La mafia non è più quella di una volta: Franco Maresco ha parlato delle censure subite dalla Rai
18/07/2020
Il regista Franco Maresco ha tenuto stamattina a Palermo una conferenza stampa insieme al suo avvocato, l'ex Pm Antonio Ingroia, e alla fotografa Letizia Battaglia, protagonista de La mafia non è più quella di una volta, l'ultimo film del cineasta insignito, alla scorsa edizione della Mostra del cinema di Venezia, del premio speciale della giuria.

Maresco ha dichiarato di non aver digerito la decisione di Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, di togliere il logo dal film, rinnegando di fatto un film co-prodotto insieme a Rean Mazzone, storico produttore dei film di Ciprì e Maresco. "Alla cerimonia di premiazione di Venezia dello scorso anno, mentre Rai Cinema si congratulava per il premio a Luca Marinelli, protagonista del film Martin Eden di Pietro Marcello, avrebbe dovuto allo stesso tempo essere felice per un altro suo film, che era il nostro", asserisce Maresco a quasi un anno di distanza.

La genesi del film è la seguente: nel 2017, a 25 anni dalle stragi di Capaci e via D'Amelio, Franco Maresco decide di realizzare un nuovo film. Per farlo, trova impulso in un suo recente lavoro dedicato a Letizia Battaglia, la fotografa ottantenne che con i suoi scatti ha raccontato le guerre di mafia ed è stata definita dal New York Times una delle "undici donne che hanno segnato il nostro tempo". A Letizia, Maresco sente il bisogno di affiancare una figura proveniente dall'altra parte della barricata: Ciccio Mira, impresario di feste di piazza, già protagonista di Belluscone. Una storia siciliana (2014), di cui La mafia non è più quella di una volta è dunque una sorta di "seguito ideale", come ribadito stamattina in confererenza stampa dallo stesso Maresco. 

 "La Rai - afferma Maresco - ha ritenuto che il mio lavoro fosse irrispettoso nei confronti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per un paio di stravaganti aneddoti raccontati da Mira, e nonostante due tagli che abbiamo effettuato alla vigilia della proiezione a Venezia". Per Ingroia "Franco Maresco non vuole fare la guerra alla Rai, è la Rai che ha fatto la guerra a Franco Maresco", visto che ogni successivo passaggio televisivo al film è stato negato e la sua vita commerciale pertanto compromessa.

Domani il film sarà proiettato a all'ANM di Trapani, in occasione del ventottesimo anniversario della strage di Via D'Amelio in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino, e sempre da domani sarà visibile sulla piattaforma MioCinema per la rassegna Ridere è Cosa Nostra: per un mese, infatti, sulla suddetta piattaforma verranno ospitati proprio l'ultimo film di Maresco, che lo presenterà domani sera alle 20.30 in compagnia del critico e storico del cinema Emiliano Morreale, oltre al documentario del 1999 Enzo, domani a Palermo!, realizzato insieme all'ex sodale Ciprì, e a quello del 2016 La mia Battaglia - Franco Maresco incontra Letizia Battaglia, realizzato in occasione di una mostra della fotografa palermitana organizzata al Museo MAXXI di Roma. Potrebbe anche esserci la possibilità di vedere, in questa nuova sede, le scene tagliate dalla prima versione de La mafia non è più quella di una volta, ha detto Maresco.

Il film aveva già fatto discutere marginalmente a Venezia - passò l'ultimo giorno, con gli accreditati ormai parzialmente prossimi all'abbandono del Lido e con la testa solo al toto-Leone - per la sequenza animata (comunque tutt'altro che offensiva) dell'incidente tra la famiglia di Mira e i Mattarella in cui è presente anche un giovane Sergio, oggi Capo dello Stato. E per una frase di Letizia Battaglia, che si diceva perplessa, in una sequenza, per il silenzio del Colle sulla trattativa Stato-mafia. Mattarella aveva dichiarato, in reazione al film e in una nota istituzionale, che le sentenze non vanno commentate da parte da parte della Presidenza della Repubblica. Una polemica sterilissima, come spesso accade. In compenso apprendiamo ora da Maresco che gli fu chiesto anche di allungare il disegno delle braghe dei pantaloni del piccolo Mattarella, per evitare che apparissero troppo corte. 

Aggiunge ancora Maresco: "Devo molto alla Rai, faccio questo mestiere da trentacinque anni e se mi permetto di dire certe cose lo faccio in virtù della mia storia. Se penso a cosa è successo in questi mesi e ripenso a quello che facevamo in passato in Rai, quando andavano in onda le strisce di Cinico TV e alla libertà che avevamo, non c’è proprio paragone. Paolo Del Brocco è stato più realista del re, perché non è arrivata alcuna lettera di protesta dalla famiglia Mattarella. Chiediamo solo alla Rai di riconoscere questo film che è un suo figlio illegittimo"

In chisura di conferenza stampa, Maresco e Ingroia si sono detti pronti ad adire le vie legali, il regista si è rivolto direttamente a Mattarella ("Da garante della Costituzione, dica se la violazione dell’art.21 è compatibile con il ruolo della Rai") e ha chiesto ai colleghi registi, intellettuali, scrittori e giornalisti di far sentire la propria voce o comunque di prendere posizione sulla vicenda, pur essendo conscio che non ciò non accadrà. Parafrasando Cechov, ha chiosato prima di congedarsi: "L'ottimista è solo un pessimista male informato".

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