High Life
High Life
2018
Timvision
Amazon Prime Video
Paesi
Gran Bretagna, Francia, Germania, Polonia, Usa
Genere
Fantascienza
Durata
113 min.
Formato
Colore
Regista
Claire Denis
Attori
Robert Pattinson
Juliette Binoche
André Benjamin
Mia Goth
Lars Eidinger
Agata Buzek
Claire Tran
In un’astronave sono prigionieri alcuni criminali che vengono adoperati per esperimenti medici. In questa zona franca, dispersa nell’ignoto spazio profondo, gli individui coinvolti, a cominciare da Monte (Robert Pattinson), sono sottoposti a un voto infrangibile di castità. A capo della struttura c’è la dottoressa Dibs (Juliette Binoche), incaricata di compiere delle ricerche sulla fertilità.

Prima opera in lingua inglese della celebrata autrice francese Claire Denis, High Life è un film di fantascienza dai contorni oscuri e radicali, che spinge ancora più avanti e verso nuovi, estremi orizzonti la riflessione della cineasta sui corpi e la sessualità. La prima mezz’ora del film, nel suo studiatissimo equilibrio di gesti e silenzi, chiarisce fin da subito la natura astratta e sospesa di un’operazione che usa la sci-fi per immortalare un’umanità derelitta, catapultata in uno spazio perturbante attraverso una notevole perizia formale e visiva. La Denis si aggrappa al personaggio di Robert Pattinson caricandogli il film sulle spalle e usando la sua silente atarassia per immergerci, progressivamente e inesorabilmente, in una sorta di giardino dell’Eden rovesciato, dove la creazione dell’uomo e i suoi tratti costitutivi assumono dei contorni sempre più inquietanti e lugubri, ben evidenziati da una messa in scena asettica e, dietro l’apparente superficie delle immagini, di notevole risonanza filosofica. Con queste premesse High Life finisce per interrogarsi sui lati più rimossi e oscuri del desiderio (un tema già affrontato dalla Denis in passato), sulle ricadute della componente cannibale dell’amore e su tutto ciò che vi gravita intorno: uno spaccato portato avanti attraverso uno scenario irreale e dalle chiare evidenze carcerarie, che non cerca in alcun modo la complicità e l’immedesimazione dello spettatore e lo spinge a interrogarsi senza mezzi termini sulla commistione tra sessualità e mortalità, sulle scorie di tale connubio e su ciò che, in chiave post-apocalittica, ne resta. L’impianto generale, dotato di grande coraggio, non teme di porsi in scia, alla sua maniera, alla lezione metaforica di Alien (1979) di Ridley Scott e nel finale guarda addirittura a 2001: Odissea nello spazio (1968) di Stanley Kubrick, con le dovute proporzioni ma anche con notevolissima ambizione. Memorabile la sequenza, palesemente cronenberghiana, dell’orgasmo sintetico con protagonista Juliette Binoche, il cui personaggio rappresenta al meglio l’operazione col suo coacervo di freddezza insondabile e tensioni manipolatorie.
Maximal Interjector
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