare senza soluzione di continuità postmodernismo in odor di parodia, epica senza tempo, metacinema isterico e potente dramma psicologico spinto fino alle soglie dell'orrore puro. Il dramma sociale The Land of Hope, influenzato dagli eventi di Fukushima che avevano già avuto un impatto e un'influenza non indifferenti sul precedente Himizu, è un intensissimo ritratto all'insegna della paranoia e di un disagio modernissimo e tragico, un sentimento che quando finisce nelle mani degli americani viene affrontato dal cinema hollywoodiano con molta meno intimità e umanità.
FUKUSHIMA: A NUCLEAR STORY (Matteo Gagliardi, 2015)

A distanza di cinque anni dal terribile incidente di Fukushima, un giornalista italiano ci conduce all’interno della tragedia giapponese, grazie a immagini sorprendenti e interviste agli abitanti e alle autorità delle zone colpite. Frutto di un lavoro di circa quattro anni, Fukushima: A Nuclear Story è un documentario d’inchiesta lineare e divulgativo, capace di illustrare con la dovuta attenzione anche i passaggi più complessi di uno tra i fatti di cronaca più gravi degli ultimi anni. Avvalendosi di un budget significativo, Matteo Gagliardi impiega intelligentemente molte delle sue energie per ricostruire i fatti in maniera chiara ed elementare, grazie all’utilizzo di grafiche animate e commenti fuori campo capaci di condurre il pubblico meno esperto sino al cuore della vicenda senza confonderlo con tecnicismi spinosi o passaggi frettolosi.
SHIN GODZILLA (Hideaki Anno, Shinji Higuchi, 2016)

Shin Godzilla, anche noto con il titolo internazionale Godzilla Resurgence, è scritto da Hideaki Anno, che ne ha curato anche la regia assieme a Shinji Higuchi, a sua volta realizzatore degli effetti speciali del film. Il film è la trentunesima pellicola della saga di Godzilla e la ventinovesima prodotta dalla Toho Company, dodici anni dopo Godzilla: Final Wars, ed è uscito in Giappone il 29 luglio 2016. A differenza delle precedenti produzioni della Toho, non è un seguito del film originale del 1954, bensì un reboot, in cui vengono reinventate le origini di Godzilla nel Giappone moderno. Mentre il Godzilla originale era stato concepito come metafora dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, il nuovo Godzilla trae ispirazione dal disastro di Fukushima Dai-ichie dal terremoto di Sendai e del TĹhoku del 2011. Molti critici hanno notato somiglianze con quegli eventi: Mark Schilling del Japan Times ha scritto ad esempio che Godzilla serve "come uno tsunami ambulatorio, un terremoto e un reattore nucleare, lasciando sulla sua scia contaminazione radioattiva".
FUKUSHIMA 50 (SetsurĹ Wakamatsu, 2020)

Il titolo di questo recente film con Ken Watanabe e Koichi Sato fa riferimento allo pseudonimo dato dai media in lingua inglese a un gruppo di dipendenti della centrale nucleare di Fukushima Daiichi: questo gruppo di dipendenti della centrale dovettero far fronte alle esplosioni ed al crollo dei reattori nucleari in seguito al terremoto e maremoto del TĹhoku del 2011. Il film è basato sul libro di saggistica di Ryusho Kadota, intitolato On the Brink: The Inside Story of Fukushima Daiichi, ed è il primo film giapponese a rappresentare direttamente il disastro.
HIMIZU (Sion Sono, 2011)

Il quindicenne Sumida (ShĹta Sometani), che regge sulle sue spalle un'agenzia di noleggio di barche, ha un rapporto conflittuale con la madre (Makiko Watanabe) e con il padre (Ken Mitsuishi) che lo tortura psicologicamente. La compagna di classe Keiko (Fumi NikaidĹ), innamorata di lui, e i senzatetto scappati da Fukushima, che vivono vicino a casa sua, tentano disperatamente di aiutarlo a uscire da una situazione di crescente tensione. Tratto dall'omonimo manga di Minoru Furuya, di cui stravolge in toto la struttura narrativa. Concentrandosi su una storia d'amore conflittuale che, sulla carta, era molto più lineare, e aggiungendo alla sceneggiatura riferimenti espliciti al disastro nucleare di Fukushima, Himizu (ovvero “talpa”) è tra i migliori film di Sion Sono, un dramma adolescenziale commovente e destabilizzante sul futuro, sulla violenza del moderno e sulla paura del degrado psicofisico e sociologico in un presente disperato.
THE LAND OF HOPE (Sion Sono, 2012)

Drammatiche vicende e preoccupazioni della famiglia Ono, sconvolta da una catastrofe nucleare causata da un terremoto in una zona industriale giapponese. Gli abitanti vengono fatti evacuare, ma non gli Ono la cui casa si trova immediatamente al di fuori del raggio dei 20 km considerati a rischio di radiazioni. Starà a loro decidere se fidarsi delle autorità oppure abbandonare la propria abitazione. Il film più convenzionale, realistico e privo di eccessi di Sion Sono, ma anche una delle opere migliori di un autore giapponese solitamente sopra le righe, che si è ritrovato spesso a intrecciare senza soluzione di continuità postmodernismo in odor di parodia, epica senza tempo, metacinema isterico e potente dramma psicologico spinto fino alle soglie dell'orrore puro. Il dramma sociale The Land of Hope, influenzato dagli eventi di Fukushima che avevano già avuto un impatto e un'influenza non indifferenti sul precedente Himizu, è un intensissimo ritratto all'insegna della paranoia e di un disagio modernissimo e tragico, un sentimento che quando finisce nelle mani degli americani viene affrontato dal cinema hollywoodiano con molta meno intimità e umanità.
FUKUSHIMA: A NUCLEAR STORY (Matteo Gagliardi, 2015)

A distanza di cinque anni dal terribile incidente di Fukushima, un giornalista italiano ci conduce all’interno della tragedia giapponese, grazie a immagini sorprendenti e interviste agli abitanti e alle autorità delle zone colpite. Frutto di un lavoro di circa quattro anni, Fukushima: A Nuclear Story è un documentario d’inchiesta lineare e divulgativo, capace di illustrare con la dovuta attenzione anche i passaggi più complessi di uno tra i fatti di cronaca più gravi degli ultimi anni. Avvalendosi di un budget significativo, Matteo Gagliardi impiega intelligentemente molte delle sue energie per ricostruire i fatti in maniera chiara ed elementare, grazie all’utilizzo di grafiche animate e commenti fuori campo capaci di condurre il pubblico meno esperto sino al cuore della vicenda senza confonderlo con tecnicismi spinosi o passaggi frettolosi.
SHIN GODZILLA (Hideaki Anno, Shinji Higuchi, 2016)

Shin Godzilla, anche noto con il titolo internazionale Godzilla Resurgence, è scritto da Hideaki Anno, che ne ha curato anche la regia assieme a Shinji Higuchi, a sua volta realizzatore degli effetti speciali del film. Il film è la trentunesima pellicola della saga di Godzilla e la ventinovesima prodotta dalla Toho Company, dodici anni dopo Godzilla: Final Wars, ed è uscito in Giappone il 29 luglio 2016. A differenza delle precedenti produzioni della Toho, non è un seguito del film originale del 1954, bensì un reboot, in cui vengono reinventate le origini di Godzilla nel Giappone moderno. Mentre il Godzilla originale era stato concepito come metafora dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, il nuovo Godzilla trae ispirazione dal disastro di Fukushima Dai-ichie dal terremoto di Sendai e del TĹhoku del 2011. Molti critici hanno notato somiglianze con quegli eventi: Mark Schilling del Japan Times ha scritto ad esempio che Godzilla serve "come uno tsunami ambulatorio, un terremoto e un reattore nucleare, lasciando sulla sua scia contaminazione radioattiva".
FUKUSHIMA 50 (SetsurĹ Wakamatsu, 2020)

Il titolo di questo recente film con Ken Watanabe e Koichi Sato fa riferimento allo pseudonimo dato dai media in lingua inglese a un gruppo di dipendenti della centrale nucleare di Fukushima Daiichi: questo gruppo di dipendenti della centrale dovettero far fronte alle esplosioni ed al crollo dei reattori nucleari in seguito al terremoto e maremoto del TĹhoku del 2011. Il film è basato sul libro di saggistica di Ryusho Kadota, intitolato On the Brink: The Inside Story of Fukushima Daiichi, ed è il primo film giapponese a rappresentare direttamente il disastro.