The Land of Hope
Kibō no kuni
2012
Paese
Giappone
Genere
Drammatico
Durata
133 min.
Formato
Colore
Regista
Sion Sono
Attori
Isao Natsuyagi
Megumi Kagurazaka
Jun Murakami
Naoko Ohtani
Yutaka Shimizu
Hikari Kajiwara
Drammatiche vicende e preoccupazioni della famiglia Ono, sconvolta da una catastrofe nucleare causata da un terremoto in una zona industriale giapponese. Gli abitanti vengono fatti evacuare, ma non gli Ono la cui casa si trova immediatamente al di fuori del raggio dei 20 km considerati a rischio di radiazioni. Starà a loro decidere se fidarsi delle autorità oppure abbandonare la propria abitazione. Il film più convenzionale, realistico e privo di eccessi di Sion Sono, ma anche una delle opere migliori di un autore giapponese solitamente sopra le righe, che si è ritrovato spesso a intrecciare senza soluzione di continuità postmodernismo in odor di parodia, epica senza tempo, metacinema isterico e potente dramma psicologico spinto fino alle soglie dell'orrore puro. Il dramma sociale The Land of Hope, influenzato dagli eventi di Fukushima che avevano già avuto un impatto e un'influenza non indifferenti sul precedente Himizu (2011), è un intensissimo ritratto all'insegna della paranoia e di un disagio modernissimo e tragico, un sentimento che quando finisce nelle mani degli americani viene affrontato dal cinema hollywoodiano con molta meno intimità e umanità. Il collasso del macrocosmo naturale del pianeta si riflette sul microcosmo attraverso la mediazione simbolica del collasso famigliare – rappresentato con una concretezza capace di destabilizzare e restituire lo stato caotico delle cose – e l'integrità dello stile del regista, magari maggiormente riconoscibile nelle parentesi più grottesche (come quelle dedicate alla follia del personaggio di Izumi), è vicina più che mai a un occhio naturalistico e analitico, capace di farsi portatore, allo stesso tempo, di una nostalgia esistenziale fuori dal comune e del desiderio di mostrare il dramma per quello che è, senza edulcorare o semplificare. Generando facilmente emozioni forti, ma senza volerle cavalcare in modo bieco, prevedibile e programmatico. Un film maturo, profondo, grave ma mai serioso, pienamente inscrivibile nel percorso di evoluzione espressiva del suo autore.
Maximal Interjector
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