Dopo mesi di chiusure, il mondo del cinema ha visto la riapertura delle sale di quasi in tutto il mondo. In occasione del via libera alle sale cinematografiche del Regno Unito, la rivista Empire ha pubblicato estratti degli articoli raccolti nel numero intitolato Greatest Cinema Moments Ever, in cui i grandi nomi di Hollywood hanno condiviso le esperienze più memorabili davanti al grande schermo.
In particolare, dopo Spielberg e Spike Lee, è stata la volta di James Cameron che ha ricordato uno dei momenti più spaventosi e uno dei più divertenti vissuti in sala da ragazzo.

Il momento più viscerale di reazione del pubblico che ricordo, dei miei primi anni di passione per il cinema, è il jump-scare di Gli occhi della notte (Wait Until Dark). Le persone possono continuare a parlare di Alien o Psycho, o di qualsiasi altro film per tutto il giorno, ma la scena che ricordo vividamente per quanto ha veramente fatto tremare l'intera sala è stata quando Alan Arkin, l'assassino - creduto morto dal pubblico - salta fuori dall'oscurità e afferra la caviglia di Audrey Hepburn. Certo, c'è una uso della musica, quasi fosse una puntura, che ora è molto comune: una singola energica suonata di corde di pianoforte che somigliava a una scossa elettrica lungo la colonna vertebrale.
Tutto il pubblico se l'è fatta sotto - sbattuto all'indietro sui sedili, urlando come ragazzine - me compreso. Era fisico, involontario, universale e perfettamente sincronizzato. È la prima volta che ho capito davvero il potere viscerale del cinema. Ero al Princess Theatre di Niagara Falls, in Canada, probabilmente nel 1968 - il film è uscito nel 1967, ma in Canada arrivò dopo - avevo 14 anni.
Certo, quando lo vedi ora sembra innocuo rispetto a tutto ciò che è stato fatto nel mezzo secolo successivo, anche se è ancora da ammirare per il modo in cui la tensione si avvolge silenziosamente sempre più forte fino al pungiglione. È interessante notare che ho visto il film un anno dopo al drive-in e ricordo chiaramente le urla soffocate provenienti da tutte le auto.
Per la serie “risate che farebbero crollare una casa”, posso ricordarne due di quel periodo, ma dallo stesso film: Butch Cassidy (Butch Cassidy e The Sundance Kid), scritto dal maestro William Goldman. Il primo momento arriva quando i protagonisti sono intrappolati su una scogliera con l'implacabile banda dell'Uomo con il cappello di paglia che si avvicina, e non hanno altra scelta che saltare a 30 metri di profondità in una rapida furiosa. Robert Redford non lo fa, ammettendo che non sa nuotare. Paul Newman getta indietro la testa e ride fragorosamente, poi dice: «Diavolo, la caduta probabilmente ti ucciderà!» E saltano insieme, urlando «Merdaaa» fino in fondo, con un’enorme risata.
Un altro momento dello stesso film: stanno rapinando un treno, facendo saltare in aria l’enorme cassaforte, e Newman dice a Redford: «Pensi di aver usato abbastanza [dinamite]?» - e poi l'intero vagone merci esplode in fiamme, lanciando due stuntman direttamente contro la telecamera in una raffica di schegge - di gran lunga la più spettacolare acrobazia esplosiva fatta fino a quel momento al cinema.
Stesso teatro, stessa città. Lo stesso giovane cervello impressionabile.
Da quel giorno ho riso di più nei cinema (dopo tre visioni c'è ancora una scena di “Borat” che non ho ancora visto per via delle lacrime agli occhi) - ma quella del 1969 è un bel ricordo.
Fonte: Empire