Le 5 migliori interpretazioni di Robert Pattinson
13/05/2021
Tra gli attori più interessanti e promettenti della sua generazione, Robert Pattinson è stato in grado di non restare imbrigliato nel ruolo del vampiro Edward di Twilight, film che gli ha dato la notorietà, e di dare un’importante sterzata alla sua carriera attoriale, allontanandosi pian piano da quel tipo di cinema prettamente commerciale che, di fatto, è stato per lui un trampolino di lancio. Nell’ultimo decennio il nome dell’attore è stato a più riprese accostato a progetti e opere di un certo spessore autoriale, dimostrazione di un certo acume e gusto nelle scelte dell’interprete londinese. In occasione del suo compleanno (13 maggio 1986), ecco i suoi cinque migliori ruoli!
COSMOPOLIS (2012) di David Cronenberg: primo grande salto di categoria dell’attore londinese che, dopo il successo planetario della Twilight Saga, si approccia a un cinema dal più ampio respiro intellettuale. Pattinson interpreta un giovane ed eccentrico miliardario che intraprende un viaggio surreale attraverso le strade di Manhattan. Il nostro apatico protagonista incarna il lato malato di un capitalismo imperante e il suo viaggio lo condurrà a comprendere l’importanza dell’anomalia in un mondo ossessionato da una simmetrica perfezione. Buona interpretazione dell’attore che viene promosso in questo suo primo affacciarsi al cinema autoriale.

MAPS TO THE STARS (2014) di David Cronenberg: seconda collaborazione fra il regista canadese e Pattinson, chiamato a interpretare uno chauffeur di Limousine, Jerome Fontana. L’autista, causa la sua professione, è a stretto contatto con le celebrità moderne e, se da un lato continua a cullare l’aspirazione di poter anche lui sfondare come attore, dall’altro è costretto a subire di riflesso il peso di una notorietà che corrode chiunque entri a contatto con questo universo marcescente. Pattinson conferma il suo stato di forma con una buona performance.

GOOD TIME (2017) di Josh e Ben Safdie: l’attore londinese interpreta Connie, ragazzo che, dopo un tentativo fallito di rapina a mano armata, intraprende un viaggio nella notte allo scopo di far evadere il fratello Nick, afflitto da problemi mentali. Azzeccatissima la caratterizzazione dei due fratelli, con un sorprendente Pattinson lontano anni luce dal ruolo da belloccio a cui ci aveva abituati.

HIGH LIFE (2018) di Claire Denis: la regista si aggrappa al personaggio di Robert Pattinson caricandogli il film sulle spalle e usando la sua silente atarassia per immergerci, progressivamente e inesorabilmente, in una sorta di giardino dell’Eden rovesciato, dove la creazione dell’uomo e i suoi tratti costitutivi assumono dei contorni sempre più inquietanti e lugubri, ben evidenziati da una messa in scena asettica e, dietro l’apparente superficie delle immagini, di notevole risonanza filosofica.

THE LIGHTHOUSE (2019) di Robert Eggers: Pattinson interpreta Ephraim che, insieme al collega Thomas (Willem Dafoe), è incaricato di sorvegliare e presidiare un faro in un’isola sperduta del New England. Gli unici due interpreti in scena si sottopongono a un impressionante tour de force attoriale che dà senso all'intera pellicola, sostenendo sulle loro spalle un kammerspiel dalla suggestiva atmosfera fatto di pulsioni animalesche, di liquidi organici e di gesti primitivi, che trova i suoi momenti migliori quando il rapporto tra personaggi e paesaggio fa esplodere ogni tensione sotterranea.

Simone Manciulli
COSMOPOLIS (2012) di David Cronenberg: primo grande salto di categoria dell’attore londinese che, dopo il successo planetario della Twilight Saga, si approccia a un cinema dal più ampio respiro intellettuale. Pattinson interpreta un giovane ed eccentrico miliardario che intraprende un viaggio surreale attraverso le strade di Manhattan. Il nostro apatico protagonista incarna il lato malato di un capitalismo imperante e il suo viaggio lo condurrà a comprendere l’importanza dell’anomalia in un mondo ossessionato da una simmetrica perfezione. Buona interpretazione dell’attore che viene promosso in questo suo primo affacciarsi al cinema autoriale.

MAPS TO THE STARS (2014) di David Cronenberg: seconda collaborazione fra il regista canadese e Pattinson, chiamato a interpretare uno chauffeur di Limousine, Jerome Fontana. L’autista, causa la sua professione, è a stretto contatto con le celebrità moderne e, se da un lato continua a cullare l’aspirazione di poter anche lui sfondare come attore, dall’altro è costretto a subire di riflesso il peso di una notorietà che corrode chiunque entri a contatto con questo universo marcescente. Pattinson conferma il suo stato di forma con una buona performance.

GOOD TIME (2017) di Josh e Ben Safdie: l’attore londinese interpreta Connie, ragazzo che, dopo un tentativo fallito di rapina a mano armata, intraprende un viaggio nella notte allo scopo di far evadere il fratello Nick, afflitto da problemi mentali. Azzeccatissima la caratterizzazione dei due fratelli, con un sorprendente Pattinson lontano anni luce dal ruolo da belloccio a cui ci aveva abituati.
HIGH LIFE (2018) di Claire Denis: la regista si aggrappa al personaggio di Robert Pattinson caricandogli il film sulle spalle e usando la sua silente atarassia per immergerci, progressivamente e inesorabilmente, in una sorta di giardino dell’Eden rovesciato, dove la creazione dell’uomo e i suoi tratti costitutivi assumono dei contorni sempre più inquietanti e lugubri, ben evidenziati da una messa in scena asettica e, dietro l’apparente superficie delle immagini, di notevole risonanza filosofica.

THE LIGHTHOUSE (2019) di Robert Eggers: Pattinson interpreta Ephraim che, insieme al collega Thomas (Willem Dafoe), è incaricato di sorvegliare e presidiare un faro in un’isola sperduta del New England. Gli unici due interpreti in scena si sottopongono a un impressionante tour de force attoriale che dà senso all'intera pellicola, sostenendo sulle loro spalle un kammerspiel dalla suggestiva atmosfera fatto di pulsioni animalesche, di liquidi organici e di gesti primitivi, che trova i suoi momenti migliori quando il rapporto tra personaggi e paesaggio fa esplodere ogni tensione sotterranea.

Simone Manciulli