A Touch of Zen – La fanciulla cavaliere errante
Xia nu
1971
Paese
Taiwan
Genere
Avventura
Durata
200 min.
Formato
Colore
Regista
King Hu
Attori
Feng Hsu
Chun Shih
Ying Bai
Han Hsieh
Epoca Ming. Scappata dalle guardie del terribile eunuco Wei che hanno sterminato la sua famiglia, la bella Yang (Feng Hsu) trova rifugio in un piccolo villaggio di provincia. Qui verrà aiutata dal giovane pittore Ku (Chun Shih) che si è perdutamente innamorato di lei. Reduce dall'enorme successo commerciale di Dragon Inn (1967), il cinese King Hu realizza un ambizioso wuxiapian (film di cappa e spada) della durata di oltre tre ore, punto di non ritorno del genere e modello di ispirazione per svariati registi a venire, compresi i più recenti Ang Lee e Zhang Yimou, autori rispettivamente de La tigre e il dragone (2000) e La foresta dei pugnali volanti (2004). Liberamente tratto da Racconti straordinari dello studio Liao, una raccolta di novelle scritta da Pu Songling e pubblicata nel 1766 in piena epoca Qing, il film di King Hu è un'appassionante affresco epico che inizia come una divertente commedia soprannaturale, prosegue come un avvincente racconto di intrighi e vendette e finisce come una luminosa parabola buddista. Focalizzandosi di volta in volta su personaggi diversi (prima il pittore Ku, poi la spadaccina Yang e infine il monaco Abbot Hui), King Hu suddivide la pellicola in tre distinte sezioni narrative, differenti per ritmo, tono e registro ma accomunate da un'identica armonia compositiva. Se la prima parte è la più leggera e misteriosa e la seconda viene quasi interamente dedicata agli spettacolari combattimenti coreografici, nella terza il film rompe con la tradizione del genere attribuendo un ruolo di primo piano alla componente mistico-spirituale. Compimento perfetto di una pellicola che ha visto alternarsi dramma, avventura, azione e sentimento, il duello fra Hsu e Abbot Hui trascende la dimensione umana per assumere i tratti metafisici di uno scontro fra ordine e caos, menzogna e verità, in poche parole bene e male. Rilette come semplici tappe di un lungo cammino verso la perfezione spirituale, le vicende terrene di Ku e Yang vengono infine messe da parte e il film termina con un trionfante esempio di trasfigurazione mistica. Vincitore del Grand Prix Technique al Festival di Cannes 1975.
Maximal Interjector
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