Il cinema emozionale di Michael Mann tra pellicola e digitale
04/02/2021
Maestro del cinema d'azione, Michael Mann riesce a unire spettacolarità della messa in scena, profondità di sguardo e una continua innovazione stilistica. Autore che segna profondamente il cinema contemporaneo, fa propria la lezione di grandi maestri come John Huston e Jean-Pierre Melville, aggiornandola con una continua ricerca all'interno linguaggio filmico, in particolare nell'uso del digitale, di cui è un riferimento assoluto. All'inizio della carriera, lavora anche per la TV, avvicinandosi al genere action e poliziesco (scrive alcuni episodi di Starsky & Hutch e, soprattutto, produce la serie di culto Miami Vice per la NBC). Esordisce sul grande schermo con Strade violente (1981), noir metropolitano che definisce già a grandi linee le caratteristiche del suo cinema. I titoli fondamentali del primo periodo della sua produzione sono Manhunter – Frammenti di un omicidio (1986), straordinario thriller dalle atmosfere metafisiche, dove compare per la prima volta di personaggio di Hannibal Lecter (qui ribattezzato Lecktor), e, soprattutto, Heat – La sfida (1995), capolavoro del poliziesco noir contemporaneo. I tratti distintivi della sua poetica (ambientazione metropolitana, romanticismo, importanza dei sentimenti ed epicità del disegno complessivo) trovano qui pieno compimento. Al Pacino e Robert De Niro, protagonisti di un duello entrato nella storia del cinema, tornano qui a recitare insieme ventuno anni dopo aver condiviso la scena ne Il padrino – Parte II (1974) di Francis Ford Coppola. Collateral (2004), eccezionale neo-noir con Tom Cruise e Jamie Foxx, segna una svolta nella sua carriera: girato quasi interamente in digitale e ad alta definizione, il film diventa un modello imprescindibile per atmosfera e tecnica di realizzazione. Sulla stessa linea, con alcune significative variazioni atte a sperimentare nuove potenzialità espressive, realizza Miami Vice (2006), Nemico pubblico (Public Enemies, 2009) e Blackhat (2015).
In attesa di tornare a emozionarsi di fronte alle opere di Mann (la serie Tokyo Vice è in lavorazione e il biopic Enzo Ferrari è finalmente in pre-production), ecco la nostra classifica dei suoi 5 migliori film:
5) Nemico pubblico (2009)

Dopo Collateral (2004) e Miami Vice (2006), Michael Mann prosegue il suo percorso sperimentale di ricerca stilistica attraverso il digitale e lo fa rileggendo il gangster-movie in maniera originale e anticonvenzionale. Il suo John Dillinger (Johnny Depp) è un antieroe malinconico, condannato fin dall'inizio ma ugualmente spinto all'azione (coerente quindi con la poetica manniana), consapevole di una sconfitta che non si può eludere e che accomuna tutti i personaggi. Ma il pessimismo di fondo non è mai nichilista e senza speranza, tanto più che la storia d'amore tra Dillinger e Billie (Marion Cotillard) incarna il tessuto filosofico dell'intero film: due personaggi consapevoli di una felicità impossibile a lungo termine ma non per questo scoraggiati e anzi disposti a godere a pieno del loro limitato tempo insieme, incuranti del destino che li attende. Notevole e, come sempre, particolarmente inventiva la regia capace di regalare diverse scene d'antologia.
4) Miami Vice (2006)

Michael Mann porta sul grande schermo il celebre serial degli anni '80 (di cui era uno degli autori e produttori), riprendendo i personaggi e attualizzando ambienti e atmosfere. Non un remake o un semplice adattamento: la derivazione televisiva è poco più che un pretesto per proseguire la sperimentazione estetica legata al digitale HD già avviata con Collateral (2004) e fornire uno sguardo personalissimo e innovativo sulla contemporaneità. Adottando una narrazione complessa che sfrutta sottotracce e parallelismi interni, il regista utilizza prevalentemente il linguaggio visivo, grazie a una mirabile e mai banale costruzione delle inquadrature e a un utilizzo sempre sorprendente della macchina da presa, per raccontare la frammentarietà e la precarietà del presente. Anche l'apparente freddezza con cui vengono tratteggiati i personaggi e i loro rapporti interpersonali è in realtà funzionale alla descrizione di un mondo velato di malinconia e romanticismo inespresso e inesprimibile, in cui le conflittualità psicologiche e i sentimenti sono più propensi a implodere che non a manifestarsi apertamente. Straordinario l'apparato visivo che unisce suggestioni notturne a squarci lirici. Un'opera straniante, sfuggevole e adrenalinica, capace di osare al di là di ogni moda e convenzione. Eccezionale fotografia di Dion Beebe.
3) Manhunter – Frammenti di un omicidio (1986)

Primo adattamento del romanzo Il delitto della terza luna (ripubblicato coi titoli Drago Rosso prima e Red Dragon poi) di Thomas Harris e primo della serie dedicata al personaggio di Hannibal Lecter (in questo caso ribattezzato Lecktor e relegato a un ruolo secondario), il quarto lungometraggio di Michael Mann è un thriller ansiogeno dominato da una tensione acuta e costante, una sfida psicologica tra due menti instabili e ugualmente debilitate da lancinanti ossessioni. Il confine tra buoni e cattivi è assai labile e il regista americano evidenzia ambiguità e contraddizioni di ambedue le parti in causa, tratteggiando due personalità scisse e molto più speculari di quanto le norme del genere solitamente ammettano. Splendida la fotografia di Dante Spinotti che sembra penetrare nei reconditi meandri dell'animo umano e riprodurne visivamente gli aspetti più oscuri, spaventosi e inconfessabili. Uno dei neo-noir più belli e significativi degli anni '80. Magistrale.
2) Collateral (2004)

«Un uomo è morto in metropolitana e ci sono volute sei ore prima che qualcuno se ne accorgesse». Epopea metropolitana livida e appassionate e paradigmatico neo-noir che proietta un genere hollywoodiano classico in una nuova dimensione contemporanea. Calando la storia in una Los Angeles alienante, allucinata e dispersiva, abitata da individui apatici e indifferenti a tutto, attraverso riprese notturne in digitale impossibili in pellicola Mann riflette sulla valenza dei rapporti umani in una società fondamentalmente anaffettiva e sull'impossibilità di distinguere in maniera netta e inequivocabile il bene dal male. Un autentico manuale di eccellenza tecnica, in cui la straordinaria costruzione narrativa segue un costante crescendo di ritmo e tensione che raggiunge l'apice nell'ipercinetica mezz'ora finale. Tra tante sequenze memorabili, impossibile non citare la sparatoria in discoteca e l'omicidio nel jazz club. Eccellente l'ingrigito Tom Cruise nelle insolite vesti di villain. Un autentico classico contemporaneo, che segna in maniera indelebile il cinema del nuovo millennio.
1) Heat – La sfida (1995)

Prendendo spunto dal proprio film TV Sei solo, agente Vincent (1987), Michael Mann firma un noir epico e crepuscolare, storia di una caccia che coinvolge due uomini apparentemente antitetici tra loro ma legati da una curiosa simbiosi: la dedizione totale verso il proprio lavoro. Una vera e propria ossessione che porta a mettere in secondo piano tutto il resto, a partire dai legami affettivi. Vincent e Neill sono due uomini soli e solitari, professionisti intransigenti, perfezionisti e stoici, pressoché infallibili nell'adempiere il proprio dovere ma fondamentalmente inadatti alla vita, incapaci di relazionarsi col prossimo, dilaniati da un'angoscia interiore che li tiene sempre vigili e al contempo li aliena. Grande affresco sull'incomunicabilità emozionale, struggente, ammantato da un romanticismo utopico, sorretto da una narrazione superba che accumula personaggi e sottotrame ma riesce a gestire il tutto con mirabile coerenza, mantenendo tensione e ritmo sempre altissimi nonostante l'imponente durata. Lo stile fiammeggiante e fisico di Mann è qui al suo meglio, grazie a una regia essenziale, come sempre attentissima ai dettagli realistici e alla gestione dello spazio, nervosa e trascinante, capace di regalare diversi momenti indimenticabili come la sparatoria per la strada, il primo incontro tra Hanna e McCauley (un semplice campo-controcampo da brividi) o lo straordinario finale. Unico e indimenticabile.
In attesa di tornare a emozionarsi di fronte alle opere di Mann (la serie Tokyo Vice è in lavorazione e il biopic Enzo Ferrari è finalmente in pre-production), ecco la nostra classifica dei suoi 5 migliori film:
5) Nemico pubblico (2009)

Dopo Collateral (2004) e Miami Vice (2006), Michael Mann prosegue il suo percorso sperimentale di ricerca stilistica attraverso il digitale e lo fa rileggendo il gangster-movie in maniera originale e anticonvenzionale. Il suo John Dillinger (Johnny Depp) è un antieroe malinconico, condannato fin dall'inizio ma ugualmente spinto all'azione (coerente quindi con la poetica manniana), consapevole di una sconfitta che non si può eludere e che accomuna tutti i personaggi. Ma il pessimismo di fondo non è mai nichilista e senza speranza, tanto più che la storia d'amore tra Dillinger e Billie (Marion Cotillard) incarna il tessuto filosofico dell'intero film: due personaggi consapevoli di una felicità impossibile a lungo termine ma non per questo scoraggiati e anzi disposti a godere a pieno del loro limitato tempo insieme, incuranti del destino che li attende. Notevole e, come sempre, particolarmente inventiva la regia capace di regalare diverse scene d'antologia.
4) Miami Vice (2006)

Michael Mann porta sul grande schermo il celebre serial degli anni '80 (di cui era uno degli autori e produttori), riprendendo i personaggi e attualizzando ambienti e atmosfere. Non un remake o un semplice adattamento: la derivazione televisiva è poco più che un pretesto per proseguire la sperimentazione estetica legata al digitale HD già avviata con Collateral (2004) e fornire uno sguardo personalissimo e innovativo sulla contemporaneità. Adottando una narrazione complessa che sfrutta sottotracce e parallelismi interni, il regista utilizza prevalentemente il linguaggio visivo, grazie a una mirabile e mai banale costruzione delle inquadrature e a un utilizzo sempre sorprendente della macchina da presa, per raccontare la frammentarietà e la precarietà del presente. Anche l'apparente freddezza con cui vengono tratteggiati i personaggi e i loro rapporti interpersonali è in realtà funzionale alla descrizione di un mondo velato di malinconia e romanticismo inespresso e inesprimibile, in cui le conflittualità psicologiche e i sentimenti sono più propensi a implodere che non a manifestarsi apertamente. Straordinario l'apparato visivo che unisce suggestioni notturne a squarci lirici. Un'opera straniante, sfuggevole e adrenalinica, capace di osare al di là di ogni moda e convenzione. Eccezionale fotografia di Dion Beebe.
3) Manhunter – Frammenti di un omicidio (1986)

Primo adattamento del romanzo Il delitto della terza luna (ripubblicato coi titoli Drago Rosso prima e Red Dragon poi) di Thomas Harris e primo della serie dedicata al personaggio di Hannibal Lecter (in questo caso ribattezzato Lecktor e relegato a un ruolo secondario), il quarto lungometraggio di Michael Mann è un thriller ansiogeno dominato da una tensione acuta e costante, una sfida psicologica tra due menti instabili e ugualmente debilitate da lancinanti ossessioni. Il confine tra buoni e cattivi è assai labile e il regista americano evidenzia ambiguità e contraddizioni di ambedue le parti in causa, tratteggiando due personalità scisse e molto più speculari di quanto le norme del genere solitamente ammettano. Splendida la fotografia di Dante Spinotti che sembra penetrare nei reconditi meandri dell'animo umano e riprodurne visivamente gli aspetti più oscuri, spaventosi e inconfessabili. Uno dei neo-noir più belli e significativi degli anni '80. Magistrale.
2) Collateral (2004)

«Un uomo è morto in metropolitana e ci sono volute sei ore prima che qualcuno se ne accorgesse». Epopea metropolitana livida e appassionate e paradigmatico neo-noir che proietta un genere hollywoodiano classico in una nuova dimensione contemporanea. Calando la storia in una Los Angeles alienante, allucinata e dispersiva, abitata da individui apatici e indifferenti a tutto, attraverso riprese notturne in digitale impossibili in pellicola Mann riflette sulla valenza dei rapporti umani in una società fondamentalmente anaffettiva e sull'impossibilità di distinguere in maniera netta e inequivocabile il bene dal male. Un autentico manuale di eccellenza tecnica, in cui la straordinaria costruzione narrativa segue un costante crescendo di ritmo e tensione che raggiunge l'apice nell'ipercinetica mezz'ora finale. Tra tante sequenze memorabili, impossibile non citare la sparatoria in discoteca e l'omicidio nel jazz club. Eccellente l'ingrigito Tom Cruise nelle insolite vesti di villain. Un autentico classico contemporaneo, che segna in maniera indelebile il cinema del nuovo millennio.
1) Heat – La sfida (1995)

Prendendo spunto dal proprio film TV Sei solo, agente Vincent (1987), Michael Mann firma un noir epico e crepuscolare, storia di una caccia che coinvolge due uomini apparentemente antitetici tra loro ma legati da una curiosa simbiosi: la dedizione totale verso il proprio lavoro. Una vera e propria ossessione che porta a mettere in secondo piano tutto il resto, a partire dai legami affettivi. Vincent e Neill sono due uomini soli e solitari, professionisti intransigenti, perfezionisti e stoici, pressoché infallibili nell'adempiere il proprio dovere ma fondamentalmente inadatti alla vita, incapaci di relazionarsi col prossimo, dilaniati da un'angoscia interiore che li tiene sempre vigili e al contempo li aliena. Grande affresco sull'incomunicabilità emozionale, struggente, ammantato da un romanticismo utopico, sorretto da una narrazione superba che accumula personaggi e sottotrame ma riesce a gestire il tutto con mirabile coerenza, mantenendo tensione e ritmo sempre altissimi nonostante l'imponente durata. Lo stile fiammeggiante e fisico di Mann è qui al suo meglio, grazie a una regia essenziale, come sempre attentissima ai dettagli realistici e alla gestione dello spazio, nervosa e trascinante, capace di regalare diversi momenti indimenticabili come la sparatoria per la strada, il primo incontro tra Hanna e McCauley (un semplice campo-controcampo da brividi) o lo straordinario finale. Unico e indimenticabile.
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